14 settembre 2022

CULTURA & CINEMA: Penelope ha smesso di aspettare

 



Tra la pletora di scrittori e registi che hanno lasciato il pianeta in questi ultimi tempi (e sia Marias che Godard non ci possono lasciare indifferenti) la notizia che più mi colpisce oggi riguarda invece Irene Papas che a novantasei anni  si è unita a loro, quasi in una sorta di sintonia dove letteratura e cinema che contano, sembrano essersi accordati per abbandonare questi anni stanchi e poveri dove è sempre più difficile trovare la qualità e il mirabolante.


Non mi permetto di dire nulla sulla grandezza letteraria e traduttoria di Marias ne tantomeno sull' innegabile avanguardia registica di Godard, iconoclasta e creativo ma alcune volte non tanto digeribile. Mi soffermo invece su Irene Papas, grande attrice greca, che molti ricorderanno in Zorba il Greco, splendido film degli anni '60 con Anthony Quinn come protagonista, tratto dal romanzo omonimo di Nicos Kazantzakis con le  musiche di Mikis Theodorakisoppure Z l'orgia del potere di Costa Gavras, vincitore a Cannes nel 1969 del premio della Giuria e l'Oscar come miglior film straniero. 



Ma Irene Papas, per il sottoscritto, significa ricordare  lo straordinario sceneggiato televisivo dell'Odissea dove l'attrice, nel 1968, aveva l'indimenticabile ruolo di Penelope. Conservo gelosamente due cd  (tratti dalle tre videocassette originali) che contengono, a colori sgargianti, il film successivamente presentato, nella sua completezza, al cinema. 



Una delle storie  più importanti e catartiche che siano mai state scritte da mano umana dove ogni personaggio assume i contorni archetipici più profondi, lasciando inevitabilmente un qualcosa di indelebile nella psiche di chi legge o guarda. 



Lessi l'Odissea molti anni dopo ma le figure di Ulisse, Penelope, Telemaco e molte altre mi rimasero da sempre presenti in quella visivisità primordiale un poco approssimativa, anche perchè non vidi lo sceneggiato a casa ma, per motivi di salute, ne seguii una parte in ospedale a Sarzana, quello vecchio, naturalmente, dove ero nato e dove in quel periodo (avevo quattordici anni), ero ricoverato per una piccola operazione. Fa sorridere pensare, oggi, alle immense possibilità dei media ed alla fruizione di serie, film, spettacoli con la tecnologia impazzita nella quale, quotidiamente, ci immergiamo. Eppure, nel 1968, nel camerone della chirurgia dell'ospedale dove ancora si coglieva l'architettura del vecchio monastero, era arrivata la televisione. Un certo numero di apparecchi, ovviamente in bianco e nero, erano stati posizionati lungo i muri in maniera che i degenti potessero, da letto e alzando un poco la testa, seguire i programmi sulla parete opposta. Per poter accedere alla visione, accanto al letto, sempre sul muro c'era una piccola cassetta dove si mettevano le cento lire! per "attivare" la televisione. Non ultimo, chi comandava la scelta dei due canali rai disponibili (il secondo era entrato in tramissione nel 1962) era il portiere dell'ospedale al quale, ovviamente, arrivavano gli improperi e le incazzature di coloro che si vedevano privati, senza alcun avviso, del loro programma in corso a seconda dei gusti e delle preferenze del "custode". Fortunatamente per gli episodi dell'Odissea l'accordo fu completo. Chi non ricorda l'incredibile lettura del testo da parte del poeta Giuseppe Ungaretti (e della sua tremenda affabulazione) che introduceva ogni puntata e il dipanarsi del viaggio di Ulisse con le sue avventure o l'attesa di Penelope, funestata nella sua casa, dalle pretese dei Proci? E' con questo spirito che vorrei ricordare, allora Irene Papas, una splendida attrice, un viso antico, quasi a  voler proprio raffigurare quei tempi arcaici e mitici nei quali si perde la storia, dove tutto si fa nebuloso e incerto come il canto tradizionale greco, a seguire, che Irene intona sulla musica arrangiata dal grande Vangelis. Riposa in pace, Penelope. Rimarrai sempre con noi.



               Neratzoula, antico canto ellenico

Neratzoula è il piccolo albero di arancio che s'invoca nella canzone, un antico canto greco. Una metafora per descrivere la condizione della Grecia sotto l'Impero Ottomano (da qui il carattere di nenia e di lamento).Questa che ascoltate è la straordinaria versione musicata da Vangelis e cantata da Irene Papas (dall'album Odes, 1979, Universal Music, alla quale vanno riconosciuti naturalmente tutti i diritti)

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