17 dicembre 2022

ANNIVERSARI 1922-2022: "Jack Kerouac, mi permetto di raccontarti a modo mio" CENTO ANNI NELL'AMERICA DELLA POESIA di Andrea Giannoni




In questo fine anno stiamo tentando, nei limiti della nostra ignoranza, di continuare a ricordare gli anniversari importanti che possano significare qualcosa di duraturo nel contesto della cultura (e non solo) di tutto il pianeta. Ovviamente, non abbiamo tenuto conto di giorno e mese precisi ma siamo andati un poco a braccio, pensando solo al centenario in se come nascita (1922-2022).


Dunque si sono susseguiti  FRANCESCO ROSI JOSE SARAMAGOPERCY BISSHE SHELLEYPIER PAOLO PASOLINIVITTORIO GASSMANKURT VONNEGUT.

A tuttoggi, e per chiudere il cerchio, volevamo ricordare una delle figure più importanti della letteratura americana, Jack Kerouac. Andrea Giannoni, "esperto" e musicista dell'area nordamericana ci parla di questo grande personaggio, e lo fa a modo suo, con creatività e poetica attenzione dovuta a un grande della Beat Generation. Seguite le note a fondo post, ne vale la pena.

G.G.

 

Jack Kerouac (12 marzo 1922-21 ottobre 1969)
Mi permetto di raccontarti a mio modo


CENTO ANNI NELL'AMERICA DELLA POESIA

Cento anni della tua placenta rinsecchita e acida gettata sul bordo della strada 66.
L’anima beat che corre sulla strada

“Sono nato in Lupine Road, alle cinque di un pomeriggio tutto rosso del marzo 1922, all’ora di cena, mentre nei saloon si servivano stancamente boccali di birra alla spina e il fiume correva con il suo carico di ghiaccio sulle rocce scivolose e arrossate, e sulle rive ondeggiavano le canne tra materassi e stivali smessi, relitti del Tempo, sotto la neve fradicia della collina, scaldata dai raggi perduti del sole è lì che sono nato
Jack Kerouac descrive così la sua nascita, inserendola nell’incipit del romanzo che considera il migliore di tutta la sua produzione, ovvero Il Dottor Sax (pubblicato nel 1959).
Ed è infatti il 12 marzo del 1922 che il piccolo Jean Louis Kerouac (soprannominato in seguito Jack) viene al mondo, in una piccola cittadina del Massachussets, Lowell, nota per essere parte di una zona industriale depressa da cui, se si vuole diventare artista o scrittore, l’unica possibilità è andarsene. Ed è proprio questo il destino che attende il giovane: la scrittura, il viaggio, la matita, la notorietà.
Sin da adolescente brucia e sente dentro di sé la volontà di liberarsi, di dare un senso alla propria esistenza, di vagabondare alla ricerca del luogo in cui trovare la pace interiore che tanto brama.
Tale è la sua smania di fuggire alla sensazione di vuoto che lo opprime nell’ambiente familiare (soprattutto a causa delle premature scomparse del fratello e del padre) che, sin da subito, abbraccia l’idea di cavalcare i grandi spazi del Nord e del Centro America. Quell'America della Poesia.
Colui che diventerà la vestale dissacrata del movimento BEAT è un giovane come tanti altri, pieno di incertezze, di inquietudini, che cerca attraverso la scrittura di uscire da quella dimensione per mirare al brio, alla libertà, all’allegria del jazz, della musica dei neri, piena di vita e di passione.

A me piacciono troppe cose e io mi ritrovo sempre confuso e impegolato a correre da una stella cadente all’altra finché non precipito. Questa è la notte e quel che ti combina. Non avevo niente da offrire a nessuno eccetto la mia stessa confusione” – On the Road.
Fernanda non dovevi barare con quelle poche gocce di liquore. Eppure mi conoscevi anche mentre morivo anzi lo sapevi perfettamente mentre mi guardavi farlo come un perfetto immolato sul limite del deserto, su quell'America della Poesia, straziata come un insulto. J.L.Hooker canta lungo l'argine che cede "I Hated The Day I Was Born" e per me fu lo stesso nonostante Neal, quel fottuto ladro di automobili e tutti quegli altri della beat, Lucien Carr, William S. Burroughs e Allen Ginsberg bruciati nell'idrogeno insieme a Omero e a Ferlinghetti e pochi altri elevati sul rotolo della carta igenica in quella America della Poesia.

Beat the time.

Beat the time boy, perche' eri bello come un Dio sbadato e suicida, come una fiamma alimentata da speedball, gasolio e depressione e consapevolezza di esserne al limite come solo le leggende giovani dal talento insolente comprendono. Non bastò nemmeno il New York Times.

