10 novembre 2024

SUONI DOMENICALI: Franz Schubert-Symphony No. 8 in B Minor, D. 759 "Incompiuta": I. Allegro moderato

         



                                    
Franz Schubert (1797-1828)

«Chi potrà fare qualcosa di più, dopo Beethoven?», si chiedeva Schubert mestamente. Indubbiamente la Sinfonia in si minore è un tentativo - assolutamente riuscito nonostante la sua incompiutezza - di dare una risposta a tale domanda. Mentre in Beethoven ogni elemento concorre a costruire una possente architettura e soltanto in quella assume il suo pieno valore, Schubert esalta il valore autonomo del potere ammaliante della melodia, degli espressivi coloriti dell'armonia e del fascino suggestivo del timbro. Anche la dinamica è profondamente diversa rispetto alle Sinfonie di Beethoven: i grandi e possenti ma sempre calibrati crescendo di Beethoven culminano in esplosioni di proporzionata forza sonora, mentre in Schubert i passaggi dal piano al forte non fanno parte di un ampio piano architettonico ma vengono raggiunti con un rapido scatto umorale. In Beethoven il materiale tematico è costantemente elaborato per dar vita a un discorso in continuo sviluppo, che procede da un climax all'altro con un senso di assoluta inevitabilità sino alla fine, mentre Schubert fa scomparire le nervature della forma classica, che pure esteriormente conserva, in modo che il suo discorso possa procedere senza il vincolo di funzioni strutturali, fermandosi a ripetere continuamente i due struggenti e fascinosi temi, come incantato in una mesta meditazione senza via d'uscita.

È su una frase pianissimo mormorata da violoncelli e contrabbassi e continuata dai violini che s'apre l'Allegro moderato: questo non è il primo tema in senso tecnico ma soltanto un'introduzione e tuttavia assume il valore di un motto che contrassegna l'intero movimento e che ha funzioni pari a quelle del vero e proprio primo tema, una struggente melodia esposta da oboe e clarinetto, e del tenero e affettuoso secondo tema, un innocente Ländler in sol maggiore introdotto da clarinetti e viole e intonato dai violoncelli. Sarà proprio il motivo dell'introduzione a diventare protagonista dello sviluppo, che tocca laceranti tensioni e drammatiche fratture, sottolineate dagli interventi dei tromboni, e a concludere infine, dopo la regolare ripresa della parte iniziale, il movimento...( DA  L'ORCHESTRA DEL FLAMINIO)




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