13 settembre 2023

Volare nella fantasia e molto altro di Giorgio Giannoni

 
Scena finale del film Dunkirk (solo aereo) CLICCA

Questo post è dedicato a tutti coloro che, fin da ragazzi, hanno avuto negli occhi gli aerei della seconda guerra mondiale. Inserendo la bella foto che vedete sopra nella mia pagina facebook (un caccia Spitfire inglese del 1940), alcuni hanno mostrato interesse per un qualcosa che, solitamente, per noi italiani è abbastanza lontano. Ho deciso allora di dire qualcosa di più di un mondo che fin da ragazzino ha lasciato profondi segni nel sottoscritto.


E' indubbio che molti di noi hanno avuto per le mani i fumetti di Collana Eroica o di Guerra d'Eroi negli anni sessanta e, inevitabilmente, eravamo affascinati dalle battaglie e dai combattimenti contro i "cattivi" tedeschi e parteggiavamo per gli inglesi o gli americani. 




Ma le storie sul volo, soprattutto visto dalla parte degli inglesi, del loro fairplay, della loro sicurezza hanno lasciato al sottoscritto, assieme alla conoscenza dei loro velivoli, uno strascico psicologico coinvolgente e duraturo che andava al di là del parteggiare, almeno all'inizio della guerra, per il piccolo Davide inglese verso il perverso Golia tedesco. Erano ancora lontane le conoscenze del mondo reale che avrebbero, negli anni successivi, ridimensionato e ricomposto una certa parte di obiettività sul reale animo umano e le sue manifestazioni. Ma il lascito di quel periodo adolescenziale è rimasto; aumentato, in casa, da un paradosso che rendeva inevitabile parteggiare per gli alleati: un padre deportato dai tedeschi a 16 anni e l'interazione negli anni familiari con un uomo che, come nella sindrome di Stoccolma, ne aveva introitato alcuni tratti non condivisibili (comprese le frasi in  tedesco nei rimproveri a mio carico). Dunque, volavo nelle letture con gli Hurricane inglesi contro i Messerschmitt  tedeschi ma anche contro i fantasmi del ventennio paterni  o le giustificazioni sull'operato dei tedeschi mentre intorno a noi abbondavano libri sulla guerra. Solo molti anni dopo i tasselli si sono risistemati (non con mio padre che non ha mai vouto parlare, con noi, della sua esperienza e se ne è andato a cinquantadue anni, ne tantomeno con il mondo germanico o la Germania in particolare che non ho mai visitato) e mi è rimasto, di tutto ciò, la conoscenza di molte macchine volanti del tempo e la fascinazione dei combattimenti aerei sulla bassa Inghilterra. Mi permetto di sottolineare ai giovani padri, io che padre non sono stato, di parlare con i propri figli. Non sempre le cose si assestano e i voli di fantasia certe volte possono portare ad atterraggi disastrosi nella realtà.


Piloti di Hurricane in attesa della chiamata

La Battaglia d'Inghilterra fu un momento fatidico, come molti sanno, all'inizio della guerra che impedì a Hitler di invadere l'Inghilterra. Lo Spitfire che vedete nella foto d'apertura è proprio uno di quelli che combatterono dal 10 luglio al 30 ottobre del 1940 nei cieli azzurri dell'isola (sebbene, per conoscenza furono gli Hurricane-come quello nella foto in bianco e nero- la vera massa portante, la vera forza che colpì più duramente i "crucchi" volanti). C'è evidentemente un che di romantico che tendiamo a proiettare in coloro che combattono in minoranza contro l'invasore insolente e prevaricatore (basti pensare a Leonida e alle Termopili) ma dietro a tuttò ciò ci fu la sofferenza, la paura non solo l'epica o il romanticismo (i giovani piloti morivano come mosche, molti andavano in volo avendo bevuto per trovare il coraggio, molti erano impreparati per la rapidità con la quale si dovevano riempire i vuoti delle perdite, altri diventavano indisciplinati e nevrotici per lo stress) e la constatazione che, sebbene non si vedesse il sangue dell'arma bianca, era di morire in un lampo, crivellati dai proiettili o nei momenti dell'impatto sulle acque della Manica o appesi ai paracadute. Morirono 544 piloti inglesi e 2698 aviatori tedeschi tra piloti dei caccia e piloti, mitraglieri, marconisti, navigatori dei bombardieri. A loro è capitato di creare il mito a noi boomers solo di glorificarlo e l'oggi  a far volare i turisti negli spitfire biposto a Biggin Hill, la base più famosa della Battaglia.

