20 giugno 2023

NUOVI PARADIGMI: Gestazione per altri, reato universale? No grazie

 

L'articolo che segue è di una chiarezza adamantina nell'illuminare l'oscuro percorso che il governo sta intraprendendo nell'impedire la gestazione per altri, tecnica che, in molti paesi, "è trattata come un’opzione medica sicura ed efficace che consente alle coppie di avere figli biologicamente propri in un contesto giuridico normato da leggi che mirano a tutelare tutti gli attori in campo: la gestante, i genitori intenzionali e i bambini". Ma in Italia rimaniamo ancora convinti che "madre è solo colei che partorisce" quando le cose con il progredire delle tecniche e dei diritti sono decisamente cambiate.

Se consideriamo due famiglie , la prima un uomo e una donna che non possono avere figli, la seconda una coppia omosessuale che, per ovvi motivi, non è in grado di mettere al mondo una progenie, perchè dovremmo considerarle diverse nella loro voglia di avere degli eredi?  Dobbiamo, prima di tutto partire da un presupposto che pare non essere chiaro quando parliamo di omosessualità. 
Le parole di Antonella Viola, recentemente venuta a parlare a Sarzana sotto l'egida di InSarzana parla molto chiaro sul tema: 

" Cominciamo allora con dire una cosa molto semplice. Non si diventa, non si sceglie di essere omosessuali, si è omosessuali. Quando parlo di omosessualità devo dire che la maggior parte degli studi su di essa sono stati condotti su soggetti maschi. L'omosessualità femminile è stata poco studiata e quindi abbiamo ancora pochi dati su questo, ma quello che sappiamo di per certo, studiando l'omosessualità maschile, è che è una condizione biologicamente determinata. Non è la cultura che determina l'omosessualità ma è la biologia, è l'ambiente in cui il bambino cresce all'interno della pancia. Il bambino nasce già omosessuale, non è appunto una scelta. Proprio perchè è biologicamente determinata, quest'ultima, non può essere contro natura perchè è la cosa più naturale del mondo assecondare la nostra biologia. Diciamo che la bisessualità è molto diffusa in natura, quindi nei rapporti occasionali sia tra maschi, sia tra femmine, sia in coppie eterosessuali. Però esistono anche delle coppie che sono proprio omosessuali e che formano delle coppie stabili..." 

Partendo da questo fondamentale presupposto  possiamo comprendere come parlare di famiglia tradizionale sia almeno poco scientifico e la sicurezza che molti possiedono sul tema si basa, fondamentalmente, su visioni inconsce che la sociocultura e la morale del momento instillano nella mente di molti appartenenti a quella società. E' evidente che statisticamente parlando, le coppie omosessuali sono poche nel contesto della nostra comunità, tuttavia occorre valutare questi cittadini come semplici presenze, variazioni biologiche che sono, individualmente parlando, del tutto uguali alle altre persone che compongono il nostro Pese. Ancora Antonella Viola: 

" Il cervello maschile e femminile in realtà non sono diversi. Gli studi di neuroscienza hanno dimostrato che il cervello non ha sesso che funziona nello stesso identico modo. Quante volte abbiamo sentito dire, è una bambina è ovvio che non le piace giocare a calcio o fare sport da maschiacci o altre volte abbiamo guardato un pò storto un bambino che fosse appassionato di bambole, danza o moda. Sono nostri stereotipi culturali. Questa è l'azione del genere sulla biologia. Il genere non è biologico, non è biologicamente determinato. E' ciò che la nostra cultura aggiunge al sesso, a ciò che invece è biologicamente determinato"

 Qualcuno, allora, potrebbe dire che il problema si pone quando queste persone si uniscono in un legame affettivo, uscendo da quei criteri di natura che sottendono all'accoppiamento e che permettono di avere figli. Dunque, la logica conseguenza di questa condizione implicherebbe l'impossibilità di avere figli "regolari" e la necessità di vietare a costoro qualunque possibilità di diventare padri o madri. Come dire, possiamo sopportare l'omosessualità di queste persone ma non se associata a voler essere genitori. 

Come in altre situazioni esistenziali anche qui dimentichiamo il nostro inconscio e la sua azione. Sebbene l'omosessuale possegga un orientamento sessuale diverso, le sue pulsioni, il suo sentire profondo rimane quello che tutti possediamo. Se una coppia maschile desidera un figlio è evidente che nella mente di tali persone è in opera la classica spinta di un maschio a voler essere padre, a voler perpetuare la propria vita con una progenie che garantirà la sua sete di eternità mentre nella mente di donne lesbiche che vivono in coppia la forza inconscia di volere un figlio, di sentirlo crescere nella propria pancia, spingerà prepotentemente a esaudire tale desiderio. Tali pulsioni sono talmente presenti e costellate da essere state usate nel passato da molte socioculture per tutelare la propria esistenza. Basti pensare al fascismo, quando fare figli per la patria assumeva il carattere di un impegno tale da legittimare la follia di famiglie con 18-20 figli nelle quali il maschio sublimava la propria voglia di copula e la donna tracimava, fisicamente e psichicamente, sotto la folle usura di troppe gravidanze. La sociocultura dominante fascista, inculcata nel profondo dell'inconscio, si serviva delle normali spinte evolutive per un proprio tornaconto, rendendo accettabile e di prassi quei comportamenti che di normale non avevamo nulla. Oppure, possiamo pensare alla prostituzione e di come la donna sia sempre stata usata come divertimento e "luogo" di sollazzo per i maschi paternalistici o meno delle ultime società novecentesche. Oggi, paradossalmente, abitiamo una società che figli ne vuole sempre meno, sottolineando quanto l'aver mercificato all'eccesso ogni aspetto della nostra società si sia ribaltato contro la normale essenza di perpetuare la specie. La sociocultura dominante, orientata alla forte produzione, al guadagno economico, al godimento immediato spinge inconsciamente verso un futuro con meno figli. E', allora, in questo contesto che deve essere calato il problema dei figli delle coppie omosessuali che, nel praticare modi "aggiornati" di ricerca degli eredi, si allinea anche con quelle coppie eterosessuali che non possono avere figli e  che si rivolgono a varie tecniche riproduttive.

 C'è poi l'ultimo aspetto, ma non certamente meno importante, del bambino. La necessità di normalizzare al più presto la famiglia omosessuale e i loro figli rimane dirimente proprio nei confronti di questi ultimi. La difficoltà di identificazione, di rapportarsi al mondo, di essere considerati come tutti gli altri bambini è un passo fondamentale per dare dignità a qualunque essere umano (I diritti dei figli delle coppie gay e lesbiche trovano anche protezione nella Convenzione delle Nazioni unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza del 1989, cui l'Italia ha aderito. Lo ha sottolineato il Parlamento europeo nella sua risoluzione, ma lo ha ricordato di recente anche la Garante italiana per l'infanzia, Carla Garlatti, secondo cui il riconoscimento della filiazione è in linea con il "principio che a prevalere debba essere l’interesse del minore”, sancito per l'appunto dalla Convenzione Onu. "Minore sul quale - ha aggiunto Garlatti non devono ricadere le conseguenze delle scelte dei genitori". E, aggiungiamo noi, quelle della propaganda. Da Repubblica). Anche volendo banalizzare, la crescita di un figlio in una coppia omosessuale sarà molto migliore ed equilibrata, come testimoniano osservazioni e lavori , che non la crescita priva di padre  o di madre e in un orfanotrofio. Non possiamo rimanere inerti ad osservare bambini che cresceranno con problemi e nevrosi che potevano essere evitati a monte. 

