27 settembre 2024

Il giallo si scolora nelle fiction tv

                       


Alla fine, come si dice, sono diventato come mio padre, un grande lettore di gialli ma, a differenza del genitore, sono un poco più sofisticato nelle scelte dove lui, invece, si beava di mescolare, nelle sue compulsive letture, ogni autore che i Gialli Mondadori sfornavano a ritmi iperbolici.


Ma le mie preferenze, in quei lontani giorni, andarono alla fantascienza e a quell'immaginario sofisticato che solo la science fiction sapeva esprimere con la sua narrativa d'anticipazione. Erano gli anni settanta, abitati da boomers capaci di guardarsi intorno con curiosità e interesse, in un mondo che cambiava rapidamente, tanto poi da sfuggirci, inevitabilmente, di mano. Ed oggi, dunque, abbandonata sostanzialmente la lettura fantascientifica (con qualche insperata eccezione), divenuta, dopo i fasti del sesto e settimo decennio del novecento, un genere letterario in evidente crisi di nervi, ho cominciato ad esplorare la galassia gialla, scoprendo grandi perle letterarie che si aggiungevano alle mie tre eccezioni giallistiche che, comunque, in questo campo molto abitato, avevo eletto, da tempo, a miei riferimenti investigativi, sia per le storie quanto per la capacità letteraria dei loro autori: Georges Simenon, Colin Dexter e Andrea Camilleri. Sono quelli che io chiamo 3M perchè i protagonisti dei loro libri sono tre investigatori il cui cognome, come ben saprete, inizia per questa lettera. Il Commissario Maigret, L'Ispettore Capo Morse e Il Commissario Montalbano. Questi tre protagonisti assommano la caratteristica di essere stati rappresentati alla televisione (Rai e BBC) con una evidente bravura sceneggiatoria e registica e una scelta negli attori che ha portato ad un successo di pubblico incredibile, seguito da una nuova ondata di lettura dei testi che sono diventati sempre più dei classici del genere. Avevo già parlato dell'Ispettore Morse, forse dei tre il meno conosciuto, e sul quale consiglio a tutti gli interessati di leggere questo mio post. Su Maigret e Montalbano credo sia inutile aggiungere qualcosa se non notare l'evidente superiorità letteraria che, senza nulla togliere al grande Camilleri, rimane evidente per Simenon, scrittore a tutto tondo. 

Acclarato quanto sopra sorge spontanea l'osservazione di come, in questi tempi moderni, il giallo letterario abbia avuto una miriade di trasposizioni televisive. Senza voler rimarcare gli sceneggiati in bianco e nero degli anni '60-70 costruiti, come nel caso di Maigret/Gino Cervi o Nero Wolfe/Tino Buazzelli, in una splendida, pedagogica veste teatrale, le fiction e le serie televisive si susseguono, oggi, con una ossessiva programmazione, stritolando nel bene e nel male molti personaggi che, sulla carta, hanno trovato una loro duraturo, accattivante, interesse tra il lettori ma che nel passare in tv vanno ad appiattire, a diluire molte delle loro caratteristiche fondamentali con l'aggiunta di rendere meno importante anche il luogo dove si svolge la vicenda e le relative descrizioni che sono importantissime nell'economia del racconto. 

"L’ingrediente fondamentale dei gialli – probabilmente più dell’eroe, sicuramente più della trama – è il luogo in cui sono ambientati. Non c’è investigatore che non si identifichi con il posto in cui vive: Miss Marple con St Mary Mead, Sherlock Holmes con Londra (221B Baker Street), Maigret con Parigi (Quai des Orfèvres, Brasserie Dauphine), Philip Marlowe con Los Angeles (#615 Cahuenga Buiding, Hollywood Boulevard), Pepe Carvalho con Barcellona (calle Perecamps), Fabio Montale con Marsiglia (sobborgo di Les Goudes). Nell’unico Paese al mondo dove i gialli sono gialli – il nome deriva dalla collana I libri Gialli, inventata da Lorenzo Montano e pubblicata da Mondadori dal 1929 – la territorialità è ancora più forte. In Italia abitano centinaia di investigatori letterari, uno quasi ogni città o regione, forse perché la vocazione localistica è più forte che altrove. Di solito in grandi città: il giallo nasce con la città moderna ed è possibile che la città – e la paura che provoca – sia il vero mistero che viene indagato. L’indagine è lo schema grazie al quale l’eroe può attraversare il lato violento dei luoghi in cui vive chi legge" 

