29 agosto 2023

LIBRI: La seconda opera di Bernardo Zannoni, scrittore sarzanese, si intitola "25"

 

Esce oggi in tutta Italia il nuovo romanzo di Bernardo Zannoni,  disponibile quindi anche nelle nostre librerie dove, già stamattina, molti lo chiedevano con curiosità e interesse. Segnaliamo la notizia e la corrediamo sia del commento della Casa Editrice Sellerio, tratta dalla sua pagina web e della recensione apparsa domenica scorsa nella Lettura, l'inserto letterario del Corriere della Sera. Buona lettura a tutti.


Bernardo Zannoni

Gerolamo è una strana creatura, un ragazzo di venticinque anni che vive in una città di mare, abita da solo, mangia spesso dalla zia. Ha qualche amico e nessun lavoro, esce di sera e di notte, dorme la mattina. Aspetta, ma non si sa bene cosa. Lo agita un desiderio quasi violento di diventare adulto e al tempo stesso porta dentro di sé un Gerolamo precedente, bambino e adolescente, che non lo vuole abbandonare.
Eppure nella sua attesa, nell’immobilità, nell’indecisione sospesa tra dubbi e inesperienza, nella paura costante di perdersi, Gerolamo è travolto dall’intensità e dalla meraviglia di quanto gli accade. Ha un amico che sta molto male, un altro che finalmente si è innamorato, un pappagallo da accudire per qualche giorno, la ragazza del piano di sopra sul punto di partorire. Fuma molte sigarette, beve volentieri, ma soprattutto Gero spera che giunga un momento in cui le cose cambino, in cui per lui e per tutti quelli intorno a lui arrivi il «punto di rottura», un bagliore di chiarezza che squarcia le nubi piene di pioggia, la realtà finalmente tirata a lucido, la vita che si mette a scorrere nella direzione giusta.


Alla sua seconda opera Bernardo Zannoni racconta il mondo degli umani con la fantasia e la profondità emotiva con cui aveva narrato la società degli animali ne I miei stupidi intenti. Scrive un romanzo che ha i tempi scomposti e incoerenti della giovinezza, lo sguardo in cui si fondono dolcezza e crudeltà di chi ha fame di vita, la comicità e l’assurdo delle menti che si avviluppano su se stesse. Dalle sue incursioni appassionate, fiabesche, avventurose, scaturisce un disegno di sorprendente realismo, un ritratto pieno di curiosità e di premura, al tempo stesso divertito e sgomento di fronte a quegli strani esseri che compongono il genere umano. (dalla pagina Sellerio del libro)






LA RECENSIONE  DI "25" (dalla Lettura, l'inserto letterario del Corriere della sera)

Titolo in forma di numero per il ragazzo fatto di fumo
di Ermanno Paccagnini


Va detto subito: chi immaginasse di ritrovare nel nuovo libro di Bernardo Zannoni, 25 le atmosfere del romanzo d'esordio, I miei stupidi intenti, vincitore del Premio Campiello 2022, ne risulterebbe facilmente deluso. Certo, non mancano punti di contatto, a partire dalla situazione del protagonista, Gerolamo, detto Gero, ventiquattrenne a sette giorni dal nuovo compleanno, con un passato nel quale c'è stata una breve storia d'amore, ma soprattutto una famiglia disastrata, con, a un anno, il padre sparito nel nulla, "semplicemente dissolto, se lo era ripreso l'aria, un giorno", così come "ai suoi diciannove anni se ne era andata anche la madre, forse con un altro uomo, chiamata anche lei dall'aria", ritrovandosi di fatto mantenuto dalla vecchia zia Clotilde, nella cui casa si rifugia per mangiare, salvo tornare invece la sera nella villa " grande,  vuota e distante: non c'era amore", lasciata in eredità a lui e alla zia, che però ha deciso di metterla in vendita. Una zia"enorme" e malata, che "pareva così fragile da rompersi. Ed effettivamente così era", e che "viveva in una casa minuscola, con un televisore gigante, acceso giorno e notte. Il bagno era così compresso che c'era da chiedersi come facesse ad entrarci, e la stanza da letto aveva solo il letto e un altro televisore, un poco più modesto. Dominava un odore di schifo: i miasmi si erano mescolati così bene da non farsi più riconoscere";ma che è la sola a credere in "questo ragazzo corpulento", che con la macchina fotografica "aveva talento, l'unica cosa buona. 