Beat the time.

Distopico.

Non attraverso la carità. Non con il sacrificio. E nemmeno con il mito. Non per mezzo di opere buone. Non è attraverso queste cose che l’anima si realizza. Solo con il viaggio sulla strada. Il viaggio in se stesso, lungo la strada. Esposti al sacrificio. Su due piedi lenti. Incontrando chiunque passi sulla strada. In compagnia di coloro che vagano o vagavano nello stesso modo lungo lo stesso cammino. Verso nessuna memoria. Sempre la strada.

The blues goes on con
"I Gotta Move Out Of My Neighborhood".

E tutto si risolve in quel fottuto bicchiere d'acqua che volevi farmi bere, Fernanda, quel pomeriggio a Napoli.

Le comete che passano ogni tanto ci raccomandano i poeti elettrici, raccontava Sebastiano Vassalli a proposito di Dino Campana, il pazzo di Marradi .Oppure lo schianto sul corpo di Pier Paolo Pasolini e il pianto di una scavatrice. Siete tutti avvolti in un vello sacro ma Argo e Giasone sono solo spacciatori di metanfetamina, drogati anch'esso fino al loro cuore di stagno. Che ci racconta menzogne.
Solo nell'incertezza del tramonto mi permetto di raccontarti un poco, proprio ora che sono un po' piu' vecchio di te e pieno di polvere di deserto, terra di crinale e alcune ballate di Ben Webster mentre tu mi rispondi così :

"feci una breve passeggiata lungo i solitari muri di mattoni illuminati da un solo lampione, con la prateria addormentata in fondo a ogni stradina e l’odore del granturco come rugiada nella notte”. On the Road

Eppure eri un uomo di sogni con un grande cuore e due occhi di una bellezza epica come quelli degli eroi disadorni. Di questi cento anni di vagabondare sulla vita stessa io non ho imparato nulla anche perche' quella prospettiva dell'America della poesia mi ha stordito e lacerato la carne in un dolore elettrico, come quel fantasma, quei fantasmi di cui suonava Albert Ayler nella sua anarchia distopica...
Quella placenta è ancora li...sul ciglio della strada.

Grazie Jack.

"Non c’era abbastanza estasi per me, né abbastanza vita, gioia, eccitazione, buio, musica, non c’era abbastanza notte!” – On the Road.

Andrea Giannoni

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NOTE

Il Dr.Sax: libro di Jack Kerouac

Lowell: piccola cittadina del Massachussets dove nacque Jack Kerouac

On the road: il libro più famoso di Jack Kerouac

Fernanda: Fernanda Pivano (Genova18 luglio 1917 Milano,18agosto 2009), traduttrice,
 scrittricegiornalista, critica musicale italiana.

J.L.Hooker: bluesman nero americano. "I Hated The Day I Was Born"

Neal Cassady, Lucien Carr, William S. Burroughs Allen Ginsberg, Lawrence Ferlinghetti : scrittori poeti e personaggi della Beat Generation.

Omero: Homer, il cane di Lawrence Ferlinghetti indicato dallo stesso poeta come “addetto alla pubblicità e alle pubbliche relazioni” di City Lights, la sua libreria.

B.B.King: bluesman nero americano. "I Gotta Move Out Of My Neighborhood"

Sebastiano Vassalli: scrittore italiano  (Genova25 ottobre 1941 – Casale Monferrato26 luglio 2015)

Dino Campana: poeta italiano (Marradi, 20 agosto 1885 – Scandicci, 1º marzo 1932)

Pier Paolo Pasolini: poetascrittoreregistasceneggiatoreattore e 
drammaturgo italiano; considerato tra i maggiori intellettuali italiani del Novecento (Bologna5 marzo 1922 – Roma2 novembre 1975


Argo e Giasone: il riferimento è al viaggio, alla ricerca del Vello d'Oro da parte degli Argonauti. In On the Road il viaggio diventa una continua ricerca della libertà collettiva ed individuale e nello stesso tempo una critica della religione e del capitalismo americano che creano alienazione nell'uomo.

Per la Beat Generation di Allen Ginsberg e Jack Kerouac, il viaggio viene visto non tanto come un senso di fuga dalle responsabilità, ma per fondare nuove regole e stili di vita diversi.


Ben Webster: sassofonista statunitense (Kansas City, 27 marzo 1909 – Amsterdam, 20 settembre 1973)

Albert Ayler: sassofonista statunitense (Cleveland, 13 luglio 1936 – New York, 25 novembre 1970). Ayler è considerato uno dei musicisti maggiori e più influenti della prima corrente free jazz degli anni sessanta .

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