25 luglio 2025

APPENDICE NERA ALL'ANNIVERSARIO DEI FATTI DI SARZANA 2025 PARTE SECONDA : La foto a testa in giù dei fascistelli e il bel commento di Marco Baruzzo

L'immagine del gruppo di ragazzi fascisti con lo striscione
 portata a Sarzana nella sera del 21 luglio 2025
 e presentata capovolta da Marco Baruzzo,
Segretario comunale del Partito Democratico


E' veramente un piacere riportare le parole di Marco Baruzzo sul blog di InSarzana, per due motivi: il primo è la sottolineatura del reale valore dei Fatti accaduti a Sarzana il 21 luglio del 1921, il secondo è la risposta data a quei cosidetti democratici che, oggi, vorrebbero equipare tutto e anelano al volemose bene, a riabbracciarci in nome dell'Italia e dei morti di quel tragico giorno, uguali, per loro, da entrambe le parti.



Fa sorridere leggere che quella foto non andava messa a testa in giù, osservare questa paura da parte di molti nel riandare con il pensiero a Piazzale Loreto, nel finale di una guerra fraticida e di un regime vigliacco e violento quando il dittatore, ucciso dai partigiani e appeso, appunto, a testa in giù, lasciava gli italiani liberi di scegliere il proprio futuro. C'è  come un senso di schifiltosa paura, di tenue ribrezzo (ma anche di complice malevolenza) verso un epilogo per molti versi inevitabile che fuorvia, depista molte cittadini in questo paese ( i cosidetti neutri, i menefreghisti, i non votatori, i qualunquisti), incapaci, nella loro assente presenza politica, di comprendere come la storia non si ripete mai uguale. Eppur, si ergono, nella loro ignoranza, su ciò che la storia ci ha insegnato, a difensori dei diritti, della giustizia perchè qualcuno ha osato, secondo il loro fuorviante metro, in entrambi gli avvenimenti, di non far posto al rispetto, alla comprensione, perfino all'indulgenza. Chissa perchè in Italia, tutto ciò che viene messo a testa in giù, deve, sempre e comunque, rimandare ai cadaveri di mussolini e della petacci (il minuscolo è d'obbligo nello scrivere i loro nomi) appesi per i piedi? E' evidente, allora, che in questa presentazione fotografica di Marco e tra l'altra foto storica di Piazzale Loreto esiste un abisso, uno iato profondo che è stato riempito da ottant'anni di libertà, di uguaglianza e di democrazia che rende impossibile un paragone così fuorviante. Ed allora, purtroppo, rimane da chiedersi perchè molte persone sono così, falsamente ingenue e sempre pronte alla giustificazione democratica quando il ventennio aleggia tra di noi, e perchè altre persone si sentono in dovere di compiere atti così contrari a ciò che il Paese è oggi, democratico e antifascista. La risposta è nell'evidente sbaglio di non avere mai fatto i conti con ciò che il fascismo ha rappresentato per l'Italia e gli Italiani ed aver permesso che, durante gli anni, qualcuno ne prendesse le difese, ne rappresentasse ancora le idee fuorvianti, il marcio che lo pervadeva, la violenza che lo nutriva con il risultato di ritrovarsi, democraticamente, con visioni che, nel tempo, hanno sobillato le generazioni, i giovani in particolare, ed hanno posto le basi, oggi, non di un fascismo rinato quanto, appunto di forze politiche che fanno del pensiero conservatore, reazionario, retrogrado la loro bandiera, permettendo derive verso un pensiero sempre più nero e antidemocratico. 

Questo anniversario verrà ricordato proprio per una sorta di offesa alla Città ed ogni sarzanese dovrebbe fare propria la memoria dei Fatti, con la consapevolezza della giustezza della scelta politica che, in quel frangente, venne presa. Hanno provato tutti a cambiare le carte in tavola, a porre lapidi trufaldine, a erigere monumenti fraudolenti, poi quando il regime finì si provò a far passare documenti e valutazioni palesemente artefatti. Oggi, si è arrivati alle giustificazioni, al medesimo rispetto per i caduti, alla considerazione democratica intoccabile e inalienabile a senso unico, sempre e comunque condita da burattini vestiti di nero. Noi, sarzanesi democratici, rispondiamo con una sola parola: Resistere

Giorgio Giannoni


Ecco, le belle righe di Marco Baruzzo

Long story short.
C’è un tempo per ogni cosa, anche per i chiarimenti e le didascalie.
Per molti decenni a Sarzana la memoria del 21 luglio 1921 è stata una memoria familiare. Nei racconti dei vecchi e nei ricordi sfocati dei bambini c’era l’impressione ancora viva dei soprusi e delle angherie, che non sono iniziate il 21 luglio e purtroppo nemmeno sono finite con la reazione popolare e istituzionale di quel giorno. Nella carne della città sono cuciti i fotogrammi delle violenze contro i contadini, dell’arroganza padronale che ha cercato di piegare un’amministrazione libera e liberamente eletta. Il sindaco socialista Terzi avrebbe pagato il conto della sua onestà e integrità vent’anni dopo nell’orrore di Mauthausen. Altri sorprusi e altre angherie perseguitarono Sarzana nel buio della dittatura: i processi politici, le botte degli squadristi, le carcerazioni e le torture. E soprattutto lo sciame nero della violenza cieca e barbara nei confronti dei civili, una mappa del terrore che si allarga con una macchia di disperazione in tutta la Lunigiana. Da lì la speranza e la fierezza, e anche la durezza, di una liberazione tanto attesa.
C’è chi parla a sproposito, da anni, di un bisogno di pacificazione, di una guerra civile da seppellire nel nome di un torto da spartire. Un po’ a me e un po’ a te. Eppure una pacificazione c’è già stata, quella costruita dalla Resistenza e ritrovata nel capolavoro politico della democrazia, della Repubblica e della Costituzione. Un ordine fondato su libertà ed eguaglianza che ha dato a tanti e a tutti l’opportunità di un nuovo inizio. Più che di pacificare, oggi c’è ancora bisogna di attuare quello che la Costituzione scrive e che nella realtà è ancora sulla carta.
Chi prova a ribaltare, anzi a capovolgere questa pur mite lettura della storia, o non sa o è in mala fede. La provocazione dei giorni scorsi è un episodio, il vero tentativo è quello di mettere la storia - quella per davvero - a testa in giù e creare lo spazio per giustificare non solo le violenze del passato, ma anche quelle del presente e del futuro. A questo esperimento fatto sulla nostra pelle, dico di no, con tutta la fermezza e la durezza simbolica che la rapidità e l’immediatezza del discorso pubblico di oggi ammettono.
Che poi molti ragazzi si ritrovino o si identifichino in un pezzo di storia che non è la mia, questo è dovuto non tanto alle ragioni della destra, quanto alle insufficienze della sinistra, alla nostra annosa e cronica incapacità di far crescere un discorso politico coerente, credibile e soprattutto comprensibile. Tutte le militanze, anche quelle sbagliate, hanno un significato che a noi tocca interpretare. Senza snobismo, senza tracotanza. Io, nella solidità delle idee con cui sono cresciuto e nella consapevolezza delle regole di un confronto democratico, mi faccio volentieri carico di questo sforzo. Che è ascolto e comprensione, mai condanna delle scelte dei singoli, mai istigazione alla violenza.
Merita più biasimo chi usa le “passioni sbagliate” di qualche ragazzo ai propri fini politici ed elettorali per poi cestinarlo quando passa il segno. In altri tempi si sarebbe parlato di sepolcri imbiancati.

Marco Baruzzo

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