11 gennaio 2023

CAMBIAMENTI CLIMATICI: Chi sono e che cosa vogliono gli attivisti di Ultima Generazione

 


Vorrei spendere qualche parola sull'ultimo fenomeno protestatario di Ultima Generazione. Giovani che mettono in atto azioni di disubbidienza civile e di protesta non violenta che vanno dal blocco delle strade fino all'imbrattamento di edifici storici o opere d'arte con lo scopo di sensibilizzare le comunità verso il grande problema del cambiamento climatico.


La cosa in sè, da un punto di vista politico e sociale, non riveste certo una caratteristica di grande novità. Fin da quando la società capitalista orientò la vita di milioni di persone verso un quotidianità individualista e consumista vi sono sempre state frange giovanili che ne contestavano gli eccessi, le storture, lo sfruttamento e le diseguaglianze arrivando, negli anni '70 dello scorso secolo, al tentativo di sovvertire con la violenza la società democratica nella quale vivevamo. 

E' interessante ripercorrere sociologicamente alcuni concetti per inquadrare il discorso del fenomeno giovanile e arrivare a comprendere i cambiamenti che si sono succeduti in questo ambito d'età:

"...è a partire dal Novecento che i giovani cominciano ad avere una concretezza legata all’indipendenza e alla singolarità sul piano culturale, sociale ed economico e ciò soprattutto dopo il secondo conflitto mondiale contemporaneamente con l’arrivo della scolarizzazione di massa. Nei grandi centri urbani, dall’inizio del Novecento, si assiste ad un fenomeno giovanile tipico e cioè la nascita di “bande” di quartiere, di cui facevano parte gli strati più poveri della popolazione; fra queste si rammentano le Street Gangs inglesi e le Wilde Cliquen “bande selvagge” berlinesi –presenti nel periodo della grande depressione-, in opposizione ai gruppi giovanili politicizzati (come nazionalsocialisti, partito cristiano e organizzazioni operaie). Alla fine della guerra, dappertutto si assiste a una consistente crescita demografica, la cosiddetta “baby boom”. Durante la ricostruzione postbellica, in tutti gli stati occidentali, si riavvia la industrializzazione e il processo di urbanizzazione, determinando un massiccio evento migratorio interno ed esterno. A questo punto si sviluppa una forte distanza tra coloro che, emigrati, si adeguano alla nuova realtà e coloro che sono rimasti a vivere nella propria terra. I giovani immigrati di seconda generazione al di sopra degli altri, sono quelli che più si allontanano dai modi di vivere dei loro genitori, anche perché nel frattempo si sono scolarizzati e vengono abituati a vivere secondo il modello “urbano” e “moderno”.

Grazie all’aumentato livello d’istruzione, tra le generazioni che da tempo vivono nelle grandi città industrializzate, si assiste ad evidenti cambiamenti; i giovani che vivono nel post-guerra raggiungono un livello d’istruzione superiore a quello medio conseguito dai loro genitori, che quindi non hanno più le possibilità di competere con i propri figli. In forza dell’istruzione più elevata quindi, i ragazzi più giovani percepiscono un senso d’indipendenza e talvolta di superiorità, intuendo la possibilità di riuscire a migliorare la propria condizione socio-economica. La nascita di un vero e proprio “movimento giovanile” avviene come conseguenza dell’allungarsi dell’iter scolastico, della lunga frequenza di milioni di ragazzi nelle scuole superiori e poi nell’università, che creano le condizioni più adatte per un raggiungimento di una più matura consapevolezza. All’interno del movimento si intuisce la sua peculiarità nei confronti del mondo degli adulti e la capacità di elaborare in modo autonomo una propria “cultura giovanile”.

Per poter attuare la ricostruzione storica della tematica giovanile nel periodo del dopoguerra, si possono individuare quattro fasi:dagli anni ’50 alla seconda metà degli anni ’60, precisabile come età del decollo giovanile; dalla fine degli anni ’60 alla fine degli anni ’70, identificante con il periodo della contestazione giovanile;gli anni ’80, per lungo tempo rappresentati come l’epoca del riflusso giovanile, dalla superiorità della sfera politica alla supremazia di quella privata;gli anni ’90, rappresentati con la stagione del simbolismo culturale giovanilistico.

