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Davanti al Monumento alla Deportazione nel cimitero di Sarzana |
Una piccola commemorazione ieri, 27 gennaio, per un immenso ricordo come l'Olocausto. Sostanzialmente la maggior parte delle persone ha preferito disertare questa Giornata o perchè oramai insensibili a temi di questa portata o quasi irritati nel dover ascoltare Liliana Segre o vedere in televisione i cancelli di Auschwitz.
Liliana Segre in un suo testo, pubblicato da ieri tra le pagine della Treccani dice:" Come ha scritto Primo Levi nell’Appendice a Se questo è un uomo: «forse, quanto è avvenuto non si può comprendere, anzi, non si deve comprendere, perché comprendere è quasi giustificare» (1976, p. 197). Intendeva dire che ‘comprendere’ significa alla lettera prendere sotto un unico sguardo, circoscrivere, forse anche limitare, sicché poi il passaggio alla semplificazione, alla banalizzazione, se non addirittura alla negazione può essere breve. Per questo Levi aggiungeva: «se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate» (p. 198). Dunque non mai ‘comprensione’, ma sempre ‘conoscenza’, come pratica ed esperienza diffusa, partecipata, potrebbe dirsi religione civile".
Ecco, dunque, perchè occorre portare avanti questa memoria, questa conoscenza e lasciarla intonsa di ogni accostamento, di ogni contatto, di ogni inutile se non falsa giustapposizione. Ciò che alberga di peggiore nel profondo dell'essere umano emerge carsicamente in molti, tremendi modi come testimonia la nostra storia antica e recente ma, come aggiunge ancora una volta Liliana Segre, una sfortunata protagonista di quell'immane, estremo sconvolgimento: " Particolarmente nel caso della Shoah è bene che i tre livelli della testimonianza, della storia e della memoria, pur senza confondersi, si incontrino e completino a vicenda. Proprio l’unicità infatti dello sterminio sistematico del popolo ebraico e di altre minoranze sociali e politiche perpetrato in Europa dai nazisti, quasi impone l’esigenza di dar luogo a un discorso al tempo stesso diffuso e intelligibile a tutti, ma anche serio, informato, credibile. Certo resterà sempre uno scarto fra la parola e la realtà, fra il dire e l’indicibile, uno scarto che forse neanche l’esperienza diretta potrà mai colmare, in special modo per il tempo in cui testimoni non ve ne saranno più. E se pure questo è un problema di tutte le epoche storiche, l’unicità della Shoah rende ancora più necessario che oggi funzioni un sistema integrato della memoria fatto di scuola, università, formazione, centri di ricerca, mezzi di comunicazione, famiglie, società nel suo insieme".
Noi, nel nostro piccolo, continuiamo a ricordare.
InSarzana
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