08 settembre 2024

PENSIERI STUPENDI: Il generale e l'otto settembre di Giorgio Giannoni

Generale, dietro la collinaCi sta la notte crucca e assassinaE in mezzo al prato c'è una contadinaCurva sul tramonto, sembra una bambinaDi cinquant'anni e di cinque figliVenuti al mondo come conigliPartiti al mondo come soldatiE non ancora tornati...

Generale, 1978  Francesco De Gregori

Non dovremmo scrivere nulla del generale Roberto Vannacci perchè tali personaggi andrebbero derubricati e lasciati nell'oblio generale, non fosse altro perchè un servitore dello Stato dovrebbe usare cautela e rispetto nell'esprimere considerazioni e proprie idee che, sostanzialmente, non collimano, con i principi democratici del nostro Paese.


Tuttavia, proprio per questa contraddizione di fondo, occorrerà, invece, dire qualcosa di questo nostro concittadino, eletto nelle liste di un partito al Parlamento Europeo e dunque sistemato in una posizione di forza e di superiorità con le quali la reiterazione e l'ulteriore peggioramento delle sue posizioni politiche e sociali potrebbero assumere una valenza non solo banalmente provocatoria, come lui afferma, ma diventare foriera di prese di posizione illiberali e antidemocratiche, tali da minacciare il corretto andamento democratico del Paese. 
Il generale Vannacci è nato alla Spezia e dunque per noi rappresenta una aggravante, sebbene certamente ogni luogo possieda le sue pecore nere, tuttavia abituati ad avere come nostri concittadini, personaggi conosciuti di altra levatura come Giancarlo Giannini, Carlo Massarini o Dario Vergassola, Stefano Mei, Maurizio Mannoni e molti altri, fa un poco specie annoverare tra i nostri elenchi locali un militare di tal risma. Perchè, badate bene, Vannacci non è uno stupido, è una persona che ha studiato e anche parecchio in ambito militare per raggiungere il suo grado ma, evidentemente, come accade qualche volta, il pensiero militare pare essere insufficiente e andare stretto anche a coloro che hanno scelto questa via come lavoro della vita. Infatti, dopo aver terminato, sostanzialmente, la propria attività (molto nutrita e varia) nell'ambito dell'esercito italiano il nostro ha come una illuminazione sulla via di Damasco e dopo aver commissionato a qualcuno il proprio esaltante curriculum su wikipedia, pubblica un libro, Il Mondo al Contrario, dove si libera prepotentemente di ogni remora e sbotta indignato su come sia ridotta male l'Italia usando argomenti omofobi e razzisti. Quello che colpisce in tutto ciò è il perfetto, solito esempio di come sia difficile tenere a bada il proprio inconscio. Il generale Vannacci per tutta la vita ha dovuto cammuffare la propria vera natura di odiatore e sdegnato referente di una Italia dura, inflessibile nei "sani" principi valoriali che momenti storici come il fascismo avevano saputo esprimere. Sono considerazioni, le sue, comuni a molti altri italiani che lavorano nell'esercito ma anche in molti cittadini che, votandolo per Strasburgo, hanno espresso direttamente il proprio sostegno al pensiero e alle parole di di questo improbabile nuovo politico. In fin dei conti il generale Vannaci esprime perfettamente la visione limitata e  becera, sguaiata e incivile che attraversa, come un vento impetuoso, in questi anni obliqui, una buona fetta di italiani fermi da sempre, nel pensiero e nei fatti, ad una società patriarcale e arcaica che credono ancora presente e intonsa. E le farneticazioni semantiche del generale e di molti cittadini cascano sempre, freudianamente, in quella ricca parte sessuale, vera icona di italianesimo del nostro prima e dopo guerra che mostra, in tutta la sua interezza, i molti problemi personali che, da sempre, albergano nella psiche degli italiani, soprattutto maschi. 

«Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione!».

«Se non è nella natura dell’uomo essere cannibale, perché dovrebbe esserlo per il diritto alla genitorialità? Le coppie arcobaleno non sono normali. La normalità è l’eterosessualità. Se a voi tutto sembra normale, invece, è colpa delle trame della lobby gay internazionale»

Lobby gay internazionale che avrebbe vietato «termini che fino a pochi anni fa erano nei nostri dizionari: pederasta, invertito, frocio, ricchione, buliccio, femminiello, bardassa, caghineri, cupio, buggerone, checca, omofilo, uranista, culattone che sono ormai termini da tribunale».

C'è un che di patetico in queste frasi se non fosse evidente la pericolosità recondita, il sotterraneo odio che ne trasuda verso la diversità, unita alla cinica e rozza sicurezza di essere nel giusto. Il libro del generale Vannacci,  contiene molte altre prese di posizione che sostanzialmente rappresentano pericolose idee diffuse tra i militanti dell’estrema destra su vari argomenti, dalle forme di protesta contro il cambiamento climatico alle occupazioni di alloggi disabitati da parte di persone senza dimora, dai desideri di genitorialità delle persone omosessuali al cosiddetto “politicamente corretto”, condite con antiche visioni patriottarde che, nel nuovo millennio, lasciano senza parole.

Vannacci dice di voler «provocatoriamente rappresentare lo stato d’animo di tutti quelli che percepiscono negli accadimenti di tutti i giorni una dissonante e fastidiosa tendenza generale che si discosta ampiamente da quello che percepiamo come sentire comune, come logica e razionalità»

Parole che definiscono sentimenti di gretto sciovinismo, di sicurezze gerarchiche espulse con rumorosità da un io gonfio e tronfio di superbia, sicuro, tra sè e sè, di rappresentare l'Italia e gli italiani.

In definitiva dobbiamo ringraziare la Lega per aver legalizzato (un bel bisticcio non solo in termini) questo individuo, nel sostenerlo e averne fatto un degno loro rappresentante sebbene stia già manifestando segni di inciucio verso i celoduristi per poter assurgere alla costruzione di un proprio movimento e, si potrebbe dire, in perfetto sincronismo con i nuovi nazisti tedeschi delle ultime loro elezioni locali. In definitiva e con rammarico dobbiamo sorbircelo anche a Sarzana, in un giorno, oggi, come l'8 settembre, il che è tutto un programma. Una bella accoppiata temporale per un militare che non pare appartenere a quei suoi compagni finiti sui monti a combattere o prigionieri nei campi tedeschi o fucilati, ma piuttosto a quelli che preferirono Salò e il marciume finale di quella nostra, infinita dittatura.  

Lasciamolo parlare ai muri. La vera Sarzana, quella antifascista, non ha bisogno di nuovi, perversi predicatori.

Giorgio Giannoni

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