20 giugno 2023

LIBRI: L'ultima opera di Alessandro Zannoni-LO SCAMBIO, IL CASO JANOWITZ

 


 LO SCAMBIO  Il caso Janowitz (OvePossibile, pagine 224, Euro 20)

Interessante notare, da subito come Alessandro Zannoni, d'accordo con Gabriele Guidi, figlio di Johnny Dorelli e di Catherine Spack abbiano pensato ad un progetto che collegasse il libro, pubblicato nella loro nuova casa editrice OvePossibile, con un film. Questo perchè il bel libro dell'autore sarzanese va ad inserirsi in un contesto particolarmente importante che ancora oggi affascina e fa meditare su quella espressione dell'animo umano che è l'arte.

Un suggestione, quella artistica che, da sempre, si interpola con il potere e con la sua stessa fruizione, evidenziando aporie e contraddizioni che sono alla base di comportamenti umani ambigui e di difficile valutazione. L'esempio classico fu il saccheggio da parte dei nazisti, nei musei ma anche nelle gallerie o negli atelier dei mercanti d'arte, di molti dipinti e opere artistiche in Europa, quando, nell'ultima guerra mondiale, la Germania occupò quasi tutto il continente. 

Hitler e Goering difronte ad un un quadro trafugato

Il poter avere per se la "bellezza" (come era connaturata nell'ideologia nazional-socialista) fece si che personaggi come Herman Goering e lo stesso Hitler potessero credere di essere cultori e depositari di ogni quadro e scultura dell'essere umano, nascondendo a se stessi e introitando nella propria nera psiche la realtà della loro evidente contraddizione. Incoerenza che ricompare tra le pagine de "Lo scambio" di Zannoni, vera protagonista, a mio avviso, del libro ma nelle vesti di un bel personaggio, schiavo non del potere ma della sua stessa tragedia umana e familiare. 

Una scena di Monuments Men


Un argomento, quello delle opere d'arte trafugate dai nazisti, che è stato trattato proprio in molti film. Basti pensare ai recenti The Monuments Men con George Clooney e Matt Damon sul gruppo militare americano incaricato di recuperare le opere d'arte oppure Woman in gold con Helen Mirren, protagonista del film sulla storia di Adele Block-Bauer, la donna raffigurata nel quadro di Klimt rubato dalle SS e restituito alla nipote della legittima proprietaria grazie ad una battaglia legale, vinta, cinquant'anni dopo, dall'ebrea austriaca Maria Altmann.

Adele Broch-Bauer ritratta da Klimt


Alessandro Zannoni è la persona adatta per poter portare a buon fine il progetto ma, aldilà di questo, ha  scritto un libro carico di pathos e di inventiva. Sceneggiatore, autore di testi, dialoghista e allievo di Luigi Bernardi, padre del Noir italiano, ha dovuto faticare per conoscere, assorbire e descrivere i luoghi dove si svolge il libro. 

Alessandro Zannoni


Nel testo mescola fatti veri e fiction con molta naturalezza, dove lo scambio del titolo è quello che avviene a Firenze nel 1938 tra due personaggi e riguarda due famosi quadri, un Canaletto e un'opera di Otto Dix, pittore tedesco, appartenente a quegli artisti che l'ideologia nazista definiva "degenerati". Scelta emblematica fra la "perfezione" del pittore paesaggista come Canaletto e la rappresentazione sbilenca e anticonformista della figura femminile da parte di Otto Dix, pittore espressionista e dadaista.

 Molto interessante e decisiva per l'opera è l'alternanza dei capitoli tra coloro che cercano di recuperare il Canaletto(uno studio notarile di Milano riceve l'incarico da una banca elvetica di rintracciare gli eredi di Giovanni Janowitz. Nathan Giannotti comprende così di essere l'unico erede di suo nonno che, prima di essere deportato e poi morire ad Auschwitz, aveva aperto una cassetta di sicurezza in Svizzera per proteggere un'unica carta: una ricevuta datata Firenze, 1938. Il documento certifica lo scambio tra un quadro del Canaletto e un Otto Dix) e Cornelius Gurlitt, un misterioso personaggio veramente esistito, chiave di volta della storia.
Questa tecnica, sebbene possa sembrare scontata, risulta invece molto adatta a definire l'avvocato e l'esperta d'arte, incaricati di cercare tracce del quadro in Europa, personaggi esplicitati in una prosa a tratti giornalistica capace di coinvolgere fortemente il lettore. Si nota subito quanto Zannoni sia capace di condurre una sceneggiatura e i dialoghi senza sbavature ne smancerie, delineando l'essenziale e offrendoci un ritmo da giallo culturale. Ben altra cosa è il personaggio di Cornelius che, tratteggiato con toni autunnali e decadenti, vuole offrirci il ricordo di un'epoca, il travaglio di una vita vissuta ai margini, di una nevrosi ai limiti della psicosi. Il passaggio da un capitolo più solare e positivo, come sono i personaggi che lo popolano alla ricerca del dipinto ma anche l'uno dell'altro, subisce come una brusca frenata, nel cambio di ogni capitolo (e nella presenza di Cornelius). Un scivolare in una tristezza esistenziale, in una malcelata depressione che non può non coinvolgere il lettore nella sua drammatica rappresentazione. Sono le righe stesse, di diversa tipologia nel carattere tipografico per i diversi capitoli, che già sono la spia di una diversità malata che, in un capitolo ancor più fondamentale, si estriseca nella citazione kafkiana di alcune righe del racconto Nella colonia penale, lette da Cornelius a fianco del letto dell'anziana, malata amica della madre per farla addormentare. 

In definitiva un libro denso, a vari livelli di lettura, dove Zannoni ha saputo agire con disinvoltura nel mostrarci alcuni lati della cosidetta Storia Contemporanea (emblematica mi pare la consonanza del romanzo con le parole di Gabriele Guidi nella Prefazione allo stesso, dove il figlio di Johnny Dorelli, esplicita il concetto che l'arte non è più intesa come portatrice di bellezza fine a se stessa, ma come un'eredità da preservare e consegnare alle generazioni future). Ma Zannoni è riuscito ad andare oltre nel volere ancora una volta affermare che, alla fine, le vicende, per quanto grandi possano essere, rimandano sempre a qualcuno, a qualcosa, a quella individualità che vorremmo sempre poter dirigere e controllare ma che quasi sempre ci travalica e ci sommerge. E' in questa duplice veste che, a mio avviso, va letto il romanzo, nella necessità di una nuova consapevolezza, come dice ancora Guidi, verso la bellezza artistica ma anche, aggiungerei, verso una nuova comprensione umana che ci permetta di lasciare fuori dalla porta i fantasmi del potere e della prevaricazione. 

Un libro certamente da leggere.

Giorgio Giannoni

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