Ma la Battaglia d'Inghilterra non si esaurì solo nel cielo, come leggerete. Vorrei allora segnalare, a tutti coloro che sono interessati, due libri. Il primo è un classico degli anni '70, La battaglia d'Inghilterra di Len Deighton, notissimo scrittore inglese, creatore del personaggio di Henry Palmer (basti ricordare il film Ipcress con Michael Caine tratto da suo libro). Testo traboccante di dati, di figure, di valutazioni, più adatto a chi veramente stravede per gli aereomobili considerati, le tattiche, le impensabili innovazioni, i confronti, ecc. 




La Battaglia d'Inghilterra ebbe un epilogo alla fine del 1940 con i bombardamenti su Londra (che continuarono poi anche successivamente nel 1941 per otto mesi e oltre, il cosidetto Blitz) che sono raccontati in uno splendido testo di fantascienza del 2010 di Connie Willis, diviso in due volumi Black out e All Clear. Può sembrare bizzarro affrontare un tema di questo livello sociale, sentimentale, politico in un testo di genere (ecco un classico esempio di libro ai confini della fantascienza dove senso, significato, non implausibiltà raggiungono la letteratura realista) ma occorre tenere conto che la Willis è una grande scrittrice pluripremiata e grande "specialista" nel tema dei viaggi del tempo (se non avete letto L'anno del contagio, fatelo, ne vale la pena). La descrizione dell'Inghilterra del 1940 è perfetta e partendo dalla fuga dell'esercito inglese a Dunkerque, vi troverete prima nella vivida e splendida campagna inglese (per poi spostarvi a Londra) dove gli storici del futuro, persi in quell'anno per un errore, condivideranno e impareranno come i loro compatrioti si sono comportati quotidianamente nel terrore continuo dei bombardamenti. E tutto diventerà relativo lungo il corso del tempo e si arriverà anche alla caduta delle V1, delle V2 e alla fine della guerra in uno spasmodico attorcigliarsi delle coordinate temporali e nella paura di cambiare il futuro con le proprie azioni. Un testo carico di pathos, di lacrime, di sentimenti, di dignità che, vista la lunghezza (512 pagine il primo, 656 pagine il secondo), l'argomento ostico ma affascinante e l'inusitata temporalità narrativa, occorre affrontare con molta calma e perseveranza. Buona lettura.



Oxford, Inghilterra 2060. Tre esperti di viaggi nel tempo si preparano a tornare in momenti diversi della Seconda guerra mondiale. La missione: osservare, da un punto di vista "sicuro", la vita quotidiana in un periodo storico critico. Quindi dall'evacuazione di Dunkerque agli orrori dei blitz su Londra. Peccato che qualcosa vada storto e gli osservatori si trovino intrappolati nel flusso della storia, costretti a partecipare agli eventi che determineranno un'intera epoca e tutto il nostro futuro.


Un'ultima cosa: Se oggi ho voluto dipingere la valenza romantica del piccolo Davide contro il grande Golia, un'altra volta racconterò invece l'altra metà del cielo, affascinante e terribile come questa, ovvero il piccolo Golia contro il grande Davide. Altra immensa epopea sulle ali, questa volta del Sol Levante. Sono due facce della stessa medaglia e anche a Pearl Harbor, alla fine, un'altra gioventù, sebbene per poco, gioì. Davide e Golia, da sempre, non si è mai capito veramente chi fossero.

Giorgio Giannoni

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