Tutto questo mentre Gero la sua vita se la fa scivolare addosso, sentendosi "un essere insignificante, sicuro di nulla, gli pareva di essere fatto di fumo. L'unica cosa reale erano i suoi problemi, tutti intorno a lui, che non poteva toccare ne spostare, essendo uomo di niente", trascinandosi di conseguenza in un vuoto efficacemente riassunto da una fidanzata nel lasciarlo:" Non hai un odore: "Semplicemente lui non aveva odore. Senza odore, era come se non ci fosse. La vita andava avanti anche senza odori, anche per una persona invisibile".
Un Gero che sta trascindosi in "una nebbia informe", "confuso su tutto quello che gli vorticava intorno", senza rendersi conto che però c'è ormai qualcosa "dietro i suoi occhi, pronto ad esplodere al momento opportuno". Solo che, anzichè a lui, questo accade a Tommy, "il suo vero amico. Il ragazzo sagace con l'umorismo puntuto, il leader da seguire e la spalla sui cui appoggiarsi". Accadde la sera del compleanno di Tommy, 25 anni, festeggiati da Barracus, un locale nel quale si accalcavano i ragazzi della sua età:" C'era chi studiava, chi aveva già un lavoraccio, chi invece non faceva nulla , e per assurdo sembrava aver capito tutto. Gero li chiamava gli ignavi, e non che lui si escludesse da questo insieme: vivevamo di niente, diretti da nessuna parte, rosicchiavamo la realtà giorno per giorno. Tutti avevano qualcosa che non andava: Tutti soffrivamo di ansia, paure, e angosce, nascoste sottopelle, dove se ne intravedono i contorni, e loro le coprivano con il cappotto. Gero non sapeva dire se gli ignavi fossero esistiti anche in altre generazioni; forse non in quel modo, non perduti fino a quel punto"; e dove trova Tommy dissanguato proprio nei bagni di quel locale. E sono appunto i cinque giorni di coma di Tommy che Gero e Amon, suo amico fina da bambini, per ragioni differenti cercare una via d'uscita per il loro domani, sentendosi (come già Tommy) "malati". Una svolta possibile solo attraverso quello che il "bellissimo"Amon-innamorato, poco emotivo, ma di "una contraddizione continua; altalenava in un mondo parallelo, offuscato, così opposto ai suoi modi distaccati e lucidi da farlo essere in stallo su tutto, persino sul camminare, o cercare le chiavi di una tasca"-chiama "punto di rottura", riconoscibile perchè in quel momento gli occhi si riempiranno di lacrime. Ed è" quando non ti nascondi più. Adesso non senti niente, ma è tutto lì. Deve solo trovare il suo momento. Magari è una liberazione, forse è dolore. Magari non lo senti nemmeno, oppure potrebbe ritardare per molto tempo. L'unica certezza è che rimane un conto in sospeso".

Per Gero è una ricerca per "ritagliarsi una certezza nell'abisso di dubbi in cui stava affogando" e in giorni che" andavano a vuoto"; quel "vuoto" che egli torna spesso "a fissare", e che insiame a "paura" (25) è il lemma a più alto indice di presenza (30), venendo a sostituire qui, come una ossessione, quella che nel primo romanzo era "la morte". Una morte ben presente comunque anche qui nelle forme persino estreme: tra quella serena e improvvisa di Zia Clotilde, o quanto può invece accadere in un mattatoio. Quel mattattoio che si offre come possibilità di lavoro, come "momento di prendere in mano la sua vita", come "prospettiva di iniziare qualcosa di nuovo, di essere pagato" e che in un attimo da un senso alla sua vita. "Minimo, quasi un'inezia; ma c'era , ed aveva uno spessore, si poteva toccare", e Zannoni ne offre un'efficacissima rappresentazione che passa da sonorità da Inferno dantesco a cruda rappresentazione cinematografica del "fiume di carne" di ogni tipo sputato dalla macchina, al kafkiano "Ci deve essere un errore, io non ho colpa". E da dove viene lo sviluppo finale attraverso una presenza femminile  da deus ex machina-" Volevo solo spaventarti, farti crescere un pò. Mi dispiace. "Io non so cosa state passando", disse. " Ma c'è bisogno di scuotervi. Ho sentito questo"- che induce ad una coscienza approdata al suo punto di rottura salvifico un Gero dall' "incedere leggiadro, senza una direzione, un passare col rosso, disperarsi in una gioia infinita. Aveva ripreso a camminare, chissà dove, chissà per quanto. Si sentiva un'uomo. Forte e fragilissimo".

Di qui un'efficace costruzione di ambientale da luoghi chiusi e ristretti: una città "che si abbassava, schiacciata dalla massa nerastra del mare" vissuta come una Grande Gabbia; la casa della zia; la sua villa nella quale viene a mancare la corrente: il locale di Barracus affollato e gestito come una vera prigione in cui i clienti sono di fatto soggetti a continuo ricatto; loculi del Pillola Blu, " un posto dove ti fanno vivere i sogni" ( e dove Gero riattraversa la sua vita). Nella quale si muovono personaggi ben delineati psicologicamente, o anche solo fisicamente (Barracus " strano, tarchiato incrocio tra un bullo adolescente e un cane d'appartamento: aveva l'insicurezza del primo e la morbosità del secondo"; o Cicero, "irrimediabilmente strabico, al punto da sembrare che avesse due occhi ben distinti, due facce nello stesso viso"), e dove forse solo la donna deus ex machina è da clichè; e però con una Zia Clotilde strepitosa. Servita da una scrittura densa e intensa, pur con qualche ripetizione o scivolata retorica fuori suo stile( come quella " immensa slavina di solitudine lo scosse da capo a piedi, lo schiacciò come una carica di cavalleria rivolta il terreno e rade al suolo l'erba").

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