19 luglio 2023

PERSONAGGI & LINGUAGGIO: Dario Fabbri, l'incompreso

 


Abbiamo, in Italia, dei grandi mattattori intellettuali e pendiamo dalle loro labbra. Il primo, Alessandro Barbero, onnipotente sotto ogni punto di vista, ha dimostrato, ancora una volta, con la vendita dei suoi biglietti al prossimo Festival della Mente, di essere quasi considerato alla stregua di un dio, di un essere superiore capace di descrivere qualunque momento della storia passata non solo con bravura e immensa preparazione ma anche con un carisma e una simpatia non comune.


Ne parleremo, però tra qualche giorno, perchè oggi voglio invece sottolineare l'ultimo personaggio emerso nel contesto televisivo e non, il quale, con una nuova maniera di proporsi e una grande conoscenza del suo argomento di fondo, si è candidato prepotentemente per risolvere i "dilemmi" geopolitici degli italiani: Dario Fabbri. Personaggio, indubbiamente magnetico, capace con sua stessa proposizione "scenica", originale ed eccentrica , di catturare l'interesse dello spettatore. Chiedere agli italiani cosa pensino di Fabbri dopo gli scritti su Limes o le esternazioni su La7 rimane probabilmente superfluo (un poco come succede per Barbero ma con altri risvolti e altre maniere ) ma quello che alla fine rimane è il dubbio (che l'articolo a seguire rivisita in maniera completa ed esaustiva) sull'effettiva giustezza di molte argomentazioni e sull'approccio originale alla materia che Fabbri distilla con una bravura epocale. Se con Barbero l'approccio storico, scientificamente affrontato, è di pù facile coinvolgimento e condivisione, la psicologia collettiva e lo spirito delle nazioni rimane molto più difficile da valutare, come le visioni antropologiche e etnografiche e , aggiungo io, il ruolo dell'inconscio collettivo  o meno che fa capolino, in molte digressioni sui popoli in guerra, magari come Ucraina e Russia. Sarebbe comodo, come accade nella famosa Trilogia della Fondazione di Asimov poter discernere il futuro dei popoli e delle nazioni con le formule matematiche della psicostoriografia ma il vero problema è la tendenza ad accettare il responso dell'esperto senza rendersi conto che:"La società è parte attiva nel processo che rende l’esperto tale proprio perché essa si rifiuta di scoprire cosa c’è sotto questo status". Come dire, in soldoni, quanto sia difficile non rimanere colpiti dalla bravura, dai meccanismi verbali, dalle posture personali ma anche dalle proposizioni peculiari, dalle congetture non subito verificabili, dalle teorie più affascinanti dell'esperto di turno. Con Dario Fabbri, tutto ciò è portato alla sublimazione e dunque diventa veramente difficile comprendere, aldilà della sua preparazione, dei suoi studi, quanto le sue spiegazioni abbiano sempre e comunque una base certa, proprio perchè molte sue ipotesi partono da particolari scienze sociali dove le certezze paiono non esistere se non nell' accettazione, da parte nostra, di un funambolico e bravo raccontatore.

Dario Fabbri, l'incompreso

di Alessandro Lolli da Il Tascabile

Cè una cosa che si dice di certi autori famosi: “tanto letto quanto poco capito”. A dirla sono di solito cultori dell’autore medesimo che vogliono spingere la loro personale interpretazione, alle volte con buone ragioni: pensiamo a quegli autori molto controversi come Nietzsche, o a quelli particolarmente oscuri come Deleuze. Si sostiene, in merito a questi autori, che ci sia una verità in bella vista che non viene capita o addirittura processata dai lettori. Ecco, non trovo nessuno cui questo detto si addica di più che a Dario Fabbri, lo studioso e divulgatore di geopolitica passato, poco prima della guerra, dalla redazione di Limes agli studi di La7 e al successo nazionalpopolare...

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