Questo breve excursus è tratto da un articolo (Atlante degli investigatori italiani) che invito a guardare perchè elenca i più importanti protagonisti del giallo nazionale con la loro "residenza", testimoniando come leggere un giallo (seguendo storia e protagonista) abbia sempre e comunque bisogno di una collocazione che solo il libro riuscirà a far emergere nella sua interezza. 

La serie televisiva pur mostrandosi in alcuni casi interessante e divertente nel raccontare un giallo avvincente rimane insufficiente perchè, in alcuni casi, viene sbagliato completamente il cast rispetto ai protagonisti del libro e in altri le scene descrittive, i luoghi dove si svolge la vicenda assumono, molte volte, solo toni turistici, stucchevoli e di contorno. Due esempi emblematici (ma ve ne sono molti altri) sono la serie che ha come protagonista il Vicequestore Guarrasi (Vannina per gli amici) che opera a Catania. 

Cristina Cassar Scalia

Una fiction degna dei peggiori canali mediaset che non riesce assolutamente a cogliere l'essenza catanese e la reale valenza dei personaggi (soprattutto i comprimari) che il libro della scrittrice Cristina Cassar Scalia spande a piene mani tra le pagine dei suoi simpaticissimi libri. 

Ma quello che mi ha fatto scrivere queste poche righe è il trattamento che la Rai ha riservato ad uno dei personaggi più amati e rispettati nella lettura delle sue "avventure" come il Commissario Kostas Charitos, eccelso poliziotto nato dalla penna dello scrittore greco Petros Markaris. Uscito in prima serata due settimane fa e senza nulla voler dire sull'evidente inadeguatezza del cast nel saper rendere i personaggi della serie, quello che colpisce è la semplificazione di storie quotidiane dove  Markaris attinge a piene mani da una recente e tragica  storia della Grecia moderna,  che nel libro rimane sempre protagonista, la dittatura dei colonelli negli anni '70, soprattutto dal punto di vista politico e sociale. 


Andrea Camilleri e Petros Markaris

Markaris, grande amico di Camilleri e piuttosto anziano, ha ben negli occhi le devastazioni di quella dittatura e molti accadimenti nei libri, scritti dagli anni novanta ai giorni nostri, derivano direttamente o indirettamente da quel passato, compresa la quotidianità familiare del commissario. L'incredibile caos automobilistico della città di Atene è l'altro incomparabile scenario reso in maniera mirabile dall'elencazione delle vie nel terribile spostamento durante indagini e sopraluoghi, unito alla descrizione di un clima cittadino che pare si possa toccare con mano negli effetti più che deleteri sull'umanità ateniese. Il tutto ci restituisce livelli di rapporti umani, di incontri, di contrasti familiari, di violenza e sopraffazione, di amore e odio in una prospettiva mai unica, mai a senso unico ma guidata, giorno dopo giorno, dal rispetto e dal pragmatismo mediterraneo del Commissario Kostas, vero antieroe dei libri.


Maurizio De Giovanni e Petros Markaris


Oramai uno dei dettami di fondo per questa società globale è semplificare, agevolare la fruizione di un qualunque tema. Molte fiction corrono su binari di una blanda ripetitività e dunque anche di prevedibilità e sicurezza psicologica, perdendo lungo il cammino particolari, precisazioni, minuzie ma anche commistioni importanti rivelando, ancora una volta, quella complessità di fondo che alberga nel vivere di tutti i giorni che, già difficile da rappresentare nella pagina scritta, diventa un miraggio, una chimera nelle banali raffigurazioni televisive del secondo millennio.

Giorgio Giannoni

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