21 gennaio 2024

Voce del verbo commemorare di Giorgio Giannoni

 

Proprio perchè siamo in vista del Giorno della Memoria e avendo osservato quanto accaduto pochi giorni fa a Roma (con i saluti neofascisti in grande spolvero) mi sento di aggiungere qualche considerazione. In primo luogo, credo che la decisione della Cassazione su questo patetico saluto che, tra l'altro, di romano non ha proprio nulla, non poteva che mantenersi su binari di sostanziale ambiguità.


Sembra illogico e contraddittorio ma, a mio avviso, questi gruppuscoli di nera umanità sono disperatamente alla ricerca di una identità, di una nuova parvenza ideologica che possa assicurare a tutti loro un inquadramento coerente con le loro peggiori pulsioni. Le nuove generazioni che li compongono sono guidate da coloro che furono neofascisti negli anni 70, i quali avevano introitato, grazie a turpi personaggi come Almirante, degno avanzo della peggior dittatura, quelle movenze veramente fasciste, rimaste vive proprie per la loro intrinseca continuità popolare di quel tempo violento e prevaricatore ma anche e soprattutto perchè gli italiani non hanno mai fatto i conti con la loro storia peggiore. Ma la distanza temporale che via via si è interposta rispetto al ventennio ha costretto i nuovi fascisti ad “aggiornare”, per così dire, il loro già povero “bagaglio culturale”. Da qui deriva, in mancanza di antichi eroi fascisti sempre più lontani o di vati poetici del momento, questa continua commemorazione di giovani personaggi, “caduti da eroi” durante le lotte estremiste degli anni '70. I giovani di Forza Nuova o di Casa Pound si sono forgiati nell'estemporaneità di una saluto romano che serve da trait d'union con qualcosa che non hanno comunque conosciuto, ma che è stato mostrato loro con parole di fuoco ed è rimasto nella loro memoria collettiva come espressione di un epoca aurea che vorrebbero riproporre ma, inevitabilmente, anche da aggiornare ai tempi. Qualcuno potrà dire che la violenza e la sopraffazione sono sempre uguali nel tempo ma i riferimenti a cronache più vicine, magari vissute i prima persona o dal fratello o dal padre, rendono più concreta l'immedesimazione e dirigono la nera pulsione verso un sentire comune. Ecco allora la più facile unione con i principi neofascisti, più vicini a loro, dei giovani “caduti” negli anni 70 o la consacrazione dell'epopea letteraria di filosofi psicotici sempreverdi o di scrittori come Tolkien, la cui opera, già in quegli anni, era stata completamente travisata e piegata ai loro bisogni. Da quanto detto emerge anche l'inconscio timore di sembrare veramente troppo fascisti ma senza esagerare, perchè, pur con la proposizione di gesti innegabilmente di quel tempo nefasto, la legge Scelba impedisce loro di ricostituire il vero partito fascista, pena la loro distruzione politica e sociale. Occorre cioè, da parte loro, un'attenzione di fondo, in vista di un futuro politico eventuale, a non mostrarsi troppo fedeli a tutta quella prosopopea del ventennio che in fin dei conti li accomuna a quel piccolo “manipolo” di irriducibili che ogni anno va a commemorare a Predappio la salma del dux, auspicando un ritorno al voi, ai cerchi di fuoco di Starace, alla faccetta nera, ecc, ecc. Se commemorare diventa la parola d'ordine futura per tali rievocazioni gestuali dobbiamo essere consapevoli che questi sono i lati disfunzionali ma irrevocabili di un sistema democratico. Nel permettere queste esibizioni di forza occorre essere consapevoli che l'ultimo limite (la legge Scelba) non può e non deve essere superato ma sono purtroppo convinto che queste aggregazioni potrebbero continuare a crescere non perchè il cittadino italiano abbia la voglia nascosta di finire in un regime che richiami quello fascista di un tempo ma piuttosto che entri in sintonia con un nuovo richiamo populista, nazionalista, reazionario, razzista e violento che pur di esistere e crescere politicamente non ha la minima remora a mostrarsi in supeficie simile al fascismo di un tempo, esprimendone qualche vecchia e scolorita immagine, ma che nel profondo, si sta preparando a mostrarsi in altri panni, aggiornati ai tempi ma forieri delle stessa, maledetta, sciagurata anima.

