23 aprile 2023

PENSIERI STUPENDI : Elogio dell'approssimazione di Giorgio Giannoni

 


Ti invito al viaggio

In quel paese che ti somiglia tantoI soli languidi dei suoi cieli annebbiatiHanno per il mio spirito l'incanto dei tuoi occhiQuando brillano offuscatiLaggiù tutto è ordine e bellezzaCalma e voluttàIl mondo s'addormenta in una calda luceDi giacinto e d'oroDormono pigramente i vascelli vagabondiArrivati da ogni confinePer soddisfare i tuoi desideri...  


Invito al viaggio Fleurs 1999 Franco Battiato

L'approssimazione non si guadagna, non si raggiunge con costanza o con l'osservanza di qualche criterio ad hoc. Approssimativi si nasce, è un qualcosa di genetico, di trasmesso, di atavicamente presente.


Per tutti l'approssimazione è considerata una mancanza, una pecca, una carenza di esattezza, appunto, tale da definire lo sfortunato possessore di questo presunto disvalore un grossolano e sfortunato essere umano, incapace di esprimere con sicurezza e decisione una qualsiasi tesi, una qualsiasi definizione che riguardi gli argomenti più disparati, siano essi umanistici o scientifici. Eppure, ne sono sicuro, molte volte non si tiene conto fino in fondo di come l'approssimazione sia, invece, un guadagno, un'ancora di salvezza, uno sguardo al mondo trasognato e incantato dove la distrazione o la svagatezza diventano, invece, fonte di creatività e di personale guadagno. Sì, io mi reputo un approssimativo. Ho dovuto faticare per farmelo capire mentre, allo specchio guardandomi di sott'occhi, pensavo di essere un normale personaggio di media levatura, fortunato in una educazione borghese ma già da tempo tradito inconsciamente da quella sociocultura che ci circonda, illusoria, nel proporci schemi d'uso e suggerimenti di gruppo dove, più o meno tutti, galleggiamo nella stupida beatitudine di crederci intelligenti e preparati.

L'approssimazione permette di guardare meglio il mondo intorno, consentendo di toccare molti argomenti, di curiosare nelle sue strutture, di potersi fare idee e preconcetti che non sempre devono, per forza, essere sbagliati. Anzi, è proprio l'assemblare molte cose, carpite con attenzione e curiosità, che pone le basi per un eventuale, eccezionale interesse proprio per quell'argomento. Accadimento che di solito fa parte di qualche inevitabile coartazione, legata magari allo studio o al lavoro, fornendo qualche base supplettiva che, occorre dirlo, rimane comunque più di facciata che di reale approfondimento. L'approssimato vive dell'impressione di saggezza e di saccenza che, molte volte, comunica in società. Ed è qui che giace la vera essenza, la magnifica consapevolezza di coloro che sanno di non conoscere a fondo quell'argomento ma ne partecipano comunque senza mai strafare, senza mai voler essere saccenti o pedanti (come potrebbero d'altronde, vista la loro approssimazione).

 All'approssimato piace conoscere il generale, intuirne solo gli sviluppi, amando, senza mai raggiungerla, la totalità di quella conoscenza irraggiungibile della quale, alla fine poco gli importa, perchè è consapevole che ci saranno sempre altri che ne scaveranno ogni recondito anfratto, ogni angolo chiaro o nascosto. Per l'approssimato senza fare nulla, non c'è nulla che deve essere realmente fatto (una massima, questa di LaoTzu, con implicazioni molto più profonde di quanto non sembri, ma all'approssimato basta seguirla nella sua accezione più grossolana). E' sufficiente, della cosa considerata, intuirne i contorni, decritarne le premesse e passare ad altro, altre visioni, altre intuizioni. Eh, sì, proprio l'intuizione guida l'approssimato verso ciò che potrebbe interessargli, limitandone, nell'atto stesso dell'intuizione, lo strabordare verso troppo approfondimento, l'inseguimento e il raggiungimento di fonti alternative, insomma l'eventuale scoppio di un hobby troppo limitante, di una circuizione troppo lunga nel tempo, evitando il pericolo di andare oltre all'wikipedia del momento, all'amplificazione di troppe pubblicazioni su quell'argomento.

Approssimazione, attenzione, non fa però rima con  ignoranza, ne tanto meno con disattenzione. L'approssimato guarda il mondo con una certa ironia, derivatagli proprio da quegli studi sufficienti a vivere una vita abbastanza agiata, ma, solitamente non è da subito consapevole dell'immenso fortuna che potenzialmente possiede. Solitamente si barcamena a scuola, ancora ingenuo e volonteroso, guardando al futuro ma poi, la sua intuizione, il suo inconscio predisposto comincia a spingerlo verso letture che lo colpiscono, verso creatività sonore alternative  (mai troppo approfondite ma presenti), verso una vita non troppo pesante. Se, negli anni successivi, riesce a liberarsi di quelle catene nevrotiche che avvinghiano tutti, indistintamente, alla famiglia o alla sociocultura, l'approssimato ha come una folgorazione, un'illuminazione per la quale comprende l'inutilità di esagerare in ogni branca della vita e finisce, approssimativamente, ad ascoltare, con nonchalance, il quotidiano rimestio di fondo della Natura, senza, ovviamente, comprenderne del tutto i meccanismi ma felice di farne parte.

Buona permanenza sul pianeta, finchè dura

Giorgio Giannoni 

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