Premessa la mia totale indifferenza verso Bezos e futura consorte, provo ad avventurarmi all'interno del campo minato di coloro che pensano di avere tutto chiaro. Un'impresa risibile e velleitaria, un poco come Don Chisciotte e Sancio Panza nelle loro peripezie contro i mulini a vento.
Ovviamente l'incollerita indignazione pare sempre essere direttamente proporzionale a quello che viene considerato il superamento di un limite insuperabile. Quell'andare fuori scala, esagerare con arroganza e perdere il senso delle proporzioni e dunque scatenare l'irata risposta di un gruppo di attenzionati, i quali, solitamente, sorvegliano l'etere social pronti poi ai richiami della foresta e ai suoni dei corni di avvertimento. Non fraintendetemi, non sono diventato un gretto reazionario ma solo vorrei far notare quanto questa società neocapitalista ami avvinghiarsi su se stessa nel voler autogiudicarsi e autofustigarsi, perdendo di vista i termini della questione.
Dovremmo, io credo, in prima istanza, chiederci perchè debbano esistere personaggi come Bezos. Intendo, ovviamente, non parlare della sua vita personale quanto del fatto che un'attività di lavoro come la sua possa permettere al padrone (scusate il vecchio termine marxista) dei ricavi così stratosferici da poter permettersi di spendere trenta milioni di dollari in questo esagerato matrimonio. Se, nella tipologia di società che l'essere umano ha costruito su tutto il pianeta, si debba, per forza, avere diseguaglianze così marcate ed, appunto, fuori scala.
La domanda non è peregrina perchè prima di appendere striscioni o attivare la protesta per le calli di Venezia, occorrerebbe domandarsi perchè siamo arrivati a questi punti e soprattutto cosa abbiamo fatto perchè tali esagerazioni non dovessero esistere. Prendendo proprio Bezos come esempio, ci siamo mai chiesti perchè preferiamo, sempre e comunque e da già molto tempo, acquistare merci sulla Rete e non più nelle strade delle nostre città? Perchè abbiamo permesso che gli acquisti si centralizzassero sempre di più in pochi luoghi, abituandosi ad una omologazione di fondo e lasciando che le nostre attività locali chiudessero una dopo l'altra? Era logico pensare che in pochi avrebbero guadagnato cifre stratosferiche e nessuno pare aver voluto sottolinearlo, impegnati come eravamo, nella nuova caccia al tesoro per l'etere di Internet che, come la lampada magica di Aladino, prometteva oggetti sempre più diversi e sofisticati a prezzi stracciati. Dunque, molti sono stati complici di questo arricchimento, costruito proprio sull'inconscio senso di godimento del possedere qualcosa di più e meglio e nell'appagamento dei propri desideri più sentiti.
Ma badate, Bezos è solo una delle tante espressioni di potere economico che si aggirano nella jungla dell'economia globale, della finanza, dell'elettronica. Sono le persone che, per il loro acume e la loro furbizia, hanno saputo dirigere questa società verso la manipolazione popolare, verso lo sfruttamento, verso l'inaridimento sociale e politico delle comunità ma noi, novelli pinocchi borghesi e proletari, abbiamo seguito i lucignoli di prammatica per fare nostro questo nuovo paese dei balocchi dove, tutti, inevitabilmente razzoliamo e viviamo, allettati dal proprio inconscio verso ogni forma di adescamento.
Protestare e scendere in piazza è, in fin dei conti, molto facile ma rinunciare al santo graal del piacere, della voluttà, del divertimento diventà estremamente difficile. L'esagerazione della telefonia mobile, l'insensatezza dei social, la sniffata ricostituente, il turismo di massa ed altre ineffabili amenità di una vita capital-globalizzata fanno da supporto, da sostegno di base al conto in banca dei reucci globalizzati e sorreggono le estemporanee manifestazioni di potenza e di narcisismo di molti di loro, condensando la creazione di una società ampiamente non democratica, carica di sfruttamento e di sopraffazione, violenta e autoritaria quanto basta.
Basti pensare all'altro episodio dell'influencer (sic!) Rita De Crescenzo, che nel chiamare a raccolta migliaia di persone a Roccaraso, ha compiuto il medesimo cammino di Bezos (sebbene con qualche euro in meno di spesa) nel giustificare la stoltezza della società odierna rastrellando adepti da portare ad una inutile manifestazione di insensatezza e di esibizione. Eccessi, nella ricchezza più disinvolta o nella beceraggine più coatta, la spia di un modo di vivere che ha perso ogni remora, ogni equilibrio e della cui esistenza siamo tutti, chi più, chi meno responsabili, a cominciare dalla politica fino ad arrivare ai cittadini di ogni ceto.
Ho già avuto occasione, recentemente, di parlare di inconscio e di come questa nascosta parte della psiche dirime le nostre azioni. La struttura umana, derivando evolutivamente dai nostri predecessori animali, mantiene nella propria psiche spinte e pulsioni ancestrali che, in certi momenti della storia, debordano inevitabilmente, soprattutto quando, finiti i tempi di sofferenza e di strazio (magari dopo una guerra mondiale) e instaurata una visione più controllata e sobria, i cambiamenti politici, economici, sociali e tecnologici successivi alimentano nuovamente un periodo di esagerazione, dove il quotidiano si riveste di individualismo, di spreco, di prevaricazione, di consumismo. La visione più coscientemente progressista viene lentamente accantonata a scapito di una rivisitazione di stilemi più reazionari che, nel caso italiano, hanno dato origine ad una destra non più fascista, come il termine definiva la caratteristica del regime mussoliniano, ma comunque retriva, codina e reazionaria, ben decisa a difendere proprio la peggior visione neocapitalista con le sue estremizzazioni, le esacerbazioni securitarie, le manifestazioni più razziste e pacchiane che fanno da contorno alla sua guida politica.
