28 maggio 2025

L'ANCIENNE SARZANA-VIA PASQUALE BERGHINI: Un patriota ottocentesco dimenticato


 

La via dedicata a Pasquale Berghini, per la levatura del personaggio, sembrerebbe essere poca cosa come riconoscimento, nella sua collocazione fuori dal centro e tra i campi del sarzanese. Potrebbe essere una mia errata impressione ma, evidentemente, il Consiglio comunale del 22 dicembre 1868 ritenne sufficiente dedicare al patriota mazziniano della prima ora la via che, per quattrocento metri, si dirama dalla Via Cisa, all'Olmo, fino al cimitero.



Comunque sia, la storia ci insegna che Pasquale Berghini, avvocato, si diede molto da fare in quel secolo che vide la nascita del moderno Stato italiano, ma anche la sua opera come sindaco di Sarzana è stata meritevole per tutta una serie di inovazioni messe in atto come la costruzione del primo ponte di San Genesio sulla Magra, della stazione ferroviaria e ispirando la nascita del Caffè Gioberti in Piazza Vittorio Emanuele, scomparso oramai da tempo immemore.



Pasquale Berghini nacque a Sarzana il 16 maggio 1798 da una famiglia della classe nobiliare. Nel 1820 si laurea in legge all’università di Parma e nella città emiliana prende i primi contatti con gli ambienti patriottici clandestini, aderendo poi alla “Giovine Italia” di Mazzini di cui diviene fervido protagonista nella provincia ligure di Levante, di cui faceva parte Sarzana. I circoli mazziniani di Sarzana e di Lerici, sempre particolarmente attivi, furono fondati da lui.

Nel 1832 partecipa, recandosi di persona a Genova ed a Torino (con il pretesto di impegni della sua professione di avvocato), alla preparazione del fallito moto del 1833, ed il suo nome finisce nei registri della polizia segreta degli Stati Sardi. Nel giugno 1833 venne spiccato nei suoi confronti un mandato di cattura ed una carrozza della polizia venne mandata a Sarzana per prelevano. 


La lapide posta in Via Mascardi
sulla facciata della casa del Berghini,
all'angolo con l'inizio di Via dei Fondachi

Berghini riuscì però a fuggire in modo rocambolesco dalla sua casa di via Mascardi (proprio di fronte allo sbocco di via dei Fondachi), sembra raggiungendo dai tetti il vicino fossato del torrione San Francesco (certo non edificato a quel tempo!), e quindi passando il vicino confine dello stato estense.
L’episodio è narrato ampiamente, in forma romanzata, nel bel volumetto di Gino Di Rosa, “Alla scoperta della Spezia e provincia”, pubblicato da Canale stampatore nel 1957.

Riparato in terra straniera, Berghini venne condannato a morte in contumacia e poté rientrare in modo stabile in patria solo dopo il 1848, e l’amnistia concessa dal re Carlo Alberto in vista della prima guerra d’indipendenza.
Nei quindici anni di esilio, visse in Corsica, a Marsiglia (dove conobbe Garibaldi), a Parigi, a Bruxelles, a Londra, e per un certo tempo a Lucca, nella più liberale Toscana, dove collaborò alla vita pubblica.

Tornato infine a Sarzana, fondò un circolo di tendenza cattolico-liberale, avendo nel frattempo lasciato le posizioni mazziniane, ormai giudicate prive di effettivo sbocco politico, per avvicinarsi a quelle dell’abate Gioberti, illustre uomo politico piemontese che immaginava per l’Italia una federazione di Stati guidata dal papa.
A Sarzana (dove l’abate fu ospite due volte in casa sua), auspice Berghini venne aperto anche un “Caffè Gioberti”, dirimpetto al più progressista Caffè Costituzionale.




Alcune immagini del Caffè Gioberti
verso la fine dell'ottocento

Nelle elezioni del 1848, il Nostro Berghini venne eletto deputato per il collegio di Sarzana-Lerici.

Quando nel dicembre di quell’anno Gioberti stesso fu incaricato di formare il governo, egli offrì a Berghini un ministero, ma il sarzanese rifiutò. Gioberti ne prese atto a malincuore, ma affidò comunque al deputato della Lunigiana alcuni delicati incarichi, tra cui quello di prendere accordi con i governi democratici ancora in carica a Firenze ed a Roma, in vista della ripresa (poi fallita a Novara) della guerra contro gli austriaci.

Negli anni successivi, Berghini tornò stabilmente nella sua Sarzana, nella bella villa di Morano, presso Falcinello, e partecipò attivamente alla vita politica locale: fu sindaco dal 1869 al 1875.


Villa Berghini, riportata
nel Catalogo Generale dei Beni Culturali

Tra le opere da lui volute, la stazione ferroviaria, gli argini del torrente Calcandola e, soprattutto il primo ponte di San Genesio sulla Magra, in direzione di Lerici e di Spezia.

1863- La stazione di Sarzana in costruzione

La stazione di Sarzana appena terminata

1912-Il nuovo ponte sul Magra

Morì il 16 dicembre 1881 e volle essere sepolto a Falcinello.

Gli venne intitolata la strada che dalla località Olmo conduce al cimitero urbano.

Il busto di
Pasquale Berghini


Da "Società, economia, avvenimenti, personaggi di Sarzana" Volume II di Lamioni, Salviati, Gastardelli
Edito da Pubblica Assistenza "La Misericordia & Olmo" Sarzana e AISM - La Spezia



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