21 settembre 2023

MUSICA: La vera voce del padrone


Innumerevoli stati d'assedio
Propongono ricette per la vita
Ma ho già l'astrologia babilonese...
Personal computer, 1985 Mondi Lontanissimi

Il 21 settembre 1981 usciva il grande album di Franco Battiato, La Voce del Padrone. Vorrei allora dire qualcosa su questa sorta di pietra miliare che quel lavoro rappresentò nel contesto musicale italiano ma soprattutto sull'evoluzione sonora e testuale del musicista catanese. Oggi, come accadde per Lucio Battisti e poi per Fabrizio D'Andrè, il ricordo della musica di Franco Battiato comincia ad evaporare, i ricordi si fanno più labili e viene a cadere anche quella sorta di mitizzazione che aveva, fin dagli inizi, accompagnato la sua figura originale e mistica allo stesso modo. Insomma, la morte del musicista pare aver reso vano, nella normalità della morte, ogni velleità di scoperta, ogni aspirazione divina. 


La ricerca artistica e personale di Franco Battiato, fin dagli inizi, si era mossa su una domanda interiore che coniugasse la musica con la ricerca della reale collocazione dell'essere umano nel cosmo e ogni suo studio, valutazione, profondo sentire si manifestava nel creare lavori di non facile fruizione che, fino alla fine degli anni 70, ne caratterizzarono la produzione. 




Ma il vero punto di svolta avviene nel 1977, come ci racconta Riccardo Storti in Fisiognomica di un cantore, Aereostella, 2012: " ...quando Roberto Calasso, editore di Adelphi, dona a Battiato una copia di Incontri con uomini straordinari. Battiato la legge, non la trova tanto seducente, tanto da darla a Ballista. Passa un poco di tempo ed è proprio il pianista a ricambiare il pensiero con Frammenti di un insegnamento sconosciuto, ABC del Gurdijeff-pensiero, compilato dall'allievo, Petr Demjanovic Ouspenskj. 



Quella sarà la folgorazione. Gurdijeff gli cambiò la vita e il primo omaggio "segnaletico" in tal senso sta proprio nel titolo arcano dell'album L'egitto prima delle sabbie del 1978, semicitazione tratta da un passo di Incontri con uomini straordinari". Ultimo album, potremmo definirlo, difficile e complesso di un periodo dedicato all'avanguardia. L'anno seguente, il 1979 arrivò L'era del cinghiale bianco.



Sempre Storti dal suo libro: " ...ma non è che Battiato, una bella mattina si è alzato, ha portato il suo VCS3 in soffitta e di botto ha rinnovato l'armadio. L'era del cinghiale bianco è piuttosto la testimonianza di un'evoluzione avvenuta, di un transito verso una forma espressiva più diretta e popolare: la canzone. Perchè Battiato di cose da dire ne ha , anzi ha proprio un tutto un mondo da mostrare. La musica arriva fino a un certo punto , la parola perfeziona la visione. Qui traspare chiaramente l'unicità del "personaggio Battiato": un artista e un ricercatore di segnali tra le pieghe dell'interiorità , con un occhio attento a quanto avviene fuori. La sua canzone d'autore non ha precedenti, proprio a causa di un approccio- all'inizio-ampiamente sottovalutato, ma denso di implicazioni rivoluzionarie sul piano della scrittura musicale e testuale".

Dalla pubblicazione de L'era del cinghiale bianco, i testi di Franco Battiato sono entrati in sintonia con la Quarta Via Di Gourdijeff, l'insegnamento esoterico di questo mistico, filosofo, musicista armeno. Una sorta di raccolta organica di precetti e regole antiche per ampliare la propria visione interiore, mescolati a risvolti psicologici e lavori sulla propria mente. L'obiettivo è collocare l'essere umano in un ruolo particolare dell'universo come espressione suprema di un ordine cosmico. Tutti gli album di Franco Battiato (dal 1979) esprimono, più o meno visibilmente, questa ricerca del divino all'interno di ogni uomo. Il connubio che ne emerge tra testi e suoni è mirabolante nella novità e lo stesso Battiato divenne membro di una confraternita gourdeffiana sperimentando le tecniche che vengono suggerite nei testi per poi approdare ad una religiosità di fondo che ben conosciamo. 

