«Chi vince festeggia, chi perde spiega».
Julio Velasco, Maestro e C.T. della squadra di Pallavolo italiana femminile, Medaglia d'oro ai Giochi Olimpici di Parigi 2024
Sono stati Pietro Mennea e Marcello Fiasconaro ad avvicinarmi all'atletica(non fraintendetemi, quella da guardare alla televisione non quella praticata)e dunque da tempo immemore ho seguito l'evoluzione dell'atletica italiana ed una infinità di gare.
Livio Berruti e Pietro Mennea sono gli unici che abbiano mai vinto i 200 metri ad una olimpiade (sono passati 54 anni da Mosca 1980). Pietro Mennea aveva vinto il bronzo nei 200 metri nell'olimpiade del 1974 a Monaco.
Quest'anno sono quarant'annni che Gabriella Dorio ha vinto i 1500 metri a Los Angeles nel 1984, come per Alberto Cova quando vinse i 10000 metri sempre nella stessa olimpiade. Non abbiamo mai vinto gli 800 metri e le due uniche medaglie conquistate risalgono al 1908 a Londra e al 1936 a Berlino (due argenti). Non vinciamo una maratona da Atene 2004, quando Stefano Baldini, novello Fidippide, vinse l'autentica maratona ellenica. Nei lancio del disco, l'ultima medaglia, d'argento, risale al 1952 ad Helsinki con il mitico Adolfo Consolini e dobbiamo ritornare a Los Angeles 1984 per vedere un lanciatore del peso come Alessandro Andrei salire sul gradino più alto del podio. Per non parlare del lancio del martello dove l'unica medaglia mai vinta ad una olimpiade è l'argento di Nicola Vizzoni a Sydney 2000. Vorrei anche ricordare che il record di sette medaglie (3 ori, 1 argento e 3 bronzi) di Los Angeles 1984 fu anche dovuto al boicottaggio di 14 nazioni compresa l'Unione Sovietica come risposta al boicottaggio da parte degli Usa nell'olimpiade moscovita del 1980.
Ci sono poi alcune valutazioni contingenti da fare legate alla troppa vicinanza di queste ultime Olimpiadi con i Campionati Europei che si sono disputati un mese e mezzo prima dei Giochi di Parigi. Innanzi tutto la forma ideale degli atleti che per molti è stata raggiunta a Roma per perdersi poi a Parigi e i risultati positivi nella capitale hanno creato un senso di troppa confidenza e di euforia facendo perdere a molti quella concentrazione e quell'umiltà che occorre sempre mantenere in occasioni tanto importanti. Dunque, qualcuno dovrebbe fare un poco ammenda per questa scelta scellerata di porre due appuntamenti sportivi di tale spessore così vicini tra di loro. In definitiva, tuttavia non si può non prendere atto di quanti giovani si sono presentati sul palcoscenico di questa disciplina che avrebbe bisogno di tornare ad essere vista in maniera un poco più umana a cominciare dal medagliere. Perchè quest'ultimo è tarato primariamente sulle medaglie d'oro? Ci sarebbe da chiedersi a cosa serva la medaglia d'argento e quella di bronzo se poi la competizione e la relativa gerarchia sportiva ha sempre come riferimento l'individuo che deve vincere ad ogni costo. Solo il fatto di arrivare in finale rappresenta, soprattutto per gli italiani, un risultato straordinario, da non sottovalutare, a dimostrazione che competere a gran livello rimane comunque un privilegio di pochi fortunati ma che soffrire e sudare è il minimo comune denominatore di tutti i veri sportivi del pianeta. In definitiva, se il lavoro del Presidente Fidal, Stefano Mei si è rivelato prezioso nel dirigere al meglio l'entusiasmo nazionale derivato dal grande successo di Tokio e nella edificazione di una atletica giovane finalmente più competitiva, occorre ancora lavorare per avere finalmente una Nazionale veramente matura e affidabile. Ne riparleremo a Los Angeles 2028.
Giorgio Giannoni
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