"Il passato non muore mai. Non è nemmeno passato"
William Faulkner (citazione dalla prima pagina del libro)
Infine ci sono gli incuriositi come il sottoscritto, anche se, debbo subito dire per coerenza, la mia visione dell'Inghilterra è molto di parte. Da sempre affascinato dalla sua storia, dai suoi paesaggi, dai suoi piloti nella Battaglia d'Inghilterra , dai suoi scrittori di fantascienza (basterebbe solo J.G.Ballard), dal rock progressivo (fate voi, la lista è lunga), dai gialli di Colin Dexter (L'ispettore Morse è pura inglesitudine), di Abir Mukherjee (nuovo, incredibile autore del giallo nell'India inglese del 1920) o di Robert Galbraith (pseudonimo di J.K. Rowling, la creatrice di Harry Potter e il suo detective Cormoran Strike, libri e serie tv spettacolari), dalle spie di Ian Fleming (e il suo James Bond in letteratura), dall'esotismo del suo impero (l'India di Kipling e le sue meraviglie), dal suo cinema (l'ultimo film con Emma Thompson è un vero cammeo di psicanalisi), dalle sue ferrovie e per ben due volte ho girato in lungo e in largo tutta la sua parte meridionale, Cornovaglia compresa. Ovviamente ne vedevo anche le molte cose negative ma della famiglia reale avevo, come dire, un'impressione di rappresentanza, come se l'esistenza di questa antica gerarchia regolasse, senza un'azione diretta, i destini di quel paese, agendo da collante, da giustificazione dell'esistenza di una inglesità che permeava ogni angolo del Regno Unito. Solo gli accadimenti eclatanti, come la morte di qualcuno di loro, compresa Diana, non potevano non suscitare almeno un minimo di interesse. Sono, evidentemente, dei perversi privilegiati, tuttavia non ne coglievo la reale dimensione umana che semplicemente non appariva o se, per qualche evenienza, qualche lato si mostrava, solitamente, non era sufficiente a suggerire caratteri o comportamenti per una valutazione reale (scusate il bisticcio). Rimanevano come un'icona che non reagiva neppure alle provocazioni dei tabloid e, in definitiva, l'istituzione, la reale gerarchia degli Windsor, come Giano bifronte, mostrava, da un lato, la propria impassibilità, la propria imperturbabilità e dall'altro solo i pettegolezzi dei tabloid, più terribili che mai, ai quali si è recentemente aggiunta la serie televisiva The Crown sulla cui credibilità vi erano molti dubbi. Paradossalmente il popolo inglese si nutriva di entrambe le facce, traendone sostegno e sicurezza. Tutta la faccenda di Henry ha cominciato però a muovere le acque e per la prima volta qualcuno della famiglia reale ha cominciato a parlare di tutti loro, a mostrare le semplici verità umane che albergano anche tra i cosidetti nobili altolocati. Tra vari sussurri, indiscrezioni e qualche video c'era da chiedersi: ma tutto quello che sentiamo sarà vero o sono sempre e comunque i contorcimenti, i mal di pancia di qualcuno? Poi, l'uscita del libro che poteva essere interpretata, come ho suggerito nelle righe precedenti, in un continuo al lupo al lupo e se l'interesse era sostanzialmente poco, cosa avrebbe aggiunto un libro di parte alle indiscrezioni, ai tabloid, alle foto scandalistiche che sono in continua rotazione sopra la residenza reale come fastidiose zanzare? Non avevo intenzione di acquistare il libro, la mia Inghilterra si muove su parametri diversi, su mitizzazioni infantili, su letture di ampio godimento, su musica delle sfere, su ricordi di viaggi, ma il destino ha voluto che mi capitasse di leggere l'articolo del Secolo XIX che ho riportato alla fine, nel quale non solo emergeva la genesi del libro ma anche e soprattutto il vero autore letterario e ancor di più la visione umana che emergeva nel rapporto psicologico che si era instaurato tra l'autore con Henry e con il rimando ad un film, visto da poco (che mi aveva molto colpito) e nel quale veniva descritta la vita dell'autore. Come sottolineo da tempo le cose sono sempre più complesse di quanto possano sembrare. Liquidare, su due piedi, qualsiasi argomento o persona senza almeno incuriosirsi un poco è sempre deleterio e ci impedisce di aprire la mente, lasciandoci desolatamente a fare considerazioni valoriali di poco interesse.
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J.R. Moehringher |
L'autore del libro, insomma lo scrittore che ha posto sulla carta il racconto di Henry è J.R. Moehringher, famoso giornalista, conosciuto da tantissimi perchè ha vinto il Premio Pulitzer ma soprattutto perchè ha scritto la biografia di quel nevrotico di Andre Agassi, facendola leggere a milioni di persone che non sapevano neanche cosa fosse una racchetta da tennis.
Questo è il potere della letteratura (e della bravura letteraria) che nel caso di Henry e John presenta il valore aggiunto di un punto di contatto, di una zona di congiunzione che ha dato ancora più potenza e veridicità a quanto il duca Henry sta raccontando e cosa sta accadendo all'interno di una "famiglia come tante", dove la mancanza della madre da un lato si è come interpolata con l'altra famiglia dove invece era stato il padre a non esserci più. Basterebbe questo per spingere ad acquistare il libro se non fosse(ora che lo sto leggendo) già di per se bello, divertente, triste o semplicemente umano.
Giorgio Giannoni
P.S. Per conoscenza il film non specificato ma solo ricordato nell'articolo é " Il bar delle grandi speranze", regia di George Clooney e recitato, in maniera esemplare, da un superlativo Ben Affleck. Tra gli altri attori molto bravi un Christopher Lloyd redivivo.
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