08 maggio 2025

I PENSIERI DI MONICA : La musica è il mio barometro emotivo


La musica è il mio barometro emotivo, il filtro attraverso il quale decido di vivere la giornata. Blues per i momenti di introspezione profonda, rock quando sento l’esigenza di energia pura, a volte country-ma non quello di Nashville- perché c'è un limite anche alla mia apertura mentale, ecc.


Ogni giorno scelgo ciò che mi fa stare bene, seguo il flusso delle mie sensazioni, questo il motivo per cui ignoro sistematicamente le proposte di Spotify, che continua a insistere nel suggerirmi brani fuori dalla mia sensibilità musicale. Lui tenta, io schivo. È un gioco che ormai abbiamo perfezionato, ma questa mattina mi sentivo in pace con il mondo, così, con generosità e spirito di esplorazione, ho deciso di premiare gli estenuanti sforzi della piattaforma lasciandole carta bianca. Incredibilmente, ha infilato pezzi stupendi, roba "di pancia", che scuote le viscere. Poi, tra una perla e l’altra, ecco il colpo di scena ( ettepareva che non ci provasse): When the Going Gets Tough di Billy Ocean colonna sonora di The jewel of the Nile. Un pezzo del 1985 che si ascoltava ovunque quando ero giovane e di belle speranze. All'epoca mi sembrava un mantra motivazionale. Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare. La vita è una guerra, una lotta continua. Solo chi resiste, chi combatte, chi non cede mai vince.

Di conseguenza, mi è tornato in mente un altro grande classico: “Only the Strong Survive”, (Jerry Butler 1968) un concetto simile, ma più drastico. Qui non si parla nemmeno di giocare, ma di pura selezione naturale: solo i forti rimangono in piedi, gli altri vengono spazzati via dal sistema, qui non c’è nemmeno il lusso della scelta. Non si parla di giocare, si parla di lotta per la sopravvivenza Se non sei forte, sei fuori. E mentre ascoltavo, mi sono chiesta: ma è davvero così? Certo, la determinazione è importante, ma davvero la vita è una gara in cui solo chi ha energia da vendere può sperare di non essere eliminato?
Viviamo in un mondo che glorifica la furbizia, il successo, la capacità di affrontare tutto con energia e determinazione. Ci viene detto che dobbiamo combattere, che dobbiamo resistere, che dobbiamo dimostrare di essere forti.
Ma se invece non lo fossimo? Se in certi momenti non avessimo voglia di "giocare"?
E chi non lo fa? Beh, pare che sia destinato a essere dimenticato in qualche angolo buio dell’esistenza.
La società sembra strutturata per premiare chi riesce a stare al passo, eliminando senza troppi complimenti chi fatica a reggere il ritmo. Se non sei abbastanza produttivo, abbastanza motivato, abbastanza pronto a "scendere in campo", vieni accantonato. Non lo dice apertamente, ma lo fa. E queste canzoni-questi inni alla forza e alla determinazione sono il perfetto manifesto di un sistema che esclude chi non rientra nei parametri del successo, ma ecco il punto: non tutti "giocano" alla stessa maniera, e non tutti "sopravvivono" con lo stesso modello di forza, perché il vero dilemma non è quando inizia il gioco, ma se vogliamo davvero giocarlo. E se la risposta è no, possiamo sempre scegliere di stare a bordo campo, osservare, respirare e aspettare il momento giusto per capire la nostra strategia.
Quanto tempo ed energie abbiamo sprecato in battaglie inutili, affanni superflui, lotte che non avevano senso?
Ci affanniamo, lottiamo, ci convinciamo che dobbiamo agire, mentre l’unica cosa da fare sarebbe proprio non fare . A volte ci si sfianca nuotando controcorrente, per poi essere travolti, quando in realtà sarebbe bastato aspettare che la tempesta passasse.
A volte basterebbe rimanere a galla; galleggiare significa non farsi trascinare nel vortice del "fare per forza", del "reagire per dovere". Significa prendere il tempo che serve, esistere senza dover dimostrare niente perché il gioco non inizia per forza quando qualcuno dice che deve iniziare, inizia quando siamo pronti.
Forse Billy Ocean aveva ragione. Forse Jerry Butler aveva ragione.
O forse nessuno dei due.
Perché la verità è che il gioco non esiste. Esiste solo la vita, e ognuno la affronta come può.
A volte si combatte, a volte si nuota, altre si affonda. E qualche volta, l’unica cosa che ci salva è smettere di opporsi e lasciarsi trasportare.

Preciso che il tutto è partito da un semplice suggerimento di Spotify, un brano capitato per caso in una domenica vocata al fancazzismo. Niente di più, eppure la riflessione è scattata e non ha alcuna pretesa. Esistono migliaia di pezzi e film che hanno esplorato lo stesso tema, ognuno con una sfumatura diversa,
ma addentrarsi in quei discorsi avrebbe significato infilarsi in una analisi molto più complessa e articolata e sinceramente, oggi non ho voglia di un viaggio così profondo nell’esistenzialismo.
Quindi eccomi qui, a tirare le mie conclusioni con leggerezza, inciampando nelle parole di Billy Ocean e Jerry Butler, mentre osservo la mia domenica scivolare placida nel nulla più totale.
Mi sono limitata a osservare quello che mi è capitato di ascoltare, senza cercare grandi verità.
Quindi, se avete voglia di farvi un’idea più ampia, qui sotto trovate una piccola playlist con alcuni brani e film che parlano di forza, resistenza e sopravvivenza. Buon ascolto e buona visione.

Gene Clark No other
Chris Whitley Dirt floor


Robbie Robertson Once where brothers

Lynyrd Skynyrd Simple man

Merle Haggard Working man blues

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