20 settembre 2023

LEGALITA': Brescia, perché uno Stato di diritto non può applicare il relativismo culturale

 

Cerco un centro di gravità permanenteChe non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla genteAvrei bisogno di... Centro di Gravità Permanente, 1971 Franco Battiato


Forse molti ricorderanno la splendida canzone di Franco Battiato, "Centro di gravità permanente", nella quale il musicista catanese auspicava di trovare nel proprio profondo un "qualcosa", un vademecum mentale che potesse fornire una risposta certa agli innumerevoli quesiti esistenziali che, quotidianamente, siamo chiamati a risolvere.


Mi è venuto in mente questo brano leggendo la distorta e fuorviante decisione di un pubblico ministero di Brescia, il quale, come leggerete nell'articolo a seguire, ha chiesto l'assoluzione di un uomo di origine bengalese per i maltrattamenti che quest'ultimo infliggeva alla moglie, argomentando che la violenza praticata su di lei fosse un semplice " portato della sua cultura, che la parte offesa aveva perfino accettato in origine”. C'è da domandarsi come simili pubblici ufficiali possano arrivare ad arbitrare processi quando non hanno chiari i diritti umani fondamentali e i principi costituzionali. L'ennesimo esempio di assurdo relativismo culturale che non può esistere in uno Stato fondato sui valori dirimenti di libertà, eguaglianza e solidarietà e sulla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, nostro, reale "centro di gravità".


Brescia: perché uno Stato di diritto non può applicare il relativismo culturale

di Simone Cavagnoli da Micromega

Lunedi 11 settembre 2023 i media italiani hanno riportato le sconcertanti parole di un Pubblico ministero di Brescia, Antonio Bassolino, che ha richiesto l’assoluzione di un uomo di origine bengalese, tale Hasan Md Imrul, per i maltrattamenti fisici e psicologici cui avrebbe sottoposto, nel 2019, la denunciante ex moglie, sua connazionale, perché “i contegni di compressione delle libertà morali e materiali della parte offesa sono il frutto dell’impianto culturale e non della sua volontà di annichilire e svilire la coniuge”. Più nello specifico, la violenza da lui esercitata sarebbe stata “un portato della sua cultura, che la parte offesa aveva perfino accettato in origine”...

CONTINUA A LEGGERE L'ARTICOLO SULLE PAGINE DI MICROMEGA

Nessun commento:

Posta un commento