Dopo aver sottolineato l'ignoranza che alberga in molte parti del Bel Paese, Loredana Lipperini sottolinea la mancanza del buon uso delle parole in Italia ed in particolare sull'incapacità di rinnovare un lessico che, oramai, sia in ambito politico e sociale o nella comunicazione di tutti giorni, rimane datato, obsoleto e pieno di luoghi comuni e frasi fatte.
Fino a quando non comincia a splendere: sulla mancanza della parola
di Loredana Lipperini da Lipperatura
Quando si intraprende una discussione, ovunque la si intraprenda (qui, sui social, su carta, in televisione), c’è un problema di cui non ci si rende conto, almeno secondo me. Le parole. Che non si rinnovano, che mancano, che vengono ripetute fino a sbiadire. Parto dalle parole della sinistra: ma non degli esponenti politici di primo piano, bensì dei militanti o simpatizzanti o votanti o quel che vi pare. Sono sempre uguali. Le sento ripetere fin dagli anni Settanta, e allora avevano forse un senso: ma oggi sono automatismi, meccanismi vuoti, non aderenti al reale...
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Un consiglio: seguite il link che, nell'articolo, porta allo scritto di Matteo Nucci LA LINGUA DELLA TRAGEDIA pubblicato su Minima& Moralia. Forse, dopo la lettura, si potrebbe avere le idee più chiare non solo dei reali accadimenti in Palestina quanto di quali parole vengano sbadatamente, erroneamente, volutamente usate nel descriverli.
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