Capita sovente di assistere ad una performance musicale che, nel suo svolgimento, si ponga a cavallo tra una stanca modernita' d'effetto (l'intrattenimento turistico) e il respiro profondo del tempo passato (le pietre e i palazzi del castrum).
Solitamente, il risultato si rivela poco attendibile, perso com'è tra improvvisazioni sonore risibili e bravi interpreti fuori di un qualunque contesto credibile. Ma ieri sera, in maniera paradossale, (ma, forse, neanche troppo) per alcuni momenti si è potuto cogliere una sorta di sublimazione, di sustanziazione nell'ascoltare il blues improvvisato di Andrea Giannoni e dei suoi compagni, Alessandro Ariani ed un signore inglese che aveva chiesto, con umiltà, di poter suonare con loro, tale da rendere magico il luogo presente e le sue coordinate più antiche.
Per un momento, ci siamo ritrovati lungo le rive del Calcandola, ancora nel suo letto antico, capace di scorrere lungo il selciato odierno della piazza mentre il suono delle note blu evocavano gli spiriti neri di un altro fiume dove quella musica era nata. Nel mentre, alzando gli occhi verso il palazzo, si sarebbe potuto scorgere la sagoma di papa Parentucelli che, occhieggiando dietro qualche pesante tendaggio, tendeva l'orecchio a quel suono così straniero, ma capace, allo stesso tempo, di commuovere e di turbare.
Poi, come in un lampo, è tornata la modernità e i suoi costumi. Applausi, saluti, frettolosi turisti, cani al guinzaglio, bambini sorridenti e improvvisati astanti mentre il palcoscenico millenario si richiudeva in sordina e la forte sonorità dell'harmonica, nelle sue ultime note, ci riportava a questo indecifrabile presente.
G.G.
Le suggestive immagini sono di Marco De Rosa
A seguire un classico brano della serata: Crossroads, ripreso improvvisato e veritiero come deve essere il blues.
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