Generale, dietro la collinaCi sta la notte