Habemus Corpus Le parole di Papa Bergoglio sull'aborto non considerano le donne e il loro diritto di scelta, insultando i medici e il loro lavoro compiuto in piena legalità. E dimostrano una postura culturale sua sul femminile che sul maschile da macho.
ABORTO:Le vie del linguaggio sono infinite
di Mariangela Mianiti dal Manifesto
«I medici che si prestano a questo (all’aborto n.d.r) sono…mi permetta la parola, dei sicari, e di questo non si può discutere. Si uccide una vita umana. E le donne hanno il diritto di proteggere la vita. Un’altra cosa sono i metodi anticoncezionali, sono un’altra cosa, da non confondere. Io adesso parlo solo dell’aborto e su questo non si può discutere, scusami ma questa è la verità».
Così parlò Papa Bergoglio dialogando con la stampa sull’aereo che lo riportava da Bruxelles a Roma, domenica scorsa, dopo un viaggio di tre giorni in Belgio e Lussemburgo. Poco prima, aveva avuto parole di elogio per re Baldovino che nel 1992 aveva abdicato per 36 ore per non firmare la legge che legalizzava l’aborto. Papa Bergoglio, a proposito di Baldovino, ha detto sempre su quel volo che, «il Re è stato coraggioso, davanti a una legge di morte non ha firmato e si è dimesso. Ci vuole coraggio, un politico con i pantaloni, per fare questo. Lui ha dato un messaggio e lo ha fatto perché è un santo. Ancora non è santo ma il processo di beatificazione andrà avanti, perché ne abbiamo avuto prova».
Che la Chiesa e il Papa siano contrari all’aborto non stupisce. Dicono quello che hanno sempre detto. Quello che invece stupisce, ed essendo donna mi indigna, è il linguaggio scelto dal Papa.
Un sicario è una persona pagata per uccidere, è un killer, qualcuno che di mestiere usa armi per eliminare qualcun altro dietro compenso, è una figura che sia in letteratura che al cinema che nella vita reale appartiene alla malavita, all’illegalità, a un mondo torbido che si nasconde e ammazza senza lasciare tracce.
Dire che i medici che praticano l’aborto secondo le regole stabilite da una legge, la 194, approvata dal parlamento italiano e ampiamente confermata da un referendum popolare, sono dei sicari equivale a svilire delle persone che fanno alla luce del sole e in piena legalità il loro mestiere. È un insulto immeritato.
Quei medici, peraltro pochi essendo sempre più numerosi gli obiettori di coscienza, sono professionisti che aiutano le donne e rispettano la scelta di chi, per le ragioni più disparate e sempre drammatiche, decide di non portare avanti una gravidanza. Quei medici non sono assassini, così come non sono assassine le donne che abortiscono.
Che cosa ne sa un uomo di che cosa significa restare incinte contro la propria volontà o desiderio? Che cosa sa del percorso interiore che una donna fa prima di arrivare alla decisione di interrompere una gravidanza? Che cosa può capire, un uomo, che non potrà mai restare gravido perché non ha l’utero, dello stato d’animo, psichico, fisico che invade una donna che non vuole quella gravidanza? Nessun uomo, che sia Papa o no, ma neanche una donna, che sia ministra o no, può decidere al posto di un’altra donna che rimane l’unico soggetto autorizzato a parlare quando si parla di aborto. E poi c’è l’altra espressione del Papa, quel «Un politico con i pantaloni», francamente retrograda perché sottintende che l’uomo vero si mette i pantaloni, cosa per altro assai dubitevole visto che ormai tutti indossano felicemente di tutto, e che il vero politico è un maschio.
Questo linguaggio svela una postura culturale che sul maschile e femminile è rimasta ferma al macho argentino di un tempo, come quando Bergoglio disse che se qualcuno insulta la sua mamma lui gli dà un pugno, o con l’altro scivolone sulla troppa frociaggine nei seminari. Peccato, perché su altre questioni, come i migranti e la guerra, le parole di Bergoglio sono più che condivisibili. Questo dimostra che l’imparabilità è infinita, come le vie del linguaggio, anche per un Papa.
mariangela.mianiti@gmail.com
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