Comportamenti ed atteggiamenti “emergenti”, “imitativi”, “conformisti” si rilevano in ognuna di queste fasi, che indicano la transizione tra un reale “stato nascente” ad una specie di “routine”. Gruppi, movimenti ed aggregazioni giovanili sono rappresentativi di ogni periodo e la società adulta di fase in fase dà risposte precise e tipiche, che passano da una replica repressiva (associata ad un chiaro disaccordo e ad una chiara manovra di avversare e di annullare il nuovo orientamento), alla replica adattiva (con atteggiamenti più accomodanti di distacco e di controllo), ad una completa ammissione-strumentalizzazione, distinguibile dall’impiego degli atteggiamenti e dei comportamenti, nel passato ritenuti “aggressivi”, ad uso commerciale.

Non solo, nell’arco dei quattro periodi individuati, sono cambiate le specifiche forme, ma anche il significato di alcune idee interpretative impiegate per “stabilire” o “precisare” il posto dei giovani: in primo luogo l’idea di “generazione” con la quale si designa una chiara “diversificazione” nell’ambito culturale di gruppi di individui associati dall’età, nei confronti della rimanente società; in secondo luogo l’idea di “controcultura”, atta a dimostrare la progettazione di forme culturali alternative, talvolta cariche di forti caratteristiche ideologiche-politiche, prodotte in modo deliberato e strutturato, in contrasto con gli elementi culturali e dominanti dei gruppi sociali di origine; in terzo luogo l’idea di “subcultura”, utilizzata per determinare forme di reazione, senza la brama di erigere una differente struttura sociale, che restano isolate il più delle volte “nell’area del tempo libero”.

Oggi, per giovani e condizione giovanile, dal punto di vista pratico, s’intende un insieme di soggetti, la cui fascia d’età occupa l’arco che va dai 15 ai 29 anni e sebbene vi sia differenza al suo interno, ad essi si riferiscono le ricostruzioni storiche di cui si è scritto più sopra..." (tratto da Il disagio dei giovani dal '900 ad oggi di Francesco Oggianu Pirari-Sociologia on web)

Potremmo certamente inquadrare il fenomeno dell'Ultima Generazione in un contesto di subcultura, rappresentando una contestazione sterile e priva di una reale e concreta visione politica, riflettendo di fatto l'incapacità della politica adulta di affrontare con serietà e realismo i veri problemi della società. Negli anni 70 la politica, pur con tutti i suoi problemi e le sue storture (e nell'ambito di un attacco sovversivo alla Stato) fu in grado di produrre un cambiamento politico e sociale di grande impatto con l'approvazione di molte leggi epocali per la quotidianità del Paese. La lenta perdita di una visione progressista con l'accettazione totale di un esasperato capitalismo anche dalla parte sinistra della politica ha portato il Paese verso una omologazione totale nelle sue manifestazioni quotidiane. L'esperienza dei 5 Stelle, è stato l'ultimo, contraddittorio tentativo di unire visioni ideologiche contrastanti in un paradossale scenario utilitaristico e pragmatico coinvolgendo molti giovani nella sua attuazione. La successiva sconfessione di questa esperienza ha riportato la politica italiana sui suoi consueti binari. La protesta dell'Ultima Generazione trova proprio in questa mancanza di una politica progressista, rispettosa dei principi della Costituzione, capace di difendere i diritti, l'ambiente, di lottare contro le diseguaglianze la propria esistenza ma senza praticare una visione, una strategia politica che non sia l'atto di dissenso fine a se stesso. La cosa tuttavia da sottolineare è il grande motivo dei cambiamenti climatici che, ovviamente, non si risolve (se ancora è rimasto il tempo) con queste azioni ma con una nuova apertura mentale che dovrebbe già da tempo essere presente nella politica adulta, in quelle persone che governano a tutti i livelli e in ogni angolo delle nostre comunità ma che invece, obnubilate dal potere, dal proprio tornaconto e dalla propria ignoranza non tengono nel dovuto conto banali istanze di sopravvivenza biologica della specie. Probabilmente il fenomeno dell'Ultima Generazione si esaurirà in breve tempo, come è già finita la bella esperienza di Greta Thunberg. Il conto alla rovescia, nel frattempo, continua. 

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