Del maiale non si butta via nulla.
(Proverbio)
Un articolo come questo potrebbe far riflettere molti (il sottoscritto per primo) sull'uso che facciamo della carne animale e del maiale in particolare.
Ho sempre pensato che l'evoluzione avesse permesso il funzionamento del "sistema" tramite un equilibrio vitale capace di stabilizzarsi tra le specie animali e vegetali ( per rimanere nel semplice) e che, inevitabilmente, il nutrirsi gli uni degli altri fosse un meccanismo intrinseco inevitabile. L'essere umano, appartiene alla natura come ogni altra cosa esistente e la sua capacità onnivora lo ha portato a cibarsi di altre specie più in basso nella scala evolutiva. Possiamo fare tutti i discorsi che vogliamo ma da quando il pensiero cosciente ha guidato l'uomo nel passaggio tra cacciatori/raccoglitori a sedentari/allevatori la quotidianità del sapiens è cambiata completamente, permettendo una migliore esistenza sul pianeta (almeno dal punto di vista alimentare). Il vero problema è però rappresentato dall netta vittoria evolutiva della nostra specie che da quel momento fatidico si è riprodotta in maniera vorticosa, occupando ogni angolo del pianeta e cominciando ad estremizzare ogni propria attività. Occorre riflettere su questa spinta distruttiva che ha le sue radici nel nostro inconscio animale, serbatoio ancestrale di pulsioni di godimento e di prevaricazione. Il piccolo barlume dell'intelligenza non è stato capace di arginare questa continua, deleteria spinta ad esagerare, a volere sempre di più, e dunque, nei millenni, l'espansione della specie è andata di pari passo con scelte sempre più forzate e amplificate mano a mano che il numero dei sapiens aumentava sempre di più. Oggi, nella rapacità di una globalità prevaricante e inarrestabile, occorre alimentare più di otto miliardi di persone e dunque è inevitabile che sulla Terra si allevino 1 miliardo e 300 milioni di bovini, 2 miliardi e 700 milioni di ovini e caprini, 1 miliardo di suini, 12 miliardi di polli e galline e altro pollame. Per rendere meglio l'idea: il 24% della superficie terrestre è occupato, direttamente o indirettamente, da bovini. Rimane evidente che occorrerebbe diminuire tale quantità per una serie di motivi contingenti, economicamente, sanitariamente ed ecologicamente validi, ma, almeno per il momento, visto l'ovvia impossibilità (legata anche al business o alle abitudini alimentari) di trovare reali alternative a livello mondiale, la situazione contingente impone che questa politica continui e non saranno certo le alternative vegetariane o vegane ad imporre un nuovo paradigma.
G.G.
Un po’ come noi: il maiale tra storia, scienza ed etica
di Anna Giulia Lupi da Scienza in Rete
Quando un giornalista serio decide di scrivere su un argomento, prima si documenta bene, e magari cerca anche di avere esperienze dirette. È quello che ha fatto Kristoffer Hatteland Endresen in Un po’ come noi. Storia naturale del maiale (e perché lo mangiamo) (Codice edizioni, 2024). Non si sa se avesse in mente in partenza di scrivere un saggio o se si sia fatto prendere la mano, ma ne è uscito un report sulla storia condivisa dell’essere umano e del maiale: cultura, civiltà, scienza, a 360 gradi; il maiale c’è sempre stato, in ogni epoca, e il libro spazia su tutti gli aspetti del percorso condiviso...
CONTINUA A LEGGERE L'ARTICOLO DALLE PAGINE DI SCIENZA IN RETE
Nessun commento:
Posta un commento