07 giugno 2024

PENSIERI STUPENDI: " Siamo forti, siamo belli, siamo del Parentucelli"?

Lo stadio Miro Luperi di Sarzana

Tanti anni fa, in un'altra galassia, priva di computer, telefonini e puttanate varie correlate, la partita di calcio tra il Liceo e la Ragioneria di Sarzana, sanciva una sorta di gran finale scolastico. Un momento atteso con trepidazione e timore, perchè nelle ore successive alla partita si dispiegavano gli sfottò e le prese per il c... più imponenti verso i malcapitati che perdevano l'ambito scontro.


C'era, per cosi dire, una sorta di ufficialità e di forma che andava oltre alla partita in se, proprio perchè esisteva un simpatico ma fermo campanilismo che coinvolgeva anche i docenti e le direzioni di entrambi gli istituti. Sospendere le ultime ore di  lezione e sciamare in massa verso la stadio, aveva un che di partecipativo e di solidale, mentre cori e urla sottolineavano i propositi di vittoria o i nomi dei giocatori scelti alla bisogna. Parlo, ovviamente, per il Liceo, del quale sono stato studente, ma avendo avuto un'infinità di amici a Ragioneria sapevo con certezza che i comportamenti e le aspettative erano le stesse. Oggi, leggo sulla cronaca di Sarzana la notizia, raccontata da Massimo Merluzzi, che la partita è stata annullata e non verrà più giocata con il patrocinio delle scuole (come è sempre accaduto, nelle ultime ore della mattina nell'ultimo giorno scolastico dell'anno ) perchè i giovani studenti hanno trovato divertente iniziare il match sui social, rivolgendo parole dure ed esasperate all'altra parte e fomentando disordini in anteprima. Ovviamente le scuole hanno annullato la partita sottolineando che nessuno impedisce che la stessa venga giocata in altro luogo e in altra data ma fuori dalla giurisdizione scolastica e dalle assicurazioni scolastiche, necessarie per coprire le attività stesse. Ancora una volta, dunque, i nuovi tempi e la tecnologia a disposizione hanno, come dire, permesso, ai partecipanti di esprimere, prima degli eventi, narcisitiche prese di posizione e offese di vario genere, manifestando ancora una volta la loro dipendenza e la loro segregazione dentro queste chiuse stanze elettroniche, anzichè provare a confrontarsi simpaticamente e realmente nel campo e sugli spalti. C'è da interrogarsi, dunque, su questa virtualità d'accatto che sostituisce, in tutto e per tutto, ogni manifestazione di reale e schietta condivisione. Aldilà della partita, tutto ciò è l'ennesima riprova che viviamo, sempre di più, in un luogo popolato da zombi. Lungo le strade si osservano persone piegate sul cellulare, mentre camminano, mentre lavorano, quando guidano, quando mangiano, distaccandosi completamente dalla realtà circostante e dunque preferendo un mondo alternativo, diverso da una normalità quotidiana, evidentemente insufficiente a creare interesse. Ogni cosa, prima di accadere, deve necessariamente essere valutata, discussa, digerita in queste stanze senza finestre dove, nella penombra delle proprie paranoie si celebrano riti di sacrificio e si innalzano voci per rinsaldare le proprie debolezze. All'interno di queste stanze tutti sono uguali, non si mostra nulla di particolarmente importante, si da solo voce a impressioni, elucubrazioni, violenza e quant'altro, uscendone poi fuori rinfrancati, rincuorati o ritemprati (scegliete voi) cosicchè costringersi alla partecipazione reale, all'incontro con l'altro, non trova più ragione d'essere e perde, inevitabilmente, quei caratteri di umanità che un faccia a faccia reale, evidente, concreto possiede. "Le pareti del cervello non hanno più finestre", cantava, qualche anno fa, il Maestro...

Giorgio Giannoni

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