28 ottobre 2022

PENSIERI STUPENDI: La marcia su Roma e la Costituzione di Giorgio Giannoni /Emilio Gentile: «La Marcia su Roma? Una tragedia creduta una farsa»

 

Luigi Fiori, comandante partigiano, ad una manifestazione romana per difendere la Costituzione


Credo che in Italia, aldilà del fatto ineludibile che la nostra comunità non abbia mai fatto i conti con la sua storia recente e con il fascismo in particolare, esista da qualche tempo un diffuso disinteresse, una atavica indolenza, soprattutto nelle nuove generazioni, verso argomenti datati o avvenimenti persi nel lontano passato.


Tale indifferenza, ovviamente, trova pieno riscontro nel tempo che passa, nelle generazioni che si succedono, nei nuovi passaggi storici, nelle modifiche sociali ed economiche, in una istruzione che poche volte arriva a parlare a scuola del nostro passato recente e dunque si perdono certe chiavi di lettura, certe narrazioni necessarie a mettere a fuoco l'emersione di quelle nuove parti negative, irrazionali, maligne vestite di nuovi abiti che mettono in forse un vivere democratico ed egualitario come esiste oggi in Italia. Non credo, a mio avviso, che l'avvento della nuova destra di governo contenga in se i prodromi di un nuovo fascismo, ma una visione più conservatrice, bigotta, ottusa, chiusa a cambiamenti inevitabili che il modificarsi della società impone, potrebbe porre basi future per un vivere peggiore, per una perdita di libertà e creare dei presupposti per un disfacimento di sicurezze e certezze. Emilio Gentile nell'articolo che segue scrive qualcosa che parrebbe in contraddizione con il ricordare il passato: " Non è vero che la storia insegna. La storia non insegna niente perché l’uomo è imprevedibile e le situazioni non si ripetono mai, prendono un corso diverso a seconda di mille variabili anche banali: qualsiasi grande evento storico avrebbe potuto virare se alcuni uomini avessero deciso in maniera diversa da come decisero, dunque è impossibile tracciare analogie. Per essere capita la realtà esige di essere osservata senza riferimenti al passato...". Il messaggio che emerge da questa affermazione possiede una sua forza per il carattere di generalizzazione che assume. Dobbiamo sempre essere in grado di capire ed agire di conseguenza quando, in un periodo storico, emergono la malvagità, le scelte reazionarie e disumane non necessariamente perchè la storia ce lo insegna quanto perchè, in questi anni passati di piena democrazia il popolo italiano dovrebbe aver introitato una logica di vita comune, appunto democratica e libertaria, che dovrebbe averlo "vaccinato", per la sua intrinseca validità, da ogni pessimo pensiero di nero rigurgito. Nell'inconscio umano, però, giacciono da sempre spinte pulsionali di prevaricazione e di potere che, a seconda del periodo storico, si traducono poi nella creazione di gerarchie sempre pronte a tutto pur di mantenere godimento e potere. In questo senso occorre sempre vigilare e creare nella società anticorpi e insegnamenti che arrestino queste spinte e possano far riconoscere le prime avvisaglie, gli inizi di quel qualcosa che metterà in dubbio il nostro vivere civile, il rispetto per gli altri, per le diversità o la ricerca dell'eguaglianza. Ecco dunque l'importanza della nostra Carta costituzionale, nella quale è stata tracciata una strada, sempre valida, di interpretazione, di valutazione della realtà sociale e politica nella quale viviamo. Potrebbe non servire (ma sarebbe utile farlo), mano a mano che il tempo passa, ricordarsi dell'insieme storico che ha forgiato la nostra modernità ma rimane vitale mantenere vivi principi e valori oramai frequentati da anni e sottolineati dalla consapevolezza che l'essere umano, per chiamarsi tale, deve conoscere, rispettare e condividere (basti pensare alla Dichiarazione dei Diritti Umani) . La democrazia con il suo bagaglio di norme è probabilmente la maniera migliore, certamente imperfetta come l'essere umano, per il funzionamento di una comunità, ed oggi, nel nuovo millennio(quasi un punto d'arrivo, un traguardo nel nostro stare assieme quotidiano) dobbiamo mantenere questa consapevolezza nel tentativo di impedire qualunque spinta contro la Costituzione e le sue norme. Dopo più di settant'anni dalla fine dell'ultima, anomala prevaricazione sociale e politica dobbiamo essere in grado di fermare in tempo ogni deriva, qualunque essa sia e come si presenti. Non si annuncerà, probabilmente, come dice Gentile, un'altra Marcia su Roma, ma dobbiamo sempre essere in grado di capire, con la nostra esperienza democratica, se qualche nuovo pericolo si profila all'orizzonte. 

