Proprio perchè siamo in vista del Giorno della Memoria e avendo osservato quanto accaduto pochi giorni fa a Roma (con i saluti neofascisti in grande spolvero) mi sento di aggiungere qualche considerazione. In primo luogo, credo che la decisione della Cassazione su questo patetico saluto che, tra l'altro, di romano non ha proprio nulla, non poteva che mantenersi su binari di sostanziale ambiguità.
La decisione della Cassazione si è probabilmente mossa su ragionamenti di questo tipo ma rimane da chiedersi perchè siamo arrivati a questo punto e cosa fare visto l'intrinseca possibilità che tali aggregazioni possano, come è accaduto in Germania, con la nuova destra, arrivare a convincere una parte dei cittadini sulla giustezza di scelte reazionarie e disgreganti contro la democrazia vigente. Per rispondere a queste domande occorre parlare anche della sinistra e fare alcune brevi considerazioni storiche. La presenza di principi ideologici di sinistra (nei partiti, nelle associazioni, nei cittadini, ecc) negli stessi anni nei quali i neofascisti esprimevano le loro prime aggregazioni avevano impedito, sostanzialmente, che le reminiscenze fasciste potessero andare oltre ad un certo livello. La presenza di un una democrazia che si muoveva sull'antifascismo, presente,come collante, in tutti i partiti dell'arco costituzionale (escluso ovviamente l'MSI o i monarchici) costituiva una garanzia che la Costituzione stessa evidenziava. Le stesse contestazioni degli anni 60 e 70, pur nella loro parziale giustezza di fondo, avevano contrapposto però generazioni e strati sociali e in questo clima (la follia finale del terrorismo aveva fatto si che si creasse un momento di particolare problematicità per la nostra democrazia) i neofascisti avevano preso campo ed importanza tanto da arrivare a tentare un colpo di stato. Dalla fine degli anni 80, con i suoi cambiamenti epocali, si assiste all'inevitabile declino della politica nostrana e della sinistra in particolare, appiattita sempre di più su posizioni troppo liberali e sebbene avesse giustamente abbandonato le posizioni massimaliste, aveva perso quella funzione di baluardo, di argine verso gli estremismi neo fascisti. La memoria storica si era appannata, l'antifascismo cominciava a latitare, le manifestazioni avevano perso il loro reale significato e le scelte politiche non seguivano più quei principi di uguaglianza, di libertà, di solidarietà precedenti. L'entrata in politica degli imprenditori, gli scandali di corruzione, la nascita di spinte disgregatrici locali sono state terreno fertile per mantenere pensieri populisti, violenti e prevaricatori che oggi emergono sempre di più e democraticamente nel Parlamento italiano ma anche nella consacrazione di gruppi neofascisti sempre più sicuri della loro forza.
Dunque la maggioranza dei cittadini italiani ha riacquisito pensieri di destra, di conservatorismo estremo, espressi dal nuove centro destra al potere, pensieri che hanno poi debordato in molti di coloro che sono andati ad ampliare quelle organizzazioni estreme di chiara marca neo fascista. Paradossalmente la sinistra italiana che, negli anni, si è come disciolta nella società globalizzata e individualista che governa il mondo, si trova oggi nella stessa situazione dei gruppi neofascisti nel dover ricavare, per poter esistere nuovamente, una nuova ideologia, nuovi riferimenti che non possono essere attinenti al passato comunista, giudicato inidoneo dalla Storia ne tantomeno da estremismi passati, ancora in voga in tanti centri sociali del Paese. La sinistra, per impedire che ulteriori cittadini spostino le loro preferenze a destra, per poter mantenere un contro altare democratico alla destra vincente o per fermare l'emersione nel loro inconscio dell'accettazione populistica più, marcata, del razzismo più bieco, della violenza meno controllabile, dovrebbe comprendere che l'unico, vero riferimento rimane la Costituzione. Nell'uso reale, razionale, radicale (notate le tre R) di molti dei suoi articoli esistono quei valori e quei principi che permetterebbero alla sinistra di accettare un vero confronto con una destra che possiede solo una visione economica, conservatrice, dettata da fattori contingenti e molte volte contrari a logiche di eguaglianza, di libertà o di solidarietà. Capisco, ovviamente quanto questo sia problematico. Non è un caso che si voglia conformare anche la stessa Costituzione a questo sistema sbagliato e prevaricante (la sinistra al governo nei primi duemila ha le sue responsabilità sia sul Titolo V modificato quanto all'aggiunta del pareggio di bilancio tra i commi della Carta) eppure per arrestare questa deriva che, ripeto, si muove da un lato sul conservatorismo, sull'ignoranza e sull'improvvisazione di un governo di destra (specchio di una società già malata di consumismo, di esagerazione, di menefreghismo verso un vivere civile) e dall'altro lato su movenze extraparlamentari nazionaliste e violente, l'unica, vera “ideologia” rimane quella ispirata dai valori contenuti nella Carta Costituzionale, antifascismo compreso. Siamo evidentemente all'ultima ridotta, all'ultimo baluardo. Perso questo, l'omologazione sarà totale e il cerchio si chiuderà nuovamente con la reazione al potere. Che sia democraticamente conservatrice o reazionaria e dittatoriale solo il tempo potrà scandirlo.
Giorgio Giannoni
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