24 dicembre 2024

AVVICINAMENTO AL NATALE : La Vigilia Di Natale di Brunori Sas ovvero il Natale al tempo del disincanto

        


Non è vero che a Natale è tutto più bello, almeno non è sempre così e non lo è per tutti. La verità è che ad un certo punto ti stanchi delle lucine, degli alberi addobbati come santi in processione e delle grosse tavolate coi parenti, e ti ritrovi, senza neanche accorgertene, a pronunciare una sentenza che pensavi non sarebbe mai uscita dalla tua bocca: “il Natale è una festa bella per i bambini”. Quello è il segnale. Sei vecchio. E in men che non si dica, dopo due giorni suggellerai questa consapevolezza con la sentenza definitiva di vanziniana memoria: “e anche questo Natale…”.


La dimensione nella quale è immersa La Vigilia di Natale è quella della malinconia. Il testo crudo, costruito anche con delle immagini quasi fotografiche, restituisce l’idea di una festività ormai non più sentita come poteva essere in passato, quando si era più giovani. Si avverte, quindi, il desiderio di fuga ma, non potendo scappare fisicamente, è la mente che lavora di fantasia.

“E continuo a sognare quella casa sul mare
con la spiaggia e una barca per andare a pescare qualche pesce tropicale o vecchie storie marinare di stelle cadenti che diventano lampare”

La realtà però ci distoglie prepotentemente dal sogno, irrompendo con la sua routine di brodi vegetali, luci colorate, presepi, parenti con le facce sempre uguali, le farfalle al salmone che fanno molto anni ’80 (quasi come le pennette alla vodka). Il pensiero insofferente corre ancora all’immagine di una giovane donna che illuminava e riempiva le notti di vent’anni fa, colme di ingenuità. Inevitabile chiedersi, di quelle notti di luna piena e sogni… “Cosa rimane? Mogli, figli, fantasie.”.

Accompagnato dalle note di un pianoforte in crescendo, Brunori canta uno spaccato di malinconia e rimpianti. Un desiderio di fuga da un contesto familiare ripetitivo e asfissiante, che però alla fine non si concretizza. Perché se è vero che la monotona quotidianità in famiglia non corrisponde all’idea di futuro nel quale avevamo riposto speranza in gioventù, è anche vero che il Natale ha quella particolare tendenza ad amplificare le emozioni. Se l’amore ti sembra “più amore”, allora la tristezza ti sembrerà “più tristezza”. Per cui, forse… quello che possiamo fare è mangiare l’ennesima insalata di mare, scartare altri regali con la stessa espressione di finta sorpresa, aspettare che la giornata passi e andare a dormire. Che domani non sarà più Natale e potremo tornare alla solita vita, sempre routine ma più sopportabile.

“Quest’anno a Natale volevo morire
poi ho visto l’orario e sono andato a dormire
ho spento la luce e la stella cometa
“Finite le feste mi metterò a dieta”

Emanuela Cristo da metropolitamagazine.it



Vol.3 – Il Cammino di Santiago in Taxi

Già vincitore del Premio Ciampi per il miglior disco d’esordio (2009) e della Targa Tenco come miglior esordiente (2010), Dario Brunori nel 2013 tirò fuori la sua terza fatica, al termine di un periodo molto intenso, seguito alla dolorosa perdita del padre e all’inaspettata svolta nella sua carriera. Il titolo, Vol.3 – Il Cammino di Santiago in Taxi, faceva riferimento un po’ alla sua attitudine frettolosa e un po’ all’aneddoto di una “signora bene” che aveva deciso di compiere questo viaggio del corpo e dell’anima, senza rinunciare però al comfort di una modalità di spostamento molto meno spirituale. Ad ogni modo non bisogna però lasciarsi fuorviare: nel disco non si parla né del cammino né della “signora bene”. C’è però il filo conduttore dell’eterna tensione fra superficie e profondità, razionalità ed emotività.

Per non lasciarsi condizionare dall’asetticità di uno studio di registrazione, Brunori decise di incidere l’album in un ex convento di frati Cappuccini in provincia di Cosenza e si avvalse della produzione di Taketo Gohara. I suoni ne risultarono estremamente puliti.

Il lavoro rappresenta un po’ il punto di maturità artistica di Dario, con molti rimandi anche al cantautorato della tradizione italiana. Le atmosfere dei brani spaziano dalle note più allegre e quelle più nostalgiche, come, appunto, in La Vigilia di Natale.

Emanuela Cristo da metropolitamagazine.it


LA VIGLIA DI NATALE

Quest'anno a Natale volevo scappare Non ero più un grado di sopportare Mia moglie che puzzava di brodo vegetale E il cane che pisciava sui fogli di giornale Perché spesso a Natale mi viene il magone Con le luci, il presepe e tutte quelle persone Con i pacchi dei regali, con le facce tutte uguali Col boccone sempre in bocca come un branco di maiali E pensare a com'era bella questa notte trent'anni fa Alla luce di un'altra stella, alla luce di un'altra età

E continuo a sognare quella casa sul mare Con la spiaggia e una barca per andare a pescare Qualche pesce tropicale o vecchie storie marinare Di stelle cadenti che diventano lampare Ma di mare qui c'è solo questa stupida insalata Ennesima portata dell'ennesimo cenone Le farfalle col salmone, lo spumante e il panettone E i ragazzi improfumanti in attesa del veglione E pensare com'eri bella, quella notte vent'anni fa Quella notte di luna piena, solo d'ingenuità Cosa rimane? Mogli, figli, fantasie Forse è il momento di andare Corri e scappa via Ma poi ti fermi un secondo e rimani così A pensare che il peggio è passato, ad un passo da qui Quest'anno a Natale volevo morire Poi ho visto l'orario e sono andato a dormire Ho spento la luce e la stella cometa "Finite le feste mi metterò a dieta" Mogli, figli, fantasie Forse è il momento di andare Corri e scappa via Ma poi ti fermi un secondo e rimani così A pensare che il peggio è passato, ad un passo da qui. [Brunori Sas]

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