20 giugno 2022

ECONOMIA & RELIGIONE: Con l’otto per mille lo stato mantiene la chiesa cattolica

 

Siamo nel periodo di pagamento delle tasse e, come sempre, occore valutare a chi lasciare l'8, il 5 e il 2 per mille dell'Irpef  nelle nostre denunce dei redditi. Annoso problema, soprattutto per la prima aliquota dell'otto per mille sulla quale cominciano a gravare alcune lucrose incongruenze relative al lascito verso la Chiesa cattolica.

 

 In uno stato che si professa laico certe facilitazioni e certe situazioni ambigue provengono certamente da accordi pregressi tra l'Italia e il Vaticano, tuttavia occorre valutare con attenzione queste procedure che, aldilà di un uso corretto e caritatevole dei soldi, fanno entrare in gioco anche altre finalità non certamente troppo congrue e sulle quali lo Stato stesso chiude un occhio. L'articolo che segue chiarisce finalmente lo stato dell'arte e fa riflettere sulla diffusa presenza della Chiesa nel contesto economico italiano. Per la precisione il sottoscritto ha lasciato l'8 allo Stato ( in particolare per l'edilizia scolastica), il 5 a Emergency, il 2 a nessun partito politico.

G.G.

 

Con l’otto per mille lo stato mantiene la chiesa cattolica

di Francesco Peloso dall'Essenziale

Poco più 1,4 miliardi: è questa la cifra toccata dall’otto per mille nel 2016 (dichiarazioni dei redditi del 2017) e ripartita tra stato e confessioni religiose, tra le quali la parte del leone la fa di gran lunga la chiesa cattolica. La contabilità su larga scala ha i suoi tempi: questi dati sono stati infatti pubblicati nel rendiconto del 2020. Si tratta di un flusso di denaro che, tra destinatari laici e religiosi, finisce per alimentare attività molto diverse tra loro: progetti di cooperazione e aiuto nel sud del mondo, ristrutturazione di beni culturali e di edilizia di culto, sostegno economico per i sacerdoti, assistenza ai migranti e ai rifugiati, corridoi umanitari per i profughi, spese per i tribunali ecclesiastici...

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