01 luglio 2022

MUSICA ITALIANA: IL NUOVO ALBUM DI ANDREA GIANNONI (IL REVERENDO): "AT HOME AGAIN" 2022

   


Oggi 1° luglio viene pubblicato il terzo album ( a parte un paio di bellissime autoproduzioni) di mio fratello Andrea, ben conosciuto nell’ambito blues nazionale come Il Reverendo. Vorrei spendere due parole, qui su InSarzana, sul contenuto di questa opera, senza troppi fronzoli o giri di parole vista la mia poca dimestichezza con la tecnica musicale e appoggiandomi più alle impressioni del momento. Tra fratelli , molte volte, basta uno sguardo o un ammiccamento per spiegarsi e dunque questo scritto ha la sola, semplice pretesa di un abbraccio, di quelli forti magari.


Già il titolo dell’album è una rivelazione. “
At home again”, di nuovo a casa, è ben più che un semplice rigurgito di nostalgia o  una banale constatazione dopo la sofferta esplorazione personale delle proprie origini nel primo, bellissimo album  DA FIUME A FIUME”, vera e propria ricognizione geografico/sentimentale  tra i possenti legami blues che uniscono la vita personale del Reverendo e i suoi luoghi con il delta del Mississipi o le vie di Chicago. Ma Andrea Giannoni si è come svincolato anche dal secondo album “MALACARNE”, dove certi echi rabbiosi, certe litanie ne avevano troppo sublimato l’anima e dove la meravigliosità della title track  sanciva la fine di una ricerca forse più dolorosa che musicale. Non tutti, forse,  lo avranno notato, ma i primi due album hanno rappresentato, per Harpo, una sorta di seduta analitica, di incontro con i propri fantasmi, e il blues, che già lo aveva salvato una volta, lo ha nuovamente guidato a riconoscersi, a guardare avanti, a interrogarsi sul futuro. Ecco perché “At home again” possiede dunque il significato, il senso di una riappacificazione con se stesso ma soprattutto con le note blu che lo hanno sostenuto, guidato e che oggi gli chiedono di tenere duro. 
E’ indicativo, forse inconsciamente, che il primo brano abbia un titolo catartico come "Rests of slave", ciò che rimane di uno schiavo che la donna del testo ha come oppresso, manipolato, adulterato e dunque occorre ripartire dal fondo per rinascere. Ma più che il testo è la consapevolezza sonora che ne emerge. Lo splendido incedere tra l’harmonica di Harpo e la tromba di  Andrea”Lips” Paganetto accompagnano una voce in cerca di liberazione, di nuove visioni e la sottolineatura chitarristica di Davide “Youngblood” Serini, a due terzi del brano, si muove su binari di un blues classico, suadente e ricercato. Siamo nuovamente sulle sponde, aldilà dell’oceano,  di maestosi fiumi e di città metropolitane che si specchiano nella loro fangosa acqua. Lo schiavo vuole emanciparsi e liberarsi, dimenticare il passato.

Ma l’angelo nero sembra stagliarsi ancora dietro, quasi a voler impedire il distacco e solo la splendida voce di una sacerdotessa dei misteri può aiutare lo schiavo a rompere, finalmente le catene. La potente voce soul di Sara Grimaldi, nota cantante spezzina, in “Black Angel” urla nella notte mentre le note dell’hammond, come un serpente, si arrotolano con le voci invocanti e l’harmonica geme la sua ricerca di libertà. Un finale da brividi nel raccogliersi delle ultime, scure sonorità.

Due brani che, evidentemente, rimandano a sentimenti, a storie antiche che Andrea Giannoni ha voluto come esorcizzare nel loro forte e doloroso ricordo. Due brani di una forza evocativa unica e contingente.

Lo shuffle del terzo brano “Take it easy”, calmati, è una chiara indicazione a lasciar perdere, a guardare avanti. E dove se non nella tradizione più pura, sonora, nel suo allegro e chiassoso ritmo come d’altronde accade nella seguente “Born in a wrong place”, nato nel luogo sbagliato, ancora strumentale, serena invocazione all’America musicale più pura, al rimpianto di non appartenere direttamente a quel mondo musicale che da sempre Harpo porta nel suo cuore. Da sottolineare l’ottima base ritmica di Andrea Papaiannu al basso e Mattia Lorenzo Pergolato alla batteria.

Non sono casuali questi due brani strumentali perché nel loro recupero “filologico” il Reverendo ci dice chiaramente che lui, il blues non lo ha mai dimenticato, gli appartiene come una seconda pelle, fosse nera o bianca non importa, ma sentiva il bisogno di dirlo, di affermarlo, in contrasto, forse, con troppe contaminazioni, musicali, personali e sentimentali.

E “Waiting for a sunny day”, sto aspettando un giorno di sole, è la nuova porta d’entrata. Una ballata blues di rara e corposa efficacia dove l’arrangiamento strumentale è superbo per inventiva e forza, mentre la voce di Andrea, raddoppiata ed evocativa, si mescola  ai suoni blues tra i quali spicca la chitarra di Serini, liquida e con echi santaneschi mentre l’hammond ci illanguidisce l’anima. C’è speranza e attesa mentre arrivano le prime note da New Orleans, “Call me”, chiamami, che Henry Carpaneto, novello Dr John, ci elargisce al piano con immenso gusto e bravura. Il Reverendo è finalmente a suo agio. La voce, quasi in falsetto, scherza con l’harmonica e il martellare del pianoforte. Un brano capace di rinunciare alla base ritmica classica, visto l’incedere dei due interpreti. Una vera chicca. Siamo tornati in Louisiana.

E’ il momento della citazione, del rispetto per le tradizioni. Il celebre brano di Hank Williams “ I’m so lonesome i could cry”, viene rivisitato dal Reverendo con il suo grande amico e compagno di molti concerti Bobby Soul, la cui anima accoglie la voce di Johnny Cash per duettare con l’armonica di Harpo mentre la tromba di Lips e la chitarra acustica di Alessio Caorsi  evocano un archetipico luogo americano e il  suono del treno, vera icona di una certa America blues & country.

Siamo dunque tornati in territori conosciuti e amati da Andrea Giannoni, eppure è proprio nei brani finali che il Reverendo vuole concentrare la sua nuova/antica voglia di blues. “Little boy of mine” è struggente nella sua affabulazione sonora dove l’harmonica  e  la voce di Andrea Giannoni si sdoppia in un singolare falsetto , che Harpo dice di aver costruito raddoppiando la voce nei concerti a Bobby. A seguire “The girl likes the blues”, ancora un duetto, questa volta tra Harpo e Serini in una classica sonorità blues, giocata sull’interpolazione dei suoni e dei timbri canonici dell’harmonica e della chitarra elettrica.

A chiudere, giustamente, la rivisitazione di "Black Angel"(con tutti i miei fantasmi che mi cercano)" con la sola, immensa voce di Sara Grimaldi, l’harmonica del Reverendo e una rumoristica obliqua e intrigante. Un plauso va poi a Monica Faridone per il suo contributo di coautrice su diversi brani del disco, compreso quest'ultimo intrigante brano.

 La catarsi è avvenuta, il blues è tornato con la sua lucentezza, la sua vigoria ma bisogna tenersi anche qualche fantasma, avere il coraggio di leggere il passato, farlo proprio e guardare il futuro in modo diverso. “At home again” , per Andrea Giannoni, ne è la chiave. Non perdetevelo.

Giorgio Giannoni

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