Debbo dire che ho un grande rispetto per ogni forma di approccio al Senso del Sacro ma, come ho detto già altre volte, ogni tentativo di creare sistemi, regole, comportamenti psicologici, distorsioni di concetti scientifici, religioni per tenere a bada la paura atavica della nostra condizione ( che deriva appunto dalla sacralità nascosta del mondo) non raggiunge mai lo scopo.

Ogni sistema cosmico inventato, ogni presenza religiosa ricercata rappresentano, da sempre, un che di rassicurante, tranquillizzante per normalizzare la  nostra incapacità come esseri umani di aggirare quel senso di sconforto e di indeguatezza dell'esistenza che da sempre ci pervade. La nostra vita dovrebbe essere vissuta nella consapevolezza della nostra ignoranza, dei nostri limiti senza mascheramenti e costruzioni, senza ricercarne aspetti che non ci appartengono e soprattutto come inclusione nella Natura e in tutto ciò che ci circonda senza tecniche mistificanti o scomodare un fantomatico Supremo. Eppure non si può non rimanere affascinati da questi tentativi, da queste scorciatorie che personalmente non posso condividere ma che invitano a pensare, a valutare, a cogliere paradossalmente, nella loro assoluta improponibilità, gli aspetti fondamentali del nostro essere. La Quarta Via, la Legge dell'Ottava e le sue vibrazioni in diagonale, il Centro di gravità permanente, la Voce del Padrone sono tutti aspetti che, intrisi del suono di un Maestro dei suoni, paiono assumere consistenza e realtà ma rimangono, rimandano, nella loro cedevole e inconsistente condizione di fondo, a un solo, grande, fantasioso, atto creativo. 

Ascoltando le canzoni di Franco Battiato si sente risuonare il desiderio, la voglia che le cose possano essere veramente così e che dietro agli esoterismi e ai misticismi esista veramente una strada che porti alla benevolenza dell'Età dell'Oro o ai Giardini della Presistenza. Non è così ma, per un momento, come capita in Via Lattea o No time no Space, brani dell'album forse più esoterico del Nostro, Mondi lontanissimi, vorremmo che lo fosse. Il grande lascito di Franco Battiato è, a mio avviso, la suggestione, lo stimolo ad essere se stessi, a guardarsi dentro, ad osservare con occhi umili la nostra condizione e se necessario usare un approccio psicoanalitico che possa aiutarci nel dirimere le nostre nevrosi. Rimangono, tuttavia, le splendide canzoni  dove ognuno, tra suoni di grandissimo livello e suggestioni testuali non comuni (non c'è solo Gurdijeff tra i suoi pensieri), può intendere tutto ciò che viene raccontato come vuole o credere quanto gli sia necessario. Franco Battiato rimarrà sempre nel mio cuore proprio per le sue grandi contraddizioni.

A seguire due articoli importanti. L'introduzione di Fabio Zuffanti su La Voce del Padrone tratta dal suo libro e, infine, per chi vorrà toccare con mano una grande parte dell'esoterismo e del misticismo contenuto nei brani della poduzione di Battiato, non perdetevi, a seguire, Battiato rivelato: i segreti delle sua canzoni di Fabrizio Basciano che, in cinque parti (trovate i link al termine) offre un panorama esaustivo sulle visioni gourdeffiane contenute nei brani. Buona lettura




 1981 – LA VOCE DEL PADRONE

(Album in studio, Emi)

di Fabio Zuffanti da Franco Battiato, tutti i dischi, tutte le canzoni


Il 1981 è l’anno magico di Franco Battiato, il momento in cui tutto il lavoro che dai suoi esordi fino a qui lo ha tenuto impegnato, tra decisioni, ripensamenti e miriadi di esplorazioni, musicali e umane, trova il suo sbocco.

A inizio anno la vittoria di Alice al Festival di Sanremo con Per Elisa, firmata da Franco, Pio e dalla stessa cantante, è la prima avvisaglia che le cose stanno mutando in maniera vertiginosa. Dopo anni di esplorazioni musicali il pubblico è finalmente pronto ad accogliere a braccia aperte il mondo sonoro di Franco, che dopo la vittoria sanremese, la composizione/produzione di ENERGIE, straordinario secondo album della cantante siciliana Giuni Russo, e le quarantamila copie di PATRIOTS è pronto per mettere in cantiere un album il cui titolo è LA VOCE DEL PADRONE.

