13 gennaio 2023

PENSIERI STUPENDI: Rule, Britannia! ovvero la splendida Albione

 


"Il passato non muore mai. Non è nemmeno passato" 

William Faulkner (citazione dalla prima pagina del libro)



Nel terribile susseguirsi di pessime notizie mondiali  e di comportamenti umani di una stupidità incredibile, oggi preferisco parlare di Henry Charles Albert David, meglio conosciuto come Harry, nobile e militare britannico, principe e membro della famiglia reale britannica, quinto in linea di successione al trono del Regno Unito e dei reami del Commonwealth, dopo il fratello William e i nipotini. (Il sottotitolo spare , che compare sulla copertina del suo libro, si riferisce ad un gioco di parole, caro alla monarchia britannica, dove la  parola è usata come aggettivo qualificativo indicante qualcosa che viene accantonato per eventuali necessità future, quindi che è di scorta, di riserva, un pezzo di ricambio).


 Tuttavia parlare solo di lui in questi giorni di uscita del libro sarebbe riduttivo perchè, effettivamente, vorrei piuttosto far notare come, molte volte, è l'intersecarsi di varie situazioni e di diversa umanità che rende gli accadimenti più complessi di quanto non sembrino e sicuramente li rendono più interessanti e meritevoli di essere presi in considerazione. Forse non a molti interesserà la vita privata di Harry e l'uscita del suo libro di memorie potrebbe, dunque, venire accolto con stati d'animo diversi, magari dall'insofferenza, dall'animosità verso l'ennesimo privilegiato (l'inconscio parla, sotto sotto, con invidia repressa) che pare volersi lamentare, indebitamente, della propria famiglia, di come è stato trattato malamente dai suoi principeschi parenti e allora il libro diventa, per queste persone, solo un simbolo di un insulso rigetto delle proprie origini, della propria fortuna, la negazione di un benigno destino. Oppure dalla supponenza di molti, scaricando sulla sua figura tutte quelle nevrosi che la vita normalmente propina. Perchè perdere l'occasione di denigrare, di offendere un agevolato di tal fatta? Una buona occasione per sentirsi meglio se addirittura un principe non è capace di vivere la vita, lui che non lavora, che non deve subire il dramma della routine, i conti del mese che non tornano, ecc. Queste sono le persone che probabilmente screditeranno e non leggeranno il libro, che continueranno a ignorare la vita di questi predestinati e, come per tanti altri argomenti trascurati o contrastati a banali parole, continueranno la loro vita normale. Poi ci sono gli esagitati, i perversi ricercatori di gossip, i drogati del pettegolezzo che, invece, vanno a nozze con queste beneamate storie. Gettare in faccia al popolo tutta la segretezza e la sconcezza di palazzo manda in solluchero tantissimi, sempre pronti a godere dei cosidetti dettagli, possibilmente più scabrosi possibili e tali da suscitare incontenibili chiacchiericci e godimenti sulla pelle del personaggio che viene visto come un poverino, un bistrattato dalla sorte ma rappresentando per loro una aspirazione personale irraggiungibile, degna di essere pienamente considerata. Le infinite code davanti alle librerie o la faticosa corsa dei corrieri per la consegna del libro stanno testimoniando l'indemoniata voglia che queste persone hanno di farsi gli affari di Henry e della famiglia reale. Cosa che già i tabloid inglesi percorrono ogni giorno nello sfinimento di tutto Buckingham Palace. 