Quanto accade nella cronaca è solo un'evidente riprova, una emersione folcloristica ma terribilmente reale, della presenza di un vulnus acritico, ignorante, incolto fino alla nausea che pervade, indissolubilmente strati di popolazione e di dirigenza politica assuefatti a questo stato di cose. L'esagerata esposizione mediatica su accadimenti di questo tipo, la morbosità continua su avvenimenti di cronaca nera, il ripetersi inesausto di trasmissioni su le cose più oscene e devastanti ci da la misura di un livello collettivo improntato solo al superlativo e al mistificante.
Ma drammatico è, purtroppo, vedere come anche la parte progressista abbia barattato la propria visione politica e sociale proprio con questa nuova proposizione capitalista. Anche a sinistra le sirene della globalizzazione e del neocapitalismo hanno fatto breccia nella psiche di questa parte politica, cittadini e politici, annacquando inevitabilmente quei principi costituzionali e quelle regole che proprio la maggior parte di loro avrebbe dovuto conservare, sia per contrastare la deriva conservatrice e reazionaria ma certamente per dare ancora un senso alla propria esistenza. Le anime politiche rimaste, litigiose e inadeguate, non sono in grado di esprimere una forma di un costruttivo contrasto democratico al sopravvenire della marea di destra e alle concezioni che essa esprime in questo nuovo millennio e anche i cittadini progressisti hanno ben pensato che godersi la vita e abbandonarsi ai desideri sia più importante che andare a votare.
Ecco perchè c'è chi sottolinea che con il matrimonio di Bezos ci troviamo in una nuova epoca feudale ed è dunque giusto che qualcuno, più attento e meno disposto al lavaggio del cervello, ne possa contestare , sebbene velleitariamente, la presenza ma la maggior parte delle persone e dei cittadini, obnubilati dai nuovi sistemi, dalla rete, dagli acquisti, dai desideri più nascosti non riescono a cogliere come questi personaggi abbiano edificato una nuova gestione delle nostre vite per poter profilare ancora meglio, conoscerci ed accontentarci per vendere con maggior profitto.
Come scrive Yanis Varoufakis, inventore del termine :" Il cloud capital, (la gestione sempre più pressante e precisa dei nostri dati, di ciò che siamo, che cosa vogliamo, a cosa ci interessiamo) ha ucciso i mercati e li ha sostituiti con una sorta di feudo digitale in cui non solo i proletari – i precari – ma anche i borghesi producono plusvalore per i capitalisti vassalli. Stanno producendo rendite. Stanno producendo la rendita del cloud, perché il feudo è ormai un feudo del cloud, per i proprietari del cloud capital".
Questa cecità di fondo si esplica in tanti modi. Perchè non si contesta con vera durezza altre esagerazioni, meno ricche ma nondimeno terrificanti, come l'invasione di Venezia ( o di tante altre bellezze italiane) da parte di folle stravolte, capaci di aggirarsi per ogni dove, in spregio della minima decenza? Perchè si accettano, senza colpo ferire, anzi con la parossitica accettazione verso il godimento migliore, siano esse le vacanze intruppate, la corsa alle crociere, le droghe più pericolose, il vagabondare per le città d'arte, gli acquisti più inutili on line per tutto l'anno? L'inarrestabile crescita del gioco d'azzardo legale?
Io credo che tutto ciò sia irreveribile, proprio per il gioco mentale inconscio che sottende alla quotidianità del nostro presente. Il rifiuto sempre più grande verso il contenimento di ogni desiderio si riflette, oramai, sul pianeta intero. Cerchiamo disperatamente sempre di più, a scapito della salute, della nostra vita sociale e dell'ambiente dove viviamo. Non vogliamo scendere a compromessi sugli sprechi, sull'energia, sui mezzi di trasporto e non contenti balliamo, divertiti e comprensivi, nell'osservare i nostri sfruttatori raggiungere le vette massime di godimento personale, troppo interessati al contorno sfavillante ed invidiosi del lusso incredibile che viene dispensato per la massa ( il matrimonio di Jeff Bezos e Lauren Sanchez a Venezia ha generato grande attenzione mediatica, con circa 9,3 milioni di interazioni online, secondo Il Tempo. La cerimonia, che si è svolta all'Isola di San Giorgio, ha visto un forte interesse per i dettagli dell'evento, inclusi i costi stimati di oltre 6 milioni di dollari per fiori, location, abiti e catering, secondo Euronews.com.)
Possiamo protestare, certamente, ma finita la festa torniamo al nostro quotidiano dove, ad aspettarci c'è magari un lavoro da quattro soldi, un telefonino (vogliamo negarcelo?) con le sue app da schiacciare forsennatamente, whats app che ci connette (aiuto, come faccio senza), la spesa da fare al supermercato (inevitabile), un oggetto che devo assolutamente comprare in Rete (oltretutto non ci sono più negozi per acquistare qualcosa di decente nella provincia italiana) e tanti altri passaggi oramai obbligati nel contesto urbano come l'ineffabile sniffata (ci vuole, ovviamente per reggere questa società di m...), la prenotazione di un ristorante (dove vai senza prenotazione, la coda è il nuovo status symbol), stasera c'è la nuova serie in tv o la partita (senza l'abbonamento a Sky non sei nessuno, di cosa parli la mattina con i colleghi?). Dulcis in fundo il social di prammatica (fate voi quale) dove immergersi alla grande a seguire l'influencer di turno, a blaterare di cani e gatti e, ovviamente, il magnate di turno in bella mostra.
Bezos? ma chi è Bezos? Bezos siamo noi
Giorgio Giannoni
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