Tale scelta ha svariati significati: è il nome di una tra le prime etichette discografiche, nata nel 1899 e in seguito assorbita dalla Emi, e ha a che fare con il solito Gurdjeff, il quale afferma: “Un uomo nel pieno senso della parola è composto di quattro corpi. Il primo è la carrozza (corpo), il secondo è il cavallo (sentimenti, desideri), il terzo è il cocchiere (pensiero) e il quarto è il padrone (Io, coscienza, volontà). La carrozza è attaccata al cavallo per mezzo delle stanghe, il cavallo al cocchiere per mezzo delle redini, il cocchiere al suo padrone per mezzo della voce di lui”. La voce del padrone è infine il titolo del già citato romanzo di Stanislaw Lem dalla cui trama prendeva spunto La convenzione, 45 giri del 1972 (leggi qui).

Lo scopo del progetto è quello di capitalizzare l’esperienza accumulata con i due dischi precedenti e con le produzioni di Alice e Giuni Russo, per creare un prodotto che rappresenti il perfezionamento dell’arte pop di Battiato, con melodie ancora più graffianti affidate a testi di sempre più ardua comprensione ma, al tempo stesso, di immediata memorizzazione. Questo anche per soddisfare la Emi, la quale pensa che il progetto Battiato possa fare di più in termini di vendite. Siamo in un’epoca nella quale quarantamila copie vendute di un album sono poca cosa, ne segue che la casa discografica pretenda di più dal nostro. Franco si mette quindi al lavoro e si spreme le meningi per tirare fuori il meglio del suo meglio, ciò in mezzo al tour di PATRIOTS e a tutti i vari impegni con altri artisti.

Terminata la stesura dei brani si rintana nuovamente a casa Radius per mettere a punto i provini da fare ascoltare alla Emi. Per realizzarli la ritmica è affidata a una batteria elettronica Roland 808. Il suono generale manca però di spessore e la Emi non sembra apprezzare. La convocazione del batterista Alfredo Golino risolve il problema. Golino è uno dei sessionman invitati alle registrazioni, con il solido quartetto Battiato-Pio-Radius-Destrieri coadiuvato da Paolo Donnarumma al basso, Claudio Pascoli al sax e Donato Scolese al vibrafono. Si aggiunge inoltre il coro dei Madrigalisti di Milano, ensemble vocale fondato dalla musicista americana Susan Lovegrove Graziano e attivo dal 1972 al 1983.

Il lavoro in studio, come e più di altre volte, è all’impronta degli esperimenti che possano impreziosire il tessuto sonoro come lo stormo che si alza in volo realizzato sventolando davanti al microfono le pagine di un numero del «Corriere della Sera» per Gli uccelli. Per Bandiera bianca si utilizza invece un megafono per ottenere un particolare effetto sulla voce.




La copertina de LA VOCE DEL PADRONE sfrutta ancora una volta i servigi della coppia Masotti-Messina. Il fotografo immortala Franco seduto su una sedia a dondolo con il suo look del momento: occhiali da sole, codino, giacca e cravatta. Abbigliamento ancora una volta mutato da Baby sitter e da un nuovo esperimento teatrale che ha coinvolto di recente Franco e i suoi denominato Cinema Astra. Messina asporta poi la sedia e lascia Battiato sospeso nel vuoto, contornato dalle palme, che già campeggiavano sulla cover di PATRIOTS, e da una mappa stellare. Il tutto racchiuso in una cornice blu scuro con il nome dell’artista, il titolo del disco e il marchio della casa discografica. 




Sul retro i vari crediti, di nuovo l’immagine di Franco e i titoli delle canzoni, uniti tramite linee a diverse parti del corpo del musicista (Summer on a Solitary Beach e Bandiera bianca portano alla zona sessuale, Cuccurucucù e Gli uccelli alla testa, Segnali di vita alle spalle, Centro di gravità permanente alla schiena, Sentimiento nuevo alla caviglia). 


