Vero leit-motiv cha ha attraversato le due ore dell'incontro, la mancanza di memoria, da quella storica, a quella politica e sociale, è stata dichiarata con enfasi. La smemoratezza della comunità italiana è il vero filo conduttore del suo nuovo libro LA MEMORIA E LA LOTTA Calendario minimo della Repubblica, dove passa in rassegna, commentando e inveendo, contro la dimenticanza del nostro passato, da Giacomo Matteotti alla Repubblica Romana, da Giuseppe Mazzini al 25 aprile, alla realtà del fascismo. Due ore di rara affabulazione, di un coinvolgimento totale, fin dai primi momenti quando, dopo il saluto delle istituzioni, da parte di Giorgio Borrini, assessore alla cultura e grande amante dei libri, e la presentazione del grande amico di Maggiani, Amilcare Paolo Grassi, poeta dialettale e scrittore, il nostro ha trovato subito la battuta pronta nel dire che lui è venuto ma bisognava comprare il libro al costo di 13 euro. Piccolo teatrino che solo i più bravi si possono permettere.
da La Memoria e la Lotta, Calendario Intimo della Repubblica di Maurizio Maggiani
"...Questo diceva Dinetto, se non c’è giustizia non c’è nient’altro, e pensava a cose terra terra come la fame, la malattia e l’ignoranza; ma ci metteva qualcosa nel dirlo che aveva un tono di sacralità, un sacrosanto diritto, un sacro dovere. Dinetto era un uomo di princìpi, quei princìpi li chiamava la sua fede, il 25 Aprile li chiamava l’Ideale della Liberazione, e sfilava con la compostezza di un sacerdote. E lui e i suoi compagni, la generazione dei fondatori della Repubblica, hanno compiuto il miracolo di dare vita all’ideale, un ventiquattro aprile tutti i giorni, un 25 Aprile quotidiano, promessa e giuramento.
Sì, perché la mia generazione ha potuto crescere sana, istruita e pratica dell’appetito e non della fame, e mai era successo prima nella storia del Paese, forse del mondo intero. Così che abbiamo potuto pensare anche ad altro, persino a tutt’altre libertà, e la nostra giovinezza l’abbiamo vissuta lontano dalla guerra ma lottando per l’inaudito, per diritti mai espressi e persino sconosciuti; la libertà dall’autorità, qualunque forma di autorità, la libertà dei sessi, la libertà di immaginare e di desiderare, la libertà di sognare l’inimmaginabile.
Abbiamo lottato e abbiamo perso quasi tutto, intanto che andava dissolvendosi nell’euforia dell’abbondanza l’austero mandato dei fondatori, e nella smemoratezza quell’orgoglioso sfilare inghirlandato di coccarde tricolori e di rossi garofani dei sacri princìpi, della fede nel dovere di giustizia e nell’ideale di libertà. Sanzionati e confinati fede e ideale in una discarica dal sintetico nome di Novecento. E ora che ci siamo liberati di quella roba terra terra, e fortunati noi sguazziamo nelle libertà, il popolo delle libertà, scopriamo di vivere nell’età di una nuova fame, di una nuova ignoranza, di una nuova malattia, di una nuova guerra, nuove ma pur sempre tutte cose terra terra. E la complessità con cui abbiamo imparato a ragionare sul mondo e di noi stessi, la liquidità che così tanto ci gratifica, non ci fa capaci di governare né noi né il mondo, intanto che la dura materia ci chiama alla semplicità. Allora, con qualche sforzo di memoria, possiamo ricordare come quelle libertà così semplici e rozze propugnate dai fondatori fossero state capaci di significative e assai efficaci complessità, governare, contrastare, mediare, risolvere. Di questo, noi figli della Repubblica, ci è obbligo ricordare, e ora che quelli che insorsero e giurarono se ne stanno andando a riposare altrove, di tutto questo farci testimoni...
Maurizio Maggiani
Ecco il video di Anna Balducci a presentazione del libro di Maggiani
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