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Foto dalla Nazione on line |
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Quello che colpisce in questo argomento così importante è la stanca, inesausta ripetitività. Oggi sulla Nazione è comparso questo articolo, che ci informa di come, da un anno a questa parte, nulla è cambiato sul versante della difesa del nostro ambiente locale. Potremmo dunque ritenere, nella generale tracimazione di molti aspetti della nostra comunità, che quello ecologico sia oramai passato in second'ordine, testimoniando l'evidente assuefazione a convivere con rifiuti di ogni genere, mobili, lavatrici, materiale edilizio, avanzi marciti che non vengono più visti come un'alterazione immonda del luogo frequentato ma invece una sua parte reale e costitutiva, accettata senza tante remore da coloro che frequentano, magari per semplice diletto, i sentieri dei Bozi o del fiume.
Proprio un anno fa avevo pubblicato un post sulla stessa falsariga, collegato all'ennesimo articolo sul tema. Lo voglio riportare proprio per sottolineare l'ignorata ripetitività di cui parlavo e di come, anche e soprattutto su questo aspetto, occorra lavorare pesantemente (Associazioni, Comune, Parco, cittadini) per ripristinare i nostri luoghi da troppo tempo oltraggiati e sporcati dalla stupidità e dall'irresponsabilità di molti, nostri concittadini. Giorgio Giannoni
Discariche come pietre miliari, percorso fluviale nella morsa dei rifiuti | Foto
di Giorgio Giannoni dal blog In quel di Sarzana 13 marzo 2021
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Cari
concittadini di Val di Magra. Alcuni di voi mi fanno veramente schifo.
Un sentimento sempre più in crescendo, connaturato e direttamente
proporzionale alla vostra insulsa maniera di concepire il nostro luogo,
il nostro ambiente nel quale, purtroppo, anche voi avete dimora.
L'articolo a seguire da Città della Spezia che offre, nel suo reportage
scritto e fotografico, un momento di "rilassante passeggio" lungo il
nostro fiume Magra, illustra, con merito e disgusto, la situazione
terrificante e verminosa nella quale è trattato uno degli angoli più
belli del nostro territorio.
Non ci sono più scusanti per la lercia abitudine di lasciare rifiuti di
ogni sorta lungo la sponda del fiume o per i sentieri di accesso. Mi
domando quale possa essere la vostra cultura, la vostra psicologia
personale nel pensare che, per voi, una discarica puzzolente o vecchi
elettrodomestici o mucchi di plastica siano considerati alla stessa
maniera di splendidi oliveti, di macchie di verde, dello scorrere
dell'acqua o del canto degli ucceli. Siete dunque solo limitati,
instupiditi dal mondo, oppure vi considerate dei furbi, dei semplici
annoiati dalle regole, dal vivere civile e come tali non prendete
neanche in considerazione l'idea che il luogo dove vivete sarebbe
migliore se la vostra schifosa rumenta, come siete evidentemente voi,
possa e debba essere smaltita nei luoghi consoni. Se non lo fate, aldilà
del vostro piccolo cervello, ne emerge evidentemente quanto le vostre
attività possiedano probabilmente anche un qualcosa di fuorilegge, da
non far conoscere ufficialmente e gli scarti disonesti devono sparire,
mimetizzarsi, confondersi, magari in notturna, nell'ambiente circostante
cosicchè la mattina vi possiate sentire pimpanti, appagati nel vostro
basso sentire, appunto di pancia, in barba a tutti gli stupidi che
perdono tempo e si attengono alla civiltà che da voi non solo è un
opzional ma un qualcosa di inesistente, fantasmatico, roba da coglioni. E
poi mi domando ancora ma non siete stressati da tutto ciò? Dal pensiero
continuo di disfarsi dei rimasugli del vostro operato fuori dai luoghi
consentiti? Forse c'è un recondito divertimento nell'impestare i prati
