28 gennaio 2023

DOPO LA GIORNATA DELLA MEMORIA: Alcune considerazioni sull'evento e la banalità del “non è possibile”

 

La Presidentessa di InSarzana, Monica Faridone, introduce la cerimonia

Riportiamo alcuni istanti della piccola ma intensa cerimonia che InSarzana ha voluto compiere nel Cimitero locale, difronte al Monumento alla Deportazione. I  brevi interventi dei partecipanti, alcuni toccati da una commozione non comune, ci hanno fatto ricordare ed evidenziare una volta di più la necessità di tenere alto il ricordo della terribile tragedia dell'Olocausto.


Sono stati sottolineati fatti personali di parenti perduti nel corpo o nell'anima, racconti di personaggi del tempo, descrizioni e parole di Liliana Segre, ma anche l'esigenza di continuare a parlare ai giovani, di coinvolgerli in attività che abbiano come scopo la consapevolezza del male compiuto e il ricordo di quei luoghi mostruosi e, nel nostro piccolo locale, l'iniziativa dell'Anpi di dare un nome definitivo a quei deportati di Sarzana, la cui vita è stata spezzata o rovinata in quel loro spaventevole cammino. Una sottolineatura riguarda, purtroppo, lo stato di conservazione del Monumento alla Deportazione, mantenuto in condizioni precarie e del quale InSarzana vorrebbe farsi carico per la sua futura conservazione. Alleghiamo qualche foto e un'ultima considerazione, di carattere psicologico, per controbattere, con spirito costruttivo, la banalità del "non è possibile" che una tragedia di tali dimensioni possa mai essere accaduta.


Vilma Petricone di InSarzana



Isabella Bonfiglio dell'ANPI



Susanna Chiappucci dell'ANPI



Giorgio Giannoni di InSarzana



Andrea Giannoni di InSarzana

Cristina Vittoria di InSarzana

Vorremmo proporre retrospettivamente questa lettura perchè  tutti i giorni dovrebbero essere "giorni di memoria". Sono state fatte le giuste celebrazioni, il giusto ricordo per un terribile ed inumano comportamento ma probabilmente non riusciamo a comprendere fino in fondo gli aspetti più reconditi e psicologici di ciò che ha rappresentato l'Olocausto. Ne è testimonianza, in noi italiani ma non solo, la permanenza nei nostri comportamenti e nelle nostre visioni odierne di vecchi e pericolosi principi che facciamo fatica ad eliminare o solamente a porre nella giusta dimensione. Molte volte ci si scontra con una sorta di derisione o di aria di sufficienza o di affermazioni risibili verso il permanere nei discorsi di oggi del ricordo della Resistenza o dell'Antifascismo, senza voler toccare l'ovvia follia dei negazionisti. Dunque parlare anche dal punto di vista psicologico dell'Olocausto può servire a comprendere ancora di più la necessità di attualizzare, di tenere vivi i nostri ricordi peggiori e forse provare anche a collegare qualche neurone in più.


Guida psicologica alla giornata della memoria: la banalità del “non è possibile”

di Teresa Di Matteo da Anima Fa Arte

La banalità del “non è possibile”

Non è l’Olocausto ciò che troviamo difficile da comprendere in tutta la sua mostruosità. È la civiltà occidentale che l’Olocausto ha reso pressoché incomprensibile (Zygmunt Bauman)

“Non è possibile”.

È una delle frasi che troppo spesso si sono ripetuti i cittadini, le autorità, le coscienze individuali e collettive, riferendosi allo sterminio di ebrei, omosessuali, “zingari”, oppositori nei cupi anni della Shoah. “Non è possibile” è una delle frasi che troppo spesso ci ripetiamo davanti ai sistematici stermini che, seppure senza la meccanica brutalità della Shoah, si ripetono giorno dopo giorno...

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