La Pasqua incombe, i riti si succedono lungo sequenze note e definite, muovendosi su una direttrice partita da lontano, dal Natale e chiudendosi con gli accadimenti che la religione cristiana da tempo immemore presenta come metafora della salvazione, come aspettativa di una nuova vita oltre la morte. In una parola la fede come sicurezza verso il nulla dal quale proveniamo e nel quale, inevitabilmente, ritorneremo.
" Sacro è una parola indoeuropea che noi traduciamo con “separato” e fa riferimento alla potenza che gli uomini hanno avvertito come superiore a loro e perciò collocata in uno scenario “altro” a cui hanno dato il nome di sacro, successivamente di “divino”. In questo scenario Dio è arrivato con molto, molto, molto ritardo. Cerco di indicare una terminologia in modo che nessuno identifichi il sacro con Dio. Si tratta di potenze che l’uomo ha avvertito come superiori a sé e ha collocato in una regione “altra”, denominata appunto “sacralità”. Sacralità è una parola ambivalente che vuol dire al contempo, benedizione e maledizione: tutte le parole che oltrepassano l’umano sono parole ambivalenti. Stante la natura ambivalente di questa dimensione, ambivalente è anche il rapporto che l’uomo stabilisce con il sacro: da un lato lo teme come si può temere ciò che si ritiene superiore e che non si è in grado di dominare e dall’altro ne è attratto come si è attratti dall’origine da cui un giorno ci si è emancipati. Il sacro è una dimensione perdurante nella condizione umana, può essere rimosso, invocato, temuto, dimenticato addirittura, ma opera comunque. Per difenderci dal sacro sono nate le religioni, le quali, non sono dimensioni che ci mettono in rapporto con il sacro bensì ce ne difendono..."
Ecco perchè, in una di queste sere, guarderò nuovamente Jesus Christ Superstar perchè proprio nella certezza, mia e solamente mia che la religione sia un palliativo, un rimedio momentaneo alle spinte innegabili del nostro inconscio, la riproduzione del suo mito più centrale (in questa maniera così penetrante, convincente e coinvolgente ) servirà a sublimare e lenire momentaneamente le paure e le angosce di quel Senso del Sacro che, sempre imperscrutabile, indefinibile, inafferrabile ci condanna alla nostra piccolezza e insignificanza. Potrà sembrare paradossale servirsi della religione per affermare la sua sostanziale inesistenza ma è proprio il Senso del Sacro, come afferma Galimberti, che ha spinto l'essere umano in una dimensione divina così irraggiungibile, della quale la religione è solo un risibile, implausibile aspetto.
G.G.
Buona Pasqua a tutti dall'Associazione InSarzana



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