Mente sola cosa pensi
Mente sola cosa vuoi
Mente sola cosa cerchiMente sola cosa fai
Mente sola cosa provi
Mente sola-mente
Sola-mente...
Biglietto per l'Inferno Mente-sola mente 1975 (1992)
Non volevo intervenire nel "dibattito" sul Festival della Mente, suscitato da Matteo Del Vecchio sul Secolo XIX (trovate l'intervento sulla sua pagina Facebook) e al quale hanno risposto sia i nuovi comandanti (in maniera veemente ed esagerata) che Nicola Caprioni con parole, perlomeno, accomodanti.
G.G.
Mens sana in festival sano
Non c'era pandemia che tenesse, figuriamoci oggi. Il Festival della Mente si deve fare, le parole dei governanti sarzanesi ricalcavano, alla rovescia, l'incontro manzoniano di Don Abbondio con i bravi. La protervia è la stessa, l'affermazione lapidaria. Il perchè è sempre il solito, canalizzare villeggianti e turisti verso la città, coniugando cultura e divertissement.
Parlare di cultura da una parte e della sua reale valenza da un'altra può essere un problema per molti, ma quello che colpisce in loco, in questi ultimi anni di nuova conduzione politica, è la difesa a spada tratta sempre più evidente della kermesse locale. Forse ricorderete ciò che accadde nelle ultime edizioni, dove era emerso una sorta di rifiuto ideologico per le ricorrenti, progressiste letture che il Festival solitamente proponeva. Avevamo sottolineato questa "discrepanza", evidenziando come già le consigliature piddine si beavano di conferenze e prolusioni culturali progressiste ma poi, nell'amministrare, molte di queste visioni si perdevano nell'utilitarismo, nell'economicismo e nell'ignoranza di scelte ambientali, urbanistiche, politiche di pessimo tenore. Non era stato dunque un caso che la nuova maggioranza vedesse come fumo negli occhi la presenza di molti relatori innovatori e troppo distanti dai loro principi conservatori . E infatti ci fu qualcuno, nelle nuove forze, che arrivò a proporre addirittura di abolire il Festival. Un paio di anni fa, la proposta del sindaco di Luni di spostare qualche evento nel suo comune per permettere una più ordinata e meno pericolosa fruizione del Festival, causa coronavirus, si infranse contro il possente diniego della sindaca sarzanese che, mai e poi mai, avrebbe permesso lo smembramento del Festival, che è sarzanese e tale deve continuare ad esistere e rimanere allocato nel castrum.
Qualche riflessione mi pareva d'obbligo. Perchè non accettare tale proposta? In fin dei conti la cultura non dovrebbe avere barriere. Coinvolgere altri comuni della Val di Magra in un evento di tal fatta ( e in particolare Luni con le sue testimonianze storiche), ampliando anche la conoscenza del territorio, non dovrebbe essere considerata una cosa negativa. Molte volte le lezioni di Barbero hanno tirato in ballo la nostra storia locale ma è il senso generale, il concetto culturale che dovrebbe prevalere.
Evidentemente entrano in gioco altri fattori. Non voglio non dire che Luni abbia pensato ad un proprio, piccolo ritorno utilitaristico e turistico nel suo comprensorio ma quello che mi pare evidente è l'inversione di tendenza a Sarzana sulla manifestazione, che ora viene considerata un evento inevitabile, congruo comunque alla città qualunque sia il contenuto che esprime. Come dire che dalla "discrepanza" siamo rimasti alla "panza".
Non ci siamo stupiti allora quando, ovviamente, bastò leggere le belle parole di Paolo Bufano che, ricche di molte precisazioni ad hoc, demolirono letteralmente il pensiero dei nuovi amministratori sul questo ultimo tema.
Ma è soprattutto nella risposta del consigliere, omonimo della nostra sindaca alle giuste osservazioni di Bufano che si dedusse come il Festival fosse oramai considerato come uno dei tanti ingranaggi necessari alla vita ludica, economica, sociale della città (ed al sostentamento mediatico della sua maggioranza). Ed è proprio questo senso esasperato di possesso, questa "roba" accumulata alla Mastro Don Gesualdo o se volete come i dollari di Paperone nel deposito, ora lisciati e puliti giornalmente, che rivelano la reale importanza del Festival per questa amministrazione.
La totale mancanza di argomenti sul tema cultura da parte del consigliere, il cambio delle carte in tavola (nessuno ha mai parlato di spostamento del Festival a Luni ma solo di qualche relazione), la memoria corta sull'effettiva volontà, ora abbandonata, di eliminare la manifestazione e non ultimo, come sottolineò Paolo Bufano, la mancanza di un assessorato di riferimento alla cultura (esempio catartico di disinteresse totale o peggio esuberante dimostrazione di ignoranza), testimoniano, se ce ne fosse ancora bisogno, che la cultura a Sarzana può esistere solo in due stati: nel pessimo combinato disposto conoscenza/rendita economica oppure nell'apoteosi dell'affermazione (e delle varie trovate dell'amministrazione) che tutto, oggi, è cultura. Già, come Miss Italia a Sarzana ci aveva, negli anni passati, insegnato.
Giorgio Giannoni
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