In queste settimane a Sarzana si è parlato molto di crisi climatica. Dalle parole del climatologo Pasini a quelle del biologo Pino Sansoni, i concetti di fondo di quanto sta accadendo sul pianeta in seguito all'aumento delle temperature sono stati fortemente chiarificati e stigmatizzati ad oltranza. Oggi vale la pena leggere l'articolo a seguire che, in una certa maniera, assume proprio la valenza di un evidente corollario a questa situazione sempre più problematica.
ALPI FUTURE
di Alfio Pintarelli da Il Tascabile
A lungo le Alpi hanno rappresentato un vuoto nel cuore del vecchio continente. La civilizzazione romana aveva infatti consegnato alla cultura europea un’opposizione – quella tra ager, la pianura ordinata e coltivata, e saltus, le alture caotiche e selvagge – che ha influenzato per secoli il modo di pensare a questa catena montuosa, al tempo stesso barriera e punto di contatto tra l’Europa meridionale e quella centrale e settentrionale. I romani le Alpi le avevano conosciute bene, così come avevano conosciuto bene i popoli che le avevano abitate prima del loro arrivo: Reti, Camuni, Veneti, Illiri e Celti delle culture di Hallstatt e La Tène...
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