"The lunatic is in my head..." The Dark Side of the Moon, 1973 Pink Floyd
La potente frase con la quale inizia la prima scena di Momenti di Gloria, il film di Hugh Hudson sugli atleti inglesi dell'olimpiade del 1924, si potrebbe benissimo adattare, oggi, a tutto il gruppo di astronauti che, negli anni sessanta, permisero il raggiungimento della Luna il 20 luglio del 1969: “Siamo qui per onorare la memoria di quei pochi giovani che vissero con la speranza nei cuori e le ali ai piedi”.
MEMORIE DEL FUTURO: GLI UOMINI SULLA LUNA
di Giovanni De Matteo da Quaderni d'Altri Tempi
Forse non è un caso se tra i suoi “miti delle origini” quello con cui nel 1965 Italo Calvino decise di aprire la prima raccolta delle Cosmicomiche fosse dedicato alla Luna. Né per cronologia interna né per ordine di stesura La distanza della luna poteva vantare qualche diritto di prelazione sugli altri undici titoli del sommario, ma di sicuro assolveva ad alcune funzioni che ne facevano una sorta di manifesto d’intenti: la fantasia sfrenata, l’ispirazione scientifica e il gusto per il paradosso ricorrono in tutte le storie, ma qui pare che l’autore aumenti il dosaggio anche di quell’ingrediente segreto che conferisce una dimensione poetica alla sua scrittura onirica e fiabesca. Apparso per la prima volta in rivista l’anno prima, La distanza della Luna è esemplificativo dell’operazione culturale che Calvino si prefiggeva di perseguire con le Cosmicomiche:
“[…] vorrei servirmi del dato scientifico come d’una carica propulsiva per uscire dalle abitudini dell’immaginazione, e vivere magari il quotidiano nei termini più lontani dalla nostra esperienza” (Calvino, 2014).
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OGNUNO È UNA LUNA (E PRETENDE IL SUO TRIP)
di Valerio Pellegrini da Quaderni d'Altri Tempi
Ok, Houston: ora che le celebrazioni per il cinquantenario del passettino di Neil Armstrong si stanno sopendo possiamo dirlo: che noia mortale la Luna! Ai tempi di Apollo 11 già si sapeva che il satellite più vicino alla Terra non è fatto di formaggio o di miele, non è un volto benevolo, non ha niente a che fare con un luna park, ma è in realtà una palla di roccia fredda e invivibile. Fa bene Dino Buzzati a ostentare distacco rispetto alla Grande Conquista del primo allunaggio. Nel suo brevissimo racconto Non deluderci, Luna (distiamo 4,23 anni luce da Proxima Centauri e un anno gregoriano dal 1968) fa notare che le vicende dell’umanità, nel loro complesso, non saranno sconvolte più di tanto da Apollo 11. Cambiare radicalmente l’immagine del satellite (facendolo schizzare via come in Spazio 1999 per esempio), quello sì che sarebbe un autentico shock culturale o una “rivoluzione”, per usare un termine in voga in quegli anni...
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Man on the moon, 1992 R.E.M.
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