28 dicembre 2022

PENSIERI STUPENDI: Il lettino (e l'ombrellone) nella roccia

 

Fine anni '70: A Punta Bianca 


Bianco e azzurro sei
Con le isole che stanno lì
Le rocce e il mare
Coi gabbiani
Mediterraneo da vedere
Con le arance
Mediterraneo da mangiare...Mediterraneo, 1992 Mango



Da giovani, era un notevole piacere andare al mare sugli scogli. Basti pensare alla zona di Punta Bianca dove, attraversando faticosamente la macchia mediterranea, si arrivava in una sorta di luogo incantato, frequentato da pochi bagnanti, che degradava con le sue rocce in un mare stupendo.


Oppure l'intera punta di Fiascherino, raggiunta in motorino e poi con una breve discesa a piedi, dove prendere il sole e tuffarsi in mare rappresentava il massimo in una giornata d'estate. Ma anche Marinella e Fiumaretta avevano i loro luoghi di libertà, dove intere spiagge libere, inframmezzate da pochi bagni privati permettevano a chiunque di godere di una piacevole vacanza balneare. Poi è arrivata l'era del benessere coatto. Sdraiarsi sulla sabbia è diventato un disonore, le spiagge hanno cominciato ad attrezzarsi di ombrelloni ma soprattutto di lettini per le stanche membra delle ultime, fortunate generazioni di bagnanti. L'ordine, dettato dal mercato, ha cominciato a dirigere le presenze, a sistemarle, ad allinearle con matematica e geometrica disposizione e con il veto assoluto di modificare un orientamento misurato diabolicamente con una sorta di cerimonia della corda (ho potuto vederlo, quest'anno, con i miei occhi) che sanciva i centimetri (metri è una parola troppo ampia) a disposizione del fortunato bagnante con o senza famiglia. Oggi, dunque, tutto è armonico, preciso, immodificabile negli anni che, come sappiamo, presuppongono anche una feudale continuazione dell'opera, agli eredi dei balneatori, assicurando così la continuazione della specie e la preservazione dell'ambiente ordinato e privato. Neanche Darwin avrebbe potuto teorizzare meglio. Pareva dunque che quegli scogli di cui ho parlato sopra potessero rappresentare ancora il lato selvaggio, barbaro dove soprattutto gli autoctoni, gli indigeni potessero  arrampicarsi faticosamente per godere del loro mare. Invece, in questi giorni, giunge notizia dai comandanti regionali che anche gli scogli, usati per una balnezione saltuaria, con poca presenza anche per la difficoltà di adattarsi alla scomodità delle rocce, saranno privatizzati e qualsiasi imprenditore (specie numerosa, sempre più presente nella nostra moderna società), potrà delimitare e usare tali zone, fornendo i soliti feticci estivi, inevitabilmente a pagamento, dell'ombrellone e del mitico lettino. Provate per un attimo a pensare alla diga alla Spezia, ricoperta di tali orpelli con un inevitabile via vai di barche, vaporetti che portano i bagnanti sopra i suoi scogli oppure la scogliera di Portovenere con vista Palmaria, brulicante di villeggianti o cosa dire di Lerici o San Terenzo ricoperte letteralmente di bisognosi della tintarella e del pediluvio ristoratore o degli scogli di Fiascherino e di Tellaro, di Punta Bianca , dove, in quest'ultima, sono sicuro, sarà preparato un facile accesso che coinvolgerà ciò che rimane delle vecchie fortificazioni tedesche dell'ultima guerra come rimessaggio o bar-bunker di sicuro effetto. Rocce, che ovviamente, dovranno essere adattate, sistemate per ospitare i sopradetti feticci estivi con una evidente devastazione ambientale. Alla lunga ci sembrerà di essere, soprattutto sulla diga spezzina, lungo le rive del Gange dove moltitudini di soliti transumanti, arriveranno, tra catafalchi di legno e rumenta varia, a fare le abluzioni estive, le preghiere rituali scendendo in mare tra le coltivazioni di muscoli e le scie delle portacontainer o delle mega navi. Il cerchio sarà così chiuso definitivamente con le folle oceaniche dirette alle Cinque Terre e con l'aspettativa del disboscamento della Palmaria con la sua riduzione a bagno privato. Una volta si diceva che eravamo fortunati perchè avevamo il mare a due passi...

Giorgio Giannoni

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