Battiato rivelato: il significato dei testi delle canzoni

di Fabrizio Basciano da Il Blog del Fatto Quotidiano


Cosa vogliono dire i testi delle canzoni di Franco Battiato? Negli anni, nei decenni, in moltissimi si sono posti questa domanda, spesso però senza venirne a capo. Oggi sveliamo alcuni dei riferimenti filosofico-letterari fondamentali per comprendere frasi o interi periodi dei suoi brani altrimenti indecifrabili. Lo facciamo partendo dall’inizio, ovvero dai dischi L’era del Cinghiale Bianco (EMI, 1979) e Patriots (EMI, 1980). Nel brano che dà il nome al primo dei due album si fa riferimento a un periodo storico leggendario, a un’età dell’oro degli antichi popoli celti di periodo pre-romano: l’era della conoscenza spirituale incarnata dal suo stesso simbolo, il cinghiale bianco. Sempre in questo stesso disco, nel brano appena successivo, Magic Shop, ascoltiamo le parole “una signora vende corpi astrali”, di che si tratta? Non senza una certa ironia e denunciando al contempo un consumismo irto di contraddizioni, Battiato tira in ballo il corpo astrale, ossia, secondo G.I.Gurdjieff, un “corpo (…) composto da elementi del mondo planetario” e che “può sopravvivere alla morte del corpo fisico”. Insomma, una sorta di secondo corpo (l’anima) in una scala che contempla il corpo fisico, quello astrale, quello mentale e, infine, il corpo causale.

Andando ancora oltre, è il brano numero cinque de L’Era del Cinghiale Bianco a celare, dietro al suo stesso titolo, un intero mondo letterario: quello di René Guénon e del suo libro Il Re del Mondo, che dà il titolo al brano in questione. Chi è questo fantomatico ‘Re del Mondo’ che nel brano di Battiato “ci tiene prigioniero il cuore”? Come leggiamo nell’omonimo libro dell’esoterista francese, il titolo di ‘Re del Mondo’ serve a “designare il capo della gerarchia iniziatica” (…) attribuito propriamente a Manu, il Legislatore primordiale e universale il cui nome si ritrova, sotto forme diverse, presso numerosi popoli antichi; ricordiamo soltanto (…) il Mina o Menes degli Egizi, il Menew dei Celti e il Minosse dei Greci”. Immediatamente successivo a L’Era del Cinghiale Bianco è Patriots, album nel quale i messaggi in codice si infittiscono facendosi tuttavia più sottili, meno espliciti. Proviamo a individuarne qualcuno. Il brano Prospettiva Nevski si chiude con la frase “E il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire”, che, senza toppa difficoltà ma solo per chi crede, come Battiato, nella reincarnazione, potrebbe indicare la possibilità di una nuova vita oltre la morte, una nuova esistenza a cui solo la morte, se e solo se adeguatamente preparata, può traghettare. Nel brano Arabian Song il cantautore siciliano intona invece una sorta di frase in codice, apparentemente inspiegabile eppure dal senso molto preciso: “La mia parte assente si identificava con l’umidità”. Quello a cui Battiato si riferisce in questa circostanza è il concetto di “identificazione”, colonna portante di tutta la psicologia e l’insegnamento gurdieffiani: “L’uomo – come leggiamo nel libro Frammenti di un insegnamento sconosciuto di P.D.Ouspensky – è sempre in stato di identificazione, ciò che cambia è solo l’oggetto della sua identificazione. L’uomo si identifica con un piccolo problema che trova sul suo cammino e dimentica completamente i grandi scopi che si proponeva (…) Si identifica con una emozione, con un rumore, e dimentica gli altri suoi sentimenti più profondi”.

Del brano Frammenti è invece la frase “Che gran comodità le segretarie che parlano più lingue”, periodo che, a tutta prima, non darebbe modo di pensare a nulla di particolare, presentando invece una delle figure chiave degli insegnamenti di Quarta Via: la segretaria. Chi è e quale funzione ha questa figura nei gruppi gurdjieffiani? La segretaria, o anche dattilografa, è quella figura che G.I.Gurdjieff utilizza per descrivere l’“apparato formatore”, una parte dell’essere umano che il filosofo armeno paragona a un ufficio: “L’ufficio è il nostro apparato formatore, mentre la segretaria è la nostra educazione, con le sue concezioni automatiche, le sue formule ristrette, con le teorie e le opinioni che si sono formate in noi”. Da qui, da questa ristrettezza di formule e opinioni, la necessità di una segretaria che parli più lingue, in grado cioè di recepire e codificare meglio e più velocemente tutti gli stimoli e le sollecitazioni provenienti tanto dall’esterno quanto dal nostro mondo interiore.

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Parte III

Parte IV

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