Da sempre l'inconscio dirige i nostri pensieri, le nostre parole, le nostre azioni e faticosamente nei millenni l'essere umano ha tentato, anche con qualche successo (ma pochi), di tenere a bada questa parte animale che solo parzialmente l'acquisizione della coscienza riesce ad arginare. Quando i cosidetti mostri dell'id (parafrasando un noto film di fantascienza) escono incontrollati dalla nostra mente non vi è nulla da fare; si esprimono con totale, istintiva furia dove non è possibile alcuna mediazione, alcun ragionamento possibile per fermarli.
La visita dell'infettivologo Massimo Galli, ieri a Sarzana, per presentare il suo nuovo libro, ha scatenato nuovamente quelle poche persone che trovano solo modi alterati di raffigurare prospettive già di per sè fuori controllo. Imbrattare le scuole pubbliche, per esprimere un qualsiasi punto di vista, trova già nel gesto insano la propria condanna (ci sarebbe di che pensare nel paragone con gli attivisti ecologici che imbrattano i monumenti). Quando poi la sostanza della protesta si riduce a farneticazioni e stupidità conclamate, si raggiungono livelli che in una società moderna non dovrebbero sussistere se non fosse che tali individui preferiscono abbeverarsi alla fonte dei social per rinforzarsi l'un l'altro e inventare teorie e posizioni che di reale e concreto non hanno nulla. Dalle posizioni contro i vaccini, alla condotta nella pandemia, alla valutazione della guerra, al complottismo e via dicendo, si assiste al solito monologo che è, ovviamente, continuato al pomeriggio con la presenza, all'interno della sala, di provocatori e di fomentatori incapaci, nella loro limitatezza, di proporre un tema, una contestazione civile, un approccio qualsivoglia scientifico alle loro parole nei confronti di una persona, il cui curriculum personale, professionale e umano, non è stato minimamente considerato nel vociare inconsulto di vane accuse personali o di banali contrapposizioni individuali. Massimo Galli non si è fatto certamente intimidire da questa pletora di claudicanti contestatori, mettendo al loro posto un paio dei più facinorosi e riportando un'insieme di notizie, di aneddoti, di brani di vita personali che ci restituivano la figura di un uomo, occupato a tempo pieno, fin dagli albori dei suoi studi (era con Gino Strada all'università) a fare del bene con la sua grande bravura e professionalità di fondo che gli ha permesso di agire con la necessaria responsabilità che un medico deve sempre avere difronte a sè come riferimento. Docente preparato, cooperatore in Africa e in America Latina con una visione solidale e partecipe per i mali del pianeta ha raccontato anche la sua vita di uomo normale, delle sue passioni, dei suoi scritti, dei virus e dei vaccini, delle visite nelle scuole che pratica da sempre, con modi gentili e a tratti divertenti ma con una decisione di fondo che lo ha sempre caratterizzato da quando, giovane medico, ha cominciato ad occuparsi di infettivologia. Un pomeriggio che avrebbe dovuto essere maggiormente rilassato se non fosse che la presenza dei personaggi descritti sopra ha addirittura costretto la questura a presenziare all'incontro con agenti in divisa e in borghese. Un incredibile paradosso il dover costringere la forza pubblica ad azioni preventive in una conferenza scientifica ed umana, quando si è deputati a bel altre mansioni di ordine pubblico, molto più importanti che non tenere a bada la patetica rabbia di pochi disturbatori seriali. Alla fine, io e mia moglie, abbiamo stretto la mano al professore e lo abbiamo ringraziato di quanto avesse fatto e delle sue notevoli spiegazioni scientifiche. Uscendo, sono riandato alle parole di mio padre e di mia madre quando mi dissero che dovevo studiare e che sarei potuto andare all'Università. Credo di non averli mai ringraziati abbastanza.
Giorgio Giannoni
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