28 gennaio 2024

GIORNATA DELLA MEMORIA 2024: Alcune considerazioni a latere

Davanti al Monumento alla Deportazione nel cimitero di Sarzana
 

Una piccola commemorazione ieri, 27 gennaio, per un immenso ricordo come l'Olocausto. Sostanzialmente la maggior parte delle persone ha preferito disertare questa Giornata o perchè oramai insensibili a temi di questa portata o quasi irritati nel dover ascoltare Liliana Segre o vedere in televisione i cancelli di Auschwitz.


E' un dato di fatto che la memoria, con il tempo, degrada lentamente, evapora con discrezione soprattutto se si comincia a pensare che esistano accadimenti che non torneranno mai più nella vita moderna. Eppure, nel guardare alla televisione quei ragazzi che con le scuole arrivano a passeggiare per i campi di sterminio, colpiti e affranti nel profondo dell'animo, come si evince dalle loro parole o dai loro volti, risiede una speranza di mantenere vivo un flebile ricordo di conoscenza che, invece, la maggior parte delle nuove generazioni, troppo occupate, nello stesso tempo, in un quotidianità oppressiva e ludica da loro stessi edificata, hanno bellamente rimosso. E quando alcuni di loro, animati ancora da principi nobili e solidali, vogliono protestare per quanto accade oggi in Palestina nella Giornata della Memoria, occorre prendere atto di come la confusione regni sovrana nel voler considerare sullo stesso piano le folli, insensate e disumane azioni dei sionisti israeliani che avvengono nella striscia di Gaza con l'inesprimibile evento che fu la Shoah. Come per la tragedia delle foibe, strumentalizzata politicamente da una destra ignorante nel giorno del ricordo, dove anche qui, ma con dolo, si compiono paragoni impossibili, si vuole evitare di ricordare, di conoscere la reale natura di quello sterminio totale di esseri umani che avvenne nella Germania di Hitler. E, badate bene, non si tratta di un mero, " banale" confronto del numero delle vittime, ne di pensare  che i morti di diversi momenti siano meno importanti di altri, quanto di avere memoria, di conoscere la vera, inenarrabile realtà di una azione umana, lo sterminio di milioni di esseri umani, che non è comprensibile per propria stessa natura, la cui ragione d'essere rimane indicibile, non spiegabile per sempre, prescindendo, nella sua indescrivibile efferatezza, dalle nazionalità, dalle etnie, dai generi.  




Liliana Segre in un suo testo, pubblicato da ieri tra le pagine della Treccani dice:" Come ha scritto Primo Levi nell’Appendice a Se questo è un uomo: «forse, quanto è avvenuto non si può comprendere, anzi, non si deve comprendere, perché comprendere è quasi giustificare» (1976, p. 197). Intendeva dire che ‘comprendere’ significa alla lettera prendere sotto un unico sguardo, circoscrivere, forse anche limitare, sicché poi il passaggio alla semplificazione, alla banalizzazione, se non addirittura alla negazione può essere breve. Per questo Levi aggiungeva: «se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate» (p. 198). Dunque non mai ‘comprensione’, ma sempre ‘conoscenza’, come pratica ed esperienza diffusa, partecipata, potrebbe dirsi religione civile".

Ecco, dunque, perchè occorre portare avanti questa memoria, questa conoscenza e lasciarla intonsa di ogni accostamento, di ogni contatto, di ogni inutile se non falsa giustapposizione. Ciò che alberga di peggiore nel profondo dell'essere umano emerge carsicamente in molti, tremendi modi come testimonia la nostra storia antica e recente ma, come aggiunge ancora una volta Liliana Segre, una sfortunata protagonista di quell'immane, estremo sconvolgimento: " Particolarmente nel caso della Shoah è bene che i tre livelli della testimonianza, della storia e della memoria, pur senza confondersi, si incontrino e completino a vicenda. Proprio l’unicità infatti dello sterminio sistematico del popolo ebraico e di altre minoranze sociali e politiche perpetrato in Europa dai nazisti, quasi impone l’esigenza di dar luogo a un discorso al tempo stesso diffuso e intelligibile a tutti, ma anche serio, informato, credibile. Certo resterà sempre uno scarto fra la parola e la realtà, fra il dire e l’indicibile, uno scarto che forse neanche l’esperienza diretta potrà mai colmare, in special modo per il tempo in cui testimoni non ve ne saranno più. E se pure questo è un problema di tutte le epoche storiche, l’unicità della Shoah rende ancora più necessario che oggi funzioni un sistema integrato della memoria fatto di scuola, università, formazione, centri di ricerca, mezzi di comunicazione, famiglie, società nel suo insieme". 

Noi, nel nostro piccolo, continuiamo a ricordare.

InSarzana


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