Da tutto ciò emerge la necessità di normare e creare le condizioni di fondo per l'applicazione di questi nuovi paradigmi. Se questo non accadesse ci troveremo difronte all'ennesimo, mancato riconoscimento dei diritti fondamentali dell'essere umano e, in particolare, della donna, che anche in questa società moderna, viene spinta, questa volta per guadagno o per povertà, a calpestare la propria umanità, la propria dignità nell'usare il proprio corpo. Si scontrano, in definitiva, bisogni personali che non dovrebbero collidere in una società più equilibrata e solidale. Il riconoscimento della biologica e naturale condizione di omosessuale, la sua giusta pretesa di costruire una famiglia con chicchessia e la legittima richiesta, sia loro che di coppie etero impossibilitate alla genitorialità, di avere dei discendenti (legalmente riconosciuti) non dovrebbe mai porsi in contrapposizione ai diritti fondamentali di altre persone o porle nella condizione di dover accettare scelte personali troppo impattanti sulla propria vita biologica e psicologica, sia per necessità che per denaro. Una posizione questa che tiene chiaramente in conto la dignità umana e che non dovrebbe essere usata, oltrettutto per motivi di proprio tornaconto politico o per battaglie ideologiche,  come accade per molti componenti della nostra politica più retriva. Il retaggio clericale e la presenza della Chiesa in Italia hanno da sempre impedito una crescita libera e culturalmente appropriata nei cittadini italiani, nei quali la sociocultura cattolica rimane sempre e comunque nello sfondo delle loro menti, rendendo problematiche le valutazioni in campi dove la religione non offre soluzioni. Ma, come spero si sia compreso, qui sono in discussione alcuni principi fondamentali dell'essere umano, quei diritti che rimangono dirimenti, aldilà di ogni fideismo di fondo o di visione di parte. 

In definitiva, io credo, occorre sempre valutare con attenzione. Guardarsi dentro e tentare di capire quanto veramente significhi per una coppia qualunque (etero o omo) avere un figlio che non sia però a tutti i costi. Ecco perchè rimane importante e decisivo che lo Stato, nel creare regole certe nei rapporti ufficiali tra le persone e nel dirimere nuove visioni riproduttive (con la discendenza che ne deriva), rimanga vigile e attento nel continuare a impedire che certi confini, basati sui diritti inalienabili dell'essere umano, non vengano stravolti da antiche e bigotte visioni ne tantomeno dall'uso di tecniche che non siano state valutate e normate nella loro nuova valenza. Forse non si è mai pensato abbastanza al cammino della medicina e alla biologia umana. Troppo presi da un fideismo consolatorio e da un antropocentrismo esagerato molti cittadini e politici hanno comunque giustificato l'uso dei trapianti, del mescolamento di cuori, fegati, reni o midollo, in nome della salvezza tout court dell'individuo. In queste situazioni la spuria rimescolanza di carne umana non interferisce con le coscienze come pare invece fare lo sperma o i gameti donati o l'inserimento di un uovo fecondato in un altro essere umano. L'inconscio della nostra famiglia tradizionale e della sociocultura alla quale apparteniamo continua a guidarci e a tenerci, indissolubilmente, per mano. 

Detto questo, pare chiaro come le due coppie citate all'inizio, vadano considerate nella medesima maniera nel pretendere di soddisfare la loro voglia di avere un figlio ed entrambe, aldilà dell'adozione, possono e devono avere a disposizione tutta una gamma di opzioni e di nuove tecniche, compresa la gestazione per altri, che ha solo bisogno di essere normata e resa attuabile in contesto sociale acclarato e controllato.

In Italia, invece, non solo si discrimina sui diritti di ognuno, ma si tenta di far passare leggi liberticide e medioevali in nome di presunte visioni religiose e a-scientifiche e, addirittura, di volerle applicare, disonestamente, con superbia e tracotanza in luoghi dove la giurisdizione italiana non ha voce in capitolo.

Consiglio a tutti di leggere l'articolo a seguire per meglio comprendere i termini di questa folle proposta.


Gestazione per altri, reato universale? No grazie

di Eva Benelli, Maurizio Bonati da Scienza in Rete

9 giugno: oggi la proposta di legge di Fratelli d’Italia che si propone di rendere reato universale la gestazione per altri riprende il suo percorso parlamentare. La proposta vuole estendere la punibilità dell’atto, attualmente già vietato dall’articolo 12, comma 6 della legge 40 del 2004, che recita: «Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro». La proposta si limita ad aggiungere: «Le pene stabilite dal presente comma si applicano anche se il fatto è commesso all'estero». Facile e immediato, sembrerebbe...

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