Continuiamo a ridere, come è d'uso quotidiano nell'Italia del nuovo millennio, mentre nascondiamo le nostre mancanze dietro citazioni da quattro soldi. La verità è che tra paroloni e frasi ombrose poco chiare (ma comunque decifrabili) si evince, nei lettori e ascoltatori, una sostanziale ignoranza di fondo sempre e comunque da cammuffare, mentre i contenuti, vero nodo del discorso, si perdono come fumi nell'aria.
Il discorso di Giuli e l'analfabetismo di ritorno
di Loredana Lipperini da Lipperatura
Da ieri mattina provo (quasi invano) a sostenere l’insensatezza dell’ondata di sghignazzo (tutt’altro che intelligente, come lo intendeva Dario Fo) seguito al discorso programmatico del ministro della Cultura Giuli. Si badi bene: nessuna critica (o rarissime) ai contenuti, un grande spanciarsi sul linguaggio. Inevitabilmente, si cita Amici miei (che, con il rispetto da tributare al capolavoro che è, viene svuotato di contenuti quando si riduce alla parola supercazzola). Inevitabilmente, si accusa chi si stupisce, nell’ordine: di difendere Giuli e questo governo (naturalmente il fatto che da quando si è insediato chi scrive non ha fatto altro che scrivere contro questo governo, cosa che gran parte degli accusatori si guarda bene dal fare. Se non con i meme); di essere una “intellettualprogressista” da strapazzo e arrogante perché bisogna parlare chiaro per farsi capire.
Cosa che è ovvia.
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