vicino ai Bozi oppure un brivido di piacere ancestrale nel compiere
un'atto illegale come coloro che alla mattina si svegliano con il
pensiero di dove buttare la rumenta giornaliera che non hanno mai
diversificato chissà per quale labirintica, ottusa circonvoluzione
cerebrale e uscendo di casa si preparano al lancio del sacchetto magari
nei cestini lungo le strade, direttamente dal finestrino, in una gara di
imbecillità personale. Fate schifo, lo ripeto e penso che non siate
recuperabili. Visto il continuo afflusso di materiali devo pensare che
considerate importante tramandare il vostro know-how, i vostro sapere ai
discendenti o ad altri come voi, perpetuando così questo immondo
stravolgimento. Dunque la palla deve passare a coloro che governano il
territorio, da coloro, come a Sarzana, che precedentemente se ne sono
sbattuti alla grande, lasciando che il fenomeno continuasse tanto ai
Bozi e lungo il Fiume Magra, alla nuova consigliatura. Siamo
evidentemente davanti ad un giro vizioso. Come è possibile fruire di
luoghi così ameni quando i Comuni li abbandonano in mano a cittadini (si
fa per dire) di tal fatta, con il rischio, sempre presente di
imbattersi in personaggi non proprio raccomandabili? E come si fa a
gioire del verde quando vecchie poltrone, mobili sfasciati, plastica,
materiale edile occhieggiano tra arbusti e canne d'acqua? Non sarebbe
ora che i governanti, assieme a chi di dovere nella gestione del Parco e
nella forza pubblica cominciasse a prendere provvedimenti. Ma
soprattutto, per quanto rigurda la nostra città, che fine hanno fatto
tutti quei progetti, quelle invenzioni mirabolanti sul parco dei Bozi e
del fiume come polmone verde della città? Se siamo capaci di pensare ai camion che sostano, indefessamente, lungo la variante a Crociata, oppure di dilettarsi con Google in Comune,
forse, nella logica verde che pare voglia farsi strada nel governo, non
potremmo finalmente pensare anche al nostro ambiente bistrattato? Siamo
tutti stufi, immagino, di leggere e vedere sempre le stesse cose. In
tutta la mia vita (e da ragazzo, come tanti altri) abbiamo frequentato
sia i Bozi che il fiume Magra e questo problema è sempre esistito come è
sempre esistito il menefreghismo di molti. Dopo tutti questi anni (il
sottoscritto andava a pescare ai Bozi o a nuotare al fiume), non è più
possibile lasciare in malora gli ultimi scampoli di natura che abbiamo
la fortuna di possedere. Dunque i nuovi comandanti, gli enti preposti
devono assumersi la responsabilità di riabilitare il nostro ambiente,
costi quel che costi. Ne abbiamo abbastanza di vedere spesi soldi in
tante maniere discutibili che coinvolgono solo parti della cittadinanza o
mirano solo a portare turisti. Ai cittadini della Val di Magra e alla
loro voglia di vivere al sole, all'acqua, tra i prati e gli alberi,
soprattutto dopo che la pandemia sarà (ci auguriamo) sconfitta, chi ci
pensa? Forse Banksy? O ne parliamo al Festival della Mente con Barbero? Giorgio Giannoni
Discariche come pietre miliari, percorso fluviale nella morsa dei rifiuti
di N.Re da Città della Spezia 11 marzo 2021
Sarzana - Val di Magra - No, non c'è solo la bella e pratica
ciclopedonale del Canale Lunense per arrivare a piedi o in bicicletta da
Santo Stefano a Sarzana. C'è infatti un'altra via, appena più
avventurosa, che si dipana a valle dell'autostrada e che costeggia, per
quanto possibile, il Magra. È il percorso fluviale, tracciato dal Cai
con il numero 390, un'arteria che si snoda a un passo da zone produttive
e residenziali ma capace di donare profonde immersioni nella natura e
scorci non banali sulla realtà del fiume. Peccato che la tratta sia
insidiata dai rifiuti, spesso da vere e proprie discariche abusive,
magari a breve distanza dai centri di raccolta valligiani...
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