La decisione della Cassazione si è probabilmente mossa su ragionamenti di questo tipo ma rimane da chiedersi perchè siamo arrivati a questo punto e cosa fare visto l'intrinseca possibilità che tali aggregazioni possano, come è accaduto in Germania, con la nuova destra, arrivare a convincere una parte dei cittadini sulla giustezza di scelte reazionarie e disgreganti contro la democrazia vigente. Per rispondere a queste domande occorre parlare anche della sinistra e fare alcune brevi considerazioni storiche. La presenza di principi ideologici di sinistra (nei partiti, nelle associazioni, nei cittadini, ecc) negli stessi anni nei quali i neofascisti esprimevano le loro prime aggregazioni avevano impedito, sostanzialmente, che le reminiscenze fasciste potessero andare oltre ad un certo livello. La presenza di un una democrazia che si muoveva sull'antifascismo, presente,come collante, in tutti i partiti dell'arco costituzionale (escluso ovviamente l'MSI o i monarchici) costituiva una garanzia che la Costituzione stessa evidenziava. Le stesse contestazioni degli anni 60 e 70, pur nella loro parziale giustezza di fondo, avevano contrapposto però generazioni e strati sociali e in questo clima (la follia finale del terrorismo aveva fatto si che si creasse un momento di particolare problematicità per la nostra democrazia) i neofascisti avevano preso campo ed importanza tanto da arrivare a tentare un colpo di stato. Dalla fine degli anni 80, con i suoi cambiamenti epocali, si assiste all'inevitabile declino della politica nostrana e della sinistra in particolare, appiattita sempre di più su posizioni troppo liberali e sebbene avesse giustamente abbandonato le posizioni massimaliste, aveva perso quella funzione di baluardo, di argine verso gli estremismi neo fascisti. La memoria storica si era appannata, l'antifascismo cominciava a latitare, le manifestazioni avevano perso il loro reale significato e le scelte politiche non seguivano più quei principi di uguaglianza, di libertà, di solidarietà precedenti. L'entrata in politica degli imprenditori, gli scandali di corruzione, la nascita di spinte disgregatrici locali sono state terreno fertile per mantenere pensieri populisti, violenti e prevaricatori che oggi emergono sempre di più e democraticamente nel Parlamento italiano ma anche nella consacrazione di gruppi neofascisti sempre più sicuri della loro forza.

Dunque la maggioranza dei cittadini italiani ha riacquisito pensieri di destra, di conservatorismo estremo, espressi dal nuove centro destra al potere, pensieri che hanno poi debordato in molti di coloro che sono andati ad ampliare quelle organizzazioni estreme di chiara marca neo fascista. Paradossalmente la sinistra italiana che, negli anni, si è come disciolta nella società globalizzata e individualista che governa il mondo, si trova oggi nella stessa situazione dei gruppi neofascisti nel dover ricavare, per poter esistere nuovamente, una nuova ideologia, nuovi riferimenti che non possono essere attinenti al passato comunista, giudicato inidoneo dalla Storia ne tantomeno da estremismi passati, ancora in voga in tanti centri sociali del Paese. La sinistra, per impedire che ulteriori cittadini spostino le loro preferenze a destra, per poter mantenere un contro altare democratico alla destra vincente o per fermare l'emersione nel loro inconscio dell'accettazione populistica più, marcata, del razzismo più bieco, della violenza meno controllabile, dovrebbe comprendere che l'unico, vero riferimento rimane la Costituzione. Nell'uso reale, razionale, radicale (notate le tre R) di molti dei suoi articoli esistono quei valori e quei principi che permetterebbero alla sinistra di accettare un vero confronto con una destra che possiede solo una visione economica, conservatrice, dettata da fattori contingenti e molte volte contrari a logiche di eguaglianza, di libertà o di solidarietà. Capisco, ovviamente quanto questo sia problematico. Non è un caso che si voglia conformare anche la stessa Costituzione a questo sistema sbagliato e prevaricante (la sinistra al governo nei primi duemila ha le sue responsabilità sia sul Titolo V modificato quanto all'aggiunta del pareggio di bilancio tra i commi della Carta) eppure per arrestare questa deriva che, ripeto, si muove da un lato sul conservatorismo, sull'ignoranza e sull'improvvisazione di un governo di destra (specchio di una società già malata di consumismo, di esagerazione, di menefreghismo verso un vivere civile) e dall'altro lato su movenze extraparlamentari nazionaliste e violente, l'unica, vera “ideologia” rimane quella ispirata dai valori contenuti nella Carta Costituzionale, antifascismo compreso. Siamo evidentemente all'ultima ridotta, all'ultimo baluardo. Perso questo, l'omologazione sarà totale e il cerchio si chiuderà nuovamente con la reazione al potere. Che sia democraticamente conservatrice o reazionaria e dittatoriale solo il tempo potrà scandirlo.

Giorgio Giannoni

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