01 giugno 2024

LIBRI Il nuovo libro di Alessandro Pratici "1839, IL SEGRETO RITROVATO": Una breve recensione

 


Ad Alessandro Pratici piace, evidentemente, porre una sorta di segreto, di sconosciuto, all'interno dei suoi libri. Se avete letto il primo libro "La memoria dell'anima" questo mistero si muoveva su binari medici(dei quali Alessandro è molto esperto) quando un paziente, malato di Alzhaimer, figlio di uno dei protagonisti, curato con un nuovo farmaco, si risvegliava alla vita e ai ricordi che, tuttavia non gli appartenevano ma erano di un'altra persona e mano a mano che il paziente riacquistava la memoria chiedeva di altre persone, di altri luoghi, di un'altra vita.


Un classico topos fantascientifico dove la non implausibilità dell'accaduto, doveva necessariamente muoversi su spiegazioni e rivelazioni capaci di ricondurci ad una verità di fondo scientifica. Dove il farmaco somministrato pareva aprire la possibilità di contatti tra realtà diverse, magari parallele ma diverse. 



La bravura di Alessandro, appassionato proprio di meccanica quantistica, delle teorie del multiverso e dunque di quei segreti reconditi che tentano di dare un senso alla realtà ultima, è stata quella di non mettere in prima istanza davanti al lettore la parte meramente fantascientifica ma lasciarla invece sottesa, come sospesa mentre raccontava i drammi dei protagonisti e i loro rapporti in una situazione così alterata dall'imponderabile.

Ho fatto questa premessa per meglio evidenziare l'approccio di Alessandro allo scrivere. Una maniera piana, descrittiva quanto basta, che porta il lettore dentro una quotidianità vissuta dove sono i rapporti tra le persone a delineare un quadro coinciso, sensibile e umano, sebbene qualche volta un poco naif ma dove, nell'angolo, qualcosa di poco appariscente, ma importante, pare mostrarsi a tratti e attirare l'attenzione. 



1839 IL SEGRETO RITROVATO, come titolo (e con i bei disegni di Maura Jasoni) potrebbe trarre in inganno perchè non ci troviamo davanti ad un libro storico. Tutti noi riconosciamo la Cattedrale di Sarzana, sia la facciata che l'interno della chiesa, una carrozza di inizio ottocento sulle copertine ma questi disegni, che osserviamo, appartengono solo a una parte delle due che costituiscono l'intreccio della storia. Come nel libro precedente, dove Alessandro, come luogo del racconto e dell'anima, usa Parma, città dei suoi studi universitari, qui invece si serve della Sarzana ottocentesca e di una quotidianità giovanile che ci riporta agli anni '60-70 di una città che non è esplicitamente la stessa ma che, leggendo il testo, non ho potuto non immaginarmela come la Sarzana di quei tempi. Tre ragazzi Alberto, Pino, Andrea in giorni d'estate negli anni migliori della loro gioventù, un prete che vuole sposarsi, Oreste e una sorta di strambo tuttofare, fisicamente segnato, il cui nome, Ghigo, è già tutto un programma. Perchè dunque incrociare la storia di tre ragazzi,  come potevamo essere noi, io e Alessandro o qualche altro nostro amico, di una sonnolenta provincia con un personaggio come Charlotte Bonaparte? Prima di tentare di rispondere per mio conto, ma poi lo chiederemo all'autore, forse non tutti sanno  che la storia della famiglia Bonaparte, iniziata a Sarzana e in Lunigiana, è continuata in Corsica per raggiungere i fasti che conosciamo ma in anni successivi Charlotte, la figlia di Giuseppe Bonaparte, fratello del grande Napoleone, tornò a Sarzana nel 1839, prese dimora alla Locanda De Fornari (questo luogo, veramente esistito era situato nel Palazzo Neri, difronte alla Cattedrale) dove morì...E qui mi fermo perchè il mistero del libro, il suo segreto non può essere rivelato. Niente spoiler per cortesia! 

Dunque anche qui siamo davanti a qualcosa di nascosto, a un mistero, che Alessandro ha voluto costruire per poter affermare qualche cosa che gli sta a cuore. E in questa edificazione letteraria parrebbe non semplice discernere cosa. L'unico approccio rimane allora la frase che capeggia nella prima pagina del libro : " La storia siamo noi come singoli, perchè in ciascuno di noi, c'è parte di tutti quelli che ci hanno preceduto; grandi o meschini, coraggiosi o codardi, geni o stupidi, consanguinei o estranei. Un pò di Napoleone c'è in tutti noi. Siamo figli di una sola anima ( ecco ancora la parola/titolo del primo libro)". Una citazione personale di Alessandro che l'autore fa ripetere ad Alberto nell'ultima pagina del testo. In queste parole un poco criptiche si snoda la sinuosa strada che porta al mistero portante di 1839 Il segreto ritrovato. Ecco perchè i libri di Alessandro sono come degli haiku acerbi e paradossalmente troppo lunghi per un componimento poetico che, solitamente, aspira a ridefinire con un breve respiro la strana realtà che ci circonda, ma efficacemente brevi per dare l'indirizzo, l'idea importante che aleggia tra le righe, quella di un'anima del mondo che unisca tutto e tutti, geneticamente e psichicamente, ma anche umanamente, dove però gli incroci quotidiani e le sliding doors casuali, orientano la nostra vita. Come nel primo libro anche qui ci si muove su un versante scientificamente recondito che trova in una visione olistica le sue conseguenze temporali senza però dimenticare la bella storia in se, costruita certamente anche per una lettura che incuriosisce e diverte.

Componimento e mistero, in questo lavoro, non sono forse ancora compiutamente amalgamati ma vale certamente la pena di andare a leggere il libro soprattutto perchè una volta scoperto il segreto, occorre certamente chiedersi se dietro a quello altri misteri, più ampi e inestricabili, intessono il nostro vivere.  In definitiva, aldilà del piacere di leggere un buon libro è proprio quest'ultima constatazione, la più importante, che Alessandro ci propone.

Giorgio Giannoni


Alessandro Pratici e Giorgio Giannoni alla presentazione di 1839 Il segreto ritrovato durante LIBRI PER STRADA a Sarzana 

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