Infine ci sono gli incuriositi come il sottoscritto, anche se, debbo subito dire per coerenza, la mia visione dell'Inghilterra è molto di parte. Da sempre affascinato dalla sua storia, dai suoi paesaggi, dai suoi piloti nella Battaglia d'Inghilterra , dai suoi scrittori di fantascienza (basterebbe solo J.G.Ballard), dal rock progressivo (fate voi, la lista è lunga), dai gialli di Colin Dexter (L'ispettore Morse è pura inglesitudine), di Abir Mukherjee (nuovo, incredibile autore del giallo nell'India inglese del 1920) o di Robert Galbraith (pseudonimo di J.K. Rowling, la creatrice di Harry Potter e il suo detective Cormoran Strike, libri e serie tv spettacolari), dalle spie di Ian Fleming (e il suo James Bond in letteratura), dall'esotismo del suo impero (l'India di Kipling e le sue meraviglie), dal suo cinema (l'ultimo film con Emma Thompson è un vero cammeo di psicanalisi), dalle sue ferrovie e per ben due volte ho girato in lungo e in largo tutta la sua parte meridionale, Cornovaglia compresa. Ovviamente ne vedevo anche le molte cose negative ma della famiglia reale avevo, come dire, un'impressione di rappresentanza, come se l'esistenza di questa antica gerarchia regolasse, senza un'azione diretta, i destini di quel paese, agendo da collante, da giustificazione dell'esistenza di una inglesità che permeava ogni angolo del Regno Unito. Solo gli accadimenti eclatanti, come la morte di qualcuno di loro, compresa Diana, non potevano non suscitare almeno un minimo di interesse. Sono, evidentemente, dei perversi privilegiati, tuttavia non ne coglievo la reale dimensione umana che semplicemente non appariva o se, per qualche evenienza, qualche lato si mostrava, solitamente, non era sufficiente a suggerire caratteri o comportamenti per una valutazione reale (scusate il bisticcio). Rimanevano come un'icona che non reagiva neppure alle provocazioni dei tabloid e, in definitiva, l'istituzione, la reale gerarchia degli Windsor, come Giano bifronte, mostrava, da un lato, la propria impassibilità, la propria imperturbabilità e dall'altro solo i pettegolezzi dei tabloid, più terribili che mai, ai quali si è recentemente aggiunta la serie televisiva The Crown sulla cui credibilità vi erano molti dubbi. Paradossalmente il popolo inglese si nutriva di entrambe le facce, traendone sostegno e sicurezza. Tutta la faccenda di Henry ha cominciato però a muovere le acque e per la prima volta qualcuno della famiglia reale ha cominciato a parlare di tutti loro, a mostrare le semplici verità umane che albergano anche tra i cosidetti nobili altolocati. Tra vari sussurri, indiscrezioni e qualche video c'era da chiedersi: ma tutto quello che sentiamo sarà vero o sono sempre e comunque i contorcimenti, i mal di pancia di qualcuno? Poi, l'uscita del libro che poteva essere interpretata, come ho suggerito nelle righe precedenti, in un continuo al lupo al lupo e se l'interesse era sostanzialmente poco, cosa avrebbe aggiunto un libro di parte alle indiscrezioni, ai tabloid, alle foto scandalistiche che sono in continua rotazione sopra la residenza reale come fastidiose zanzare? Non avevo intenzione di acquistare il libro, la mia Inghilterra si muove su parametri diversi, su mitizzazioni infantili, su letture di ampio godimento, su musica delle sfere, su ricordi di viaggi, ma il destino ha voluto che mi capitasse di leggere l'articolo del Secolo XIX  che ho riportato alla fine, nel quale non solo emergeva la genesi del libro ma anche e soprattutto il vero autore letterario e ancor di più la visione umana che emergeva nel rapporto psicologico che si era instaurato tra l'autore con Henry e con il rimando ad un film, visto da poco (che mi aveva molto colpito) e nel quale veniva descritta la vita dell'autore. Come sottolineo da tempo le cose sono sempre più complesse di quanto possano sembrare. Liquidare, su due piedi, qualsiasi argomento o persona senza almeno incuriosirsi un poco è sempre deleterio e ci impedisce di aprire la mente, lasciandoci desolatamente a fare considerazioni valoriali di poco interesse.


J.R. Moehringher

L'autore del libro, insomma lo scrittore che ha posto sulla carta il racconto di Henry è J.R. Moehringher, famoso giornalista, conosciuto da tantissimi perchè ha vinto il Premio Pulitzer ma soprattutto perchè ha scritto la biografia di quel nevrotico di Andre Agassi, facendola leggere a milioni di persone che non sapevano neanche cosa fosse una racchetta da tennis.




 Questo è il potere della letteratura (e della bravura letteraria) che nel caso di Henry e John presenta il valore aggiunto di un punto di contatto, di una zona di congiunzione che ha dato ancora più potenza e veridicità a quanto il duca Henry sta raccontando e cosa sta accadendo all'interno di una "famiglia come tante", dove la mancanza della madre da un lato si è come interpolata con l'altra famiglia dove invece era stato il padre a non esserci più. Basterebbe questo per spingere ad acquistare il libro se non fosse(ora che lo sto leggendo) già di per se bello, divertente, triste o semplicemente umano. 

Giorgio Giannoni

P.S. Per conoscenza il film non specificato ma solo ricordato nell'articolo é " Il bar delle grandi speranze", regia di George Clooney e recitato, in maniera esemplare, da un superlativo Ben Affleck. Tra gli altri attori molto bravi un Christopher Lloyd redivivo.

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