Luigi Fiori, ricordererete il suo nome di battaglia, Fra Diavolo, comandante partigiano della prima ora, era solito trascorrere intere mattine nelle scuole della provincia a portare una copia della Costituzione per ogni alunno che incontrava e a insegnarne i contenuti. La scuola deve essere sicuramente l'inizio per memorizzare quelle regole e quei principi che devono continuamente ispirare le scelte, supportare le decisioni, dirimere i dilemmi ma anche gli adulti dovrebbero, ogni tanto, mandare un pensiero a questi valori e rendersi conto che, se la loro memoria non ricorda più la storia passata o non l'ha mai voluta conoscere, diventa però molto difficile non prendere atto di quanto siamo stati politicamente e socialmente liberi da 75 anni a questa parte. Se vogliamo continuare ad esserlo non resta che tenerci a mente la Carta. Forse molti non ricordano, non vogliono ricordare o non trovano nessun interesse a rivangare il passato ma, sicuramente, io credo, all'Italia di marce su Roma una è bastata e avanzata.

A seguire l'intervista allo storico Emilio Gentile che con molta precisione e sostanza ripercorre quegli anni burrascosi. Una notazionecome per Enrico Letta, viene ancora una volta riconosciuta l'impresa di Sarzana, unica città a respingere i fascisti il 21 luglio 1921. A terminare il post la scena della stazione tratta dal film , Nella città perduta di Sarzana, regia di Luigi Faccini e musiche del Banco del Mutuo Soccorso.

Giorgio Giannoni


Emilio Gentile: «La Marcia su Roma? Una tragedia creduta una farsa»

di Lucia Bellaspiga da Avvenire

«Maestà, la presunta marcia su Roma è tramontata». Con questo telegramma al re nell’ottobre di un secolo fa il presidente del consiglio Luigi Facta liquidava, come fosse fallito o addirittura mai avvenuto, l’evento che avrebbe dato inizio alla demolizione delle istituzioni democratiche.

Se tanta cecità lascia interdetti, il guaio vero è che Facta non fu il solo miope, anzi. All’indomani dell’adunata dei fascisti a Napoli (24 ottobre 1922), prova generale di quanto avverrà poche ore dopo a Roma, il foglio comunista L’Ordine Nuovo fondato da Gramsci ben lungi dall’allarmarsi minimizzava e sbeffeggiava: “Dopo la carnevalata napoletana, avvenuta nel paese di Pulcinella, è ormai evidente che il fascismo è in via di disgregazione”. “Tanto è solo una lite tra borghesi, a noi non interessa”, confermavano i capi del socialismo massimalista e del comunismo partendo per Mosca verso la III Internazionale...


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Sarzana. Piazza della stazione. Notte tra il 20 e il 21 luglio 1921. I fascisti non sono stati fermati e stanno arrivando a Sarzana. Il sindaco Pietro Arnaldo Terzi (Riccardo Cucciolla) inveisce contro il Capitano Jurgens (Roberto  Posse) che sta raggiungendo la Piazza della Stazione con i suoi uomini mentre la popolazione di Sarzana si prepara a respingere le squadracce fasciste. Contemporaneamente vengono uccisi (da parte degli Arditi e degli Anarchici)  i due portaordini fascisti catturati qualche giorno prima. Alla Stazione avviene l'incontro tra carabinieri e fascisti. Il capitano Jurgens reagisce allo sparo, esploso dalle file fasciste, ordinando a sua volta il fuoco. I fascisti continuano a sparare, uccidendo un soldato e ferendo un carabiniere. Cadono alcuni fascisti mentre il grosso si da alla fuga verso la stazione e poi nei campi verso il fiume. La popolazione di Sarzana, gli Arditi e gli Anarchici li insegue, uccidendone alcuni. Amaro sfogo dell'Ispettore Generale Trani (Franco Graziosi) nel vedere come la politica protegga i fascisti. Renato Ricci e i fascisti del primo attacco a Sarzana vengono liberati. (dal film NELLA CITTA' PERDUTA DI SARZANA regia LUIGI FACCINI 1980)

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