27 giugno 2023

SPORT: 27 GIUGNO 1973, LA CAVALCATA MONDIALE DI MARCELLO FIASCONARO

 


Vorrei, oggi, celebrare, un atleta. Come capitava nei secoli passati, quando il vincitore veniva osannato da tutti ( e negli anni '70, voleva dire proprio tutti coloro che riempivano gli stadi per vedere l'atletica leggera) e gli veniva concesso il serto d'alloro. Un poco alla maniera di Momenti di gloria, il bel film di Hugh Hudson del 1981 (che se non avete visto, guardatelo, mi raccomando)



                La scena iniziale di Momenti di gloria, 1981

 Marcello Fiasconaro non vinse le Olimpiadi e la sua carriera durò lo spazio di un mattino ma in quel breve intorno di tempo fu capace di cose che voi umani...abbattendo il record mondiale dei 400 metri piani al coperto, arrivando secondo, sempre nei 400 metri, agli Europei di Helsinki nel 1971 e compiendo la sua apoteosi con il record mondiale negli 800 metri il 27 giugno del 1973 all'Arena di Milano.  L'avvicinamento di noi ragazzi dell'epoca all'atletica leggera fu proprio la presenza di campioni come questi, Marcello Fiasconaro, Pietro Mennea, Sara Simeoni e molti altri che ci spinse ad interessarci di uno sport bellissimo.




Marcello Fiasconaro, primo figlio di quell'atletica-spettacolo teorizzata dal presidente della Fidal, Primo Nebiolo (carica di risultati favolosi ma foriera di anche di grandi problemi) è nato a Città del Capo il 19 luglio 1948, suo padre Gregorio era un pilota italiano abbattuto, fatto prigioniero dagli inglesi durante la seconda guerra mondiale  e mandato in un campo di prigionia in Sudafrica. Era un musicista ed alla fine della guerra di stabilì nel paese diventando un celebre direttore d'orchestra. Marcello era cresciuto nella buona borghesia sudafricana ed aveva una formazione da surfista e da rugbysta ma venne scoperto da un tecnico sudafricano ed allenato anche a correre in pista. Per caso, accadde che il discobolo Carmelo Rado, emigrato in Sudafrica, lo vedesse nel campo di allenamento e lo segnalasse alla Fidal che, senza pensarci un minuto di più, attivò le pratiche per l'affiliazione consentita dal suo doppio passaporto.



Fiasconaro arrivò in Italia a giugno del 1971 e dopo tre giorni esordì in una sorta di gara libera sui 400 metri all'Arena di Milano. La sua partenza fu del tutto improvvisata e indossando una ridicola maglia a righe da rugbista coprì i 400 metri in 46''70. 

La favola era cominciata. Vinse più volte i campionati italiani dei 400 metri, poi cominciò a soffrire di dolori al metatarso, saltando le Olimpiadi di Monaco del 1972. La lenta ripresa da questo problema, mai del tutto risolto, lo portò allo spostamento sugli 800 metri e alla famosa sera del 27 giugno 1973 quando abbattè il record mondiale della specialità. Fu il punto più alto della sua carriera con una gara impostata come solo lui sapeva fare: correre, correre correre. 


Il mondiale degli 800 metri di Marcello Fiasconaro a Milano il 27 giugno 1973 (da notare gli spalti dell'Arena gremiti di spettatori)



"Fiasconaro quando correva gli 800 metri diventava uno spettacolo, tirando in testa dall'inizio alla fine. Partiva a quella velocità ed arrivava a quella velocità, spesso riusciva a non farsi raggiungere dagli inseguitori e le sue cavalcate solitarie sfumavano nell'epica. Rendevano spettacolare quell'atletica che così riusciva ad avere l'attenzione di stampa e televisione e delle larghe masse cresciute nel culto del Dio pallone.

Fiasconaro correva e pensava da rugbista mai pentito: era un giocatore di rugby prestato all'atletica. Interpretava la corsa in modo anglosassone, come una gara contro altri "quindici mezzofondisti" che lo braccavano per placcarlo. Spaccava la pista con due caviglie che picchiavano a martello sul tartan, spingendo da tre-quarti ala con stretto al petto, invisibile, un pallone ovale. Mentre Fiasconaro si superava a Milano, suo padre dirigeva a Johannesburg l'Aida. Se ne poteva trarre l'auspicio di una marcia trionfale se non fosse stato che il volgere degli eventi andò diversamente" (da  Storia agonistica, sociale e politica dell'atletica leggera italiana, 2017 Sergio Giuntini)

Concludo nel ricordare come, a prescindere dal talento e dalla forza, le cose cambiano ed evolvono e la maniera di correre di Fiasconaro, mitica, nella sua evidenza, quasi da subito cozzò contro l'usura dei suoi stessi muscoli e della sua maniera esasperata di correre con la definitiva debacle dell'Europeo di Roma nel 1974 dove, questa volta, la sua incredibile corsa, non servì più a nulla. 


                          La finale degli 800 metri a Roma 1974

Ma, aldilà di ciò, Marcello Fiasconaro è rimasto nei nostri cuori e continueremo a ricordarlo proprio per la sua sfrontatezza e la sua simpatia. Ciao, Marcello.


Marcello Fiasconaro oggi

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