29 dicembre 2022

PENSIERI STUPENDI: Il nuovo libro di Stefano Gatti : WAR IS OVER, 2022 edito da POLICROMIA

 



Avevo parlato di Stefano Gatti, amico ed ex collega di lavoro, in alcune pagine del vecchio blog, sottolineando la sua bravura letteraria epressa in tutta una successione di pubblicazioni personali che andavano dal semplice racconto al piccolo romanzo. In questi giorni Stefano, con il suo simpatico nome artistico Stegat, ha pubblicato la sua ultima fatica:War is Over, pubblicato da Policromia dove ha riunito due storie, che fanno veramente riflettere sull'animo umano e le sue contraddizioni.


 

La caratteristica di fondo della produzione di Stefano è la capacità di fondere la storia del '900 con la sua spiccata fantasia personale, riuscendo ad amalgamare, con perizia, periodi storici turbolenti e distruttivi con riflessioni personali e personaggi che si appoggiano, inevitabilmente, al suo vissuto personale. Il risultato finale è il superamento di quella inesorabile didattica che soggiace nel raccontare il generalismo storico, stemperandola con le emozioni e i sentimenti dei personaggi o suoi personali. Questa "tecnica" si è espressa già con buoni risultati in due precedenti storie: Salvate il caporale Adolf  e Ghiaccio sulle ali, ma dopo aver letto questo War is Over, devo dire che il livello letterario è cresciuto, diventando più sicuro nello stile e nelle rappresentazioni dei protagonisti, restituendoci due racconti carichi di pathos e di calore umano e una raffigurazione delle sofferenze umane, durante due terribili guerre, veramente coinvolgenti. 

Oggi è difficile parlare ancora della guerra delle Malvinas o delle Falkland ne tantomeno del Vietnam. Sono argomenti sedimentati e, probabilmente, dimenticati o mai conosciuti nella loro interezza dai più. Eppure la realtà degli accadimenti, nel primo racconto di Stefano (Malvinas Mi Amor), ci invita a seguire la figura del capitano Jorge Filippini, un ex pilota della Fuerza Aérea argentina che, in una vecchia birreria ai confini con la Patagonia, narra la vera storia di una folle guerra, dove la morte, come sempre, chiese, anche in capo al mondo, il suo nefando tributo. Molto bella, a mio avviso è l'interpolazione tra un viaggio in quei luoghi di Stefano e l'incontro, teatralmente inventato, con il capitano mentre suggestivo è l'inizio del libro dove  un'altro Jorge, Bergoglio rivive prima nelle sue origini italiane e poi nella sua vita in Argentina. Nel racconto, azioni belliche, errori e follie vanno di pari passo alla descrizione storica, ai suoi protagonisti, alle navi affondate, alle tragedie di giovani soldati mandati allo sbaraglio, ad una fetida politica sempre presente, riuscendo però ad emozionarci e a far riflettere su come la guerra sia una delle peggiori invenzioni umane.

Dal freddo dell'Oceano Atlantico meridionale alle jungle del sud-est asiatico il contrasto è stridente. Vietnam Soupe, il secondo racconto, ci offre un contesto di realtà su cosa fosse veramente la guerra in Vietnam e di come quel luogo avesse passato un centinaio di anni all'interno di una immensa cappa di violenza e di uccisioni fin da quando il colonialismo francese se ne impossessò, alla fine dell'ottocento. Anche qui la vicenda ruota intorno a due personaggi a tutto tondo: il navigatore pilota Arian Bill Robinson (noterete come la passione di Stefano per gli aeromobili emerga sempre e alcune volte insieme al gioco degli scacchi, due sue grandi passioni) e Mama Mahal, la donna di origine thailandese, carceriera addetta al rancio in quella famosa prigione di Hanoi  chiamata, con paradossale inventiva, "Hanoi Hilton" dai piloti americani che vi erano rinchiusi. Anche qui il racconto si dipana nella storia fino alla tragedia dei Boat People ragguagliandoci sul coinvolgimento americano ma anche sulla storia dell'Indocina e dei vietnamiti, mentre seguiamo le terribili vicende di Arian e i tentativi di Mahal di lenire quel disperato, obbligato "soggiorno". Due figure rappresentative della parte migliore dell'essere umano che, disperatamente, si abbarbicano al richiamo della vita e della normalità. Stefano, con bravura, ne racconta l'odissea lasciando nel lettore l'impressione di una terribile assurdità ma anche di un conforto che, nel finale vuole essere, nella sua voluta improbabilità, una sorta di richiamo, di monito ai principi migliori dell'esistenza umana.

Per concludere vorrei sottolineare il grande messaggio contro la guerra che Stefano vuole significare e come lo svolgimento di questa sua presa di posizione attinga , quasi paradossalmente, nel raccontarci i modi, le attrezzature, i sistemi e la politica che muovono gli eserciti e la guerra. Ma non fatevi ingannare. La bravura di Stefano passa per un inevitabile palcoscenico dove la scena, seppure giustamente rappresentata lascia sempre il posto ai veri protagonisti, ai sentimenti, alle emozioni, a come le distruzioni e i lutti debbano, sempre e comunque, essere evitati. War is Over è un buon libro e una speranza per il futuro.

Giorgio Giannoni

Nessun commento:

Posta un commento