24 giugno 2024

PENSIERI STUPENDI: Italiani brava gente, soprattutto sangiuliano ( il minuscolo è d'obbligo)

 


L'immenso buco nero dell'ignoranza sta lentamente ma efficacemente, attirando nel suo più profondo cuore sempre più persone. E' un dato di fatto, oramai partito da molto lontano, che conoscere più cose, interessarsi ad altri argomenti, aldilà del contingente, sia troppo faticoso e inutile.

E', dunque, un ineffabile ritorno alle origini dell'umanità stessa. Pare ovvio pensare che all'uomo di Neanderthal poco interessasse occuparsi di filosofia ma ambiva piuttosto cacciare e prevaricare i propri simili, superarli nella violenza e costruire gerarchie dove chi picchiava di più meglio viveva, si godeva il cibo e copulava alla grande con inopinata invidia dei propri subalterni. Questa filosofia di vita chiamatela come volete, non è nulla di nuovo, nel senso che è, appunto, da sempre presente nel nostro inconscio, ma nei secoli più vicini a noi, compreso l'ultimo precedente, il cosidetto secolo breve del novecento, la crescita di società meglio strutturate aveva steso un piacevole e ristoratore velo di buone maniere intellettuali tra le comunità dove l'attenzione al congiuntivo, lo studio della filosofia o la scoperta del bosone di Higgs facevano sembrare il nuovo sapiens sapiens un vero ed unico riferimento di bon ton e di politicamente corretto. Si studiava per parlare meglio italiano, per conoscere meglio la realtà, si imparava un mestiere per raggiungere uno status decente dove la considerazione degli altri dirimeva i confronti tra il proprio ego e quella parte peggiore (senza però rendersi conto  che era proprio quella parte lì a continuare a dirigere il tutto). La nostra generazione di boomers ha sguazzato, letteralmente, in questo mascheramento, costruendo una società dove la parte fenotipica (scusate la mia vecchia saccenza di laureato in biologia: quella parte che si vede, per intendersi) mostrava generazioni di giovani virgulti protestatari (di idee e altri anche di fatto) contro il sistema, animati da sacri fuochi della mente dove le buone maniere studiate, gli argomenti più disparati introitati da giornali, libri e la prima grande televisione di stato ci avevano messo su un piedistallo di cogente intellettualità. Siamo, ovviamente finiti male, nelle nostre ardite costruzioni perchè la parte genotipica (scusate ancora: quella parte che sta sotto, l'inconscio e le sue emozioni) non poteva rimanere schiacciato per molto. Tutta la nostra coscienza carica di sapere scientifico o umanista non poteva non infrangersi sia nelle nostre contraddizioni personali, con i nostri figli e quelle nuove generazioni che già prestavano orecchio al ritorno del Grande Godimento. La ciclicità della nostra esistenza, dopo le violenza della guerra, doveva passare inevitabilmente per un aggiustamento di pensiero, per una nuova costruzione, per un ordine dove il sapere dirimeva le nostre esistenze. Adesso, finito il momento di castità, di sofferenza, di ubbidienza non poteva non subentrare lo svaccamento nuovo, politicamente costruito ad Arcore e dai nuovi secessionisti che, guidati non più dalla cultura ma da istinti di bassa lega (scusate il bisticcio di parole) riportavano, finalmente, il Paese verso orizzonti di esagerazione, di extra consumo, di svarioni semantici, di congiuntivi condizionalizzati, di olgettine più o meno consenzienti, di celodurismo da operetta.


Mare della Romagna. Se stai in ultima fila sei più vicino al Tirreno che all'Adriatico (Saro Bova)

Fu un inizio devastante dal quale il Pese non si sollevò più perchè, il tracimare nella libidine quotidiana delle frasi fatte, nelle scelte politiche insensate e irriverenti, trascinò giù anche gli ultimi intellettualoidi della sinistra in un abbraccio mortifero che rivelò al Paese la loro intrinseca inutilità. Da quel momento i cittadini italiani capirono che potevano dire, fare, baciare chiunque e qualsiasi cosa senza servirsi della politica. Liberi finalmente dal sentirsi in colpa per aver cominciato a non andare più a votare, pensarono bene di fare da soli nel rendere il Paese un luogo di gaudente esistenzialismo. La scuola tracimava, la sanità latitava, il lavoro si disintegrava lasciando spazio all'inventiva più becera, all'improvvisazione più divertente e tragica. La società, finalmente libera da ogni coercizione intellettuale, si esprimeva a gesti, a icone, a emoticon, dove la rapidità sostituì da subito la riflessione e il confronto. Il risultato generò anche l'effetto collaterale di una nuova forza politica la cui raffigurazione rimandava, per noi ultimi vecchi boomers, al giano bifronte. Si inabissarono, ovviamente, dopo dieci anni di inutili tentavi di dare un nome alla loro politica, lasciando spazio agli ultimi arrivati, espressione della più profonda insipienza, dove vecchi artifici fantasmatici di un regime mai dimenticato si univano a strafalcioni linguistici, marchiani errori storici, colpi di pistola scappati via, accaparramenti di fermate ferroviarie e altre pessime idee. Oggi, sull'orizzonte degli eventi (per tornare alla metafora iniziale), l'apoteosi qualunquista dei cittadini è a livelli inauditi. Molti vivono la propria quotidianità nel più profondo deliquio, incurante di qualunque cosa possa valere per loro. Non votano, non si interessano, non sono curiosi. Accettano pedissequamente decisioni contro la loro vita, i loro interessi. Alcuni preferiscono drogarsi, altri aspettano solo le ferie per intrupparsi nelle navi da crociera, nelle città d'arte, molti non studiano, altri hanno studiato ma preferiscono lasciar perdere la loro specialità perchè è più facile aprire pizzerie o B&B per sfamare o far dormire altri come loro quando vanno in vacanza. Avremo città future dove verranno solo turisti e dove non vi saranno altre attività oltre mangiare e dormire. I più bravi emigrano, ovviamente. Cosa stanno a fare in un Paese dove il Ministro della Cultura è il più ignorante di tutti?

Giorgio Giannoni


Le cialtronate di sangiuliano

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