28 dicembre 2025

FASCISMO: SONO SEMPRE LORO di Giorgio Giannoni

                

L'uso oramai compulsivo dei social permette a tutti esternazioni sempre più esagerate e fuori luogo nel voler, ad ogni costo, commemorare e sublimare ogni aspetto del passato personale, lieti finalmente di poter dare compiutezza e completezza al proprio pensiero sbilenco e falso.



Ne è esempio l'ultimo video della seconda  carica dello Stato che, consapevole di non poter fare outing completo sulla sua conformazione fascista (con tanto di busto mussoliniano sul comò), aggira, per così dire, l'ostacolo di una qualsiasi apologia del ventennio offrendosi in salsa democratica con la sublime commemorazione di coloro che, nei primo anno dopo la fine della guerra, persa l'originalità e il copyright del regime oramai distrutto, si sono adattati, fulmineamente, a creare da subito e alla bisogna il noto ricovero delle anime nere rimaste. Operazione intelligente, occorre dirlo, perchè con il ricambio generazionale oramai avvenuto e la conquista del potere di governo, possono servirsi non tanto del vero fascismo di mussoliniana memoria quanto di quel movimento sociale italiano che, fortunatamente deceduti i primi fondatori, fascisti sino al midollo, ora, vuole essere proposto come radice di riferimento democratica e ispiratore di principi libertari (vedi per esempio il saluto romano per Sergio Ramelli ) da queste seconde linee da operetta ma pur sempre reazionari e pateticamente fascisti. Nulla di nuovo, dunque, sotto il sole. Nei tempi democratici che solitamente seguono alla caduta di un regime ci sono sempre coloro che tengono duro come gli Almirante e i Rauti di turno nel voler dimostrare che il regime abbracciato per tanti anni dovrebbe sempre e comunque essere ripristinato e servito agli italiani, orfani degli alalà e dei cerchi di fuoco, in un piatto di manganello e olio di ricino. Il movimento sociale italiano aveva nella sua costituzione tutti i prodromi per tentare di farlo, basti pensare alla strategia nera degli anni '70 e '80, alle logge, ai militari neri, ai servizi deviati sopra ai quali la fiamma di Almirante, firmatario delle leggi contro gli ebrei, brillava mentre, quest'ultimo, partecipava sorridente alle tribune elettorali come ai raduni a braccia alzate dei neo gruppi fascisti fuori legge. Dunque, nel porre la questione sotto questi ambigui termini, l'allegra masnada ex-missina odierna parrebbe voler relegare al passato le origini più antiche e far credere a tutti i cittadini di questo paese che loro hanno spezzato i legami con il ventennio ma sono diventati democratici proprio perchè ne avrebbero sostituito gli orrori con un partito che, a detta, della seconda carica dello Stato, ha guardato al futuro senza però rinnegare il passato. Un'ovvia contraddizione alla quale si aggiunge la costante predilezione verso il tacito loro accordo di non voler mai proferire la parola antifascismo o di uscire, come fece la Presidentessa del Consiglio, con parole inadatte alla commemorazione delle Fosse Ardeatine, oppure quando il presidente del Senato proferì un'offensiva frase verso la Resistenza nel parlare dell'attentato di Via Rasella. Tutte situazioni che offrono una improbabile serietà alle loro affermazioni democratiche e libertarie che fanno il paio con il loro tentativo di sequestrare la figura di Pier Paolo Pasolini a loro uso e consumo, nell'affanosa ricerca di una cultura destrorsa che, per definizione, non può esistere e che, dunque, occorre sottrarre all'avversario con una torsione semantica e concettuale che la dice lunga sul pensiero di queste persone. Una parola poi, sulla fiamma, tanto esaltata dal Presidente del Senato, il quale ne ha sottolineato l'importanza continuativa della loro storia sebbene questo simbolo nacque nella mente iniziale del movimento sociale, secondo diverse ricostruzioni, anche se non univoche, esibendo la fiamma che ardeva (oppure un lume) sulla tomba di Benito Mussolini, rappresentata dal trapezio in basso.

Vorrei concludere con alcune parole di LaRussa dette durante un evento del suo partito (ottobre scorso) e riprese dalle pagine di fanpage.it:

" "Abbiamo tutti una radice che man mano si è innervata con apporti esterni", ha insistito il presidente del Senato. "Siamo un grande partito ma dobbiamo ricordarci anche di cosa non c'è più. Dobbiamo dedicare un briciolo del nostro tempo a conoscere i nomi e gli atti di chi ci ha portato qua. Quelli che non si sono arresi mai dopo la sconfitta dell'Italia e non hanno chiesto vendetta. Quelli che hanno resistito davanti alla campagna che chiedeva lo scioglimento del MSI. La prima pattuglia che andò in Parlamento, più piccola di quella di FdI. Noi abbiamo avuto La fortuna di avere Giorgia, altri la fortuna di avere Giorgio Almirante".

La Russa poi è sembrato fare un riferimento esplicito al fascismo. Ha detto che uno dei compiti di Fratelli d'Italia è "pacificare questa nostra nazione e questo dopoguerra che non finisce mai, con questa infinita capacità di odio e divisione". Ha continuato il ragionamento: "La storia dell'Italia, nel bene e nel male, deve essere unica", senza citare direttamente il ventennio fascista ma utilizzando un termine che talvolta è stato usato per parlare del fascismo, ovvero "parentesi" nella storia politica dell'Italia. "Non ci sono parentesi. Ci sono giudizi, ma non parentesi". E ha concluso: "Se non lo faremo noi, non lo farà mai nessuno. Ma noi lo faremo".

Meditiamo su queste parole, soprattutto quando andremo a votare, la prossima volta.

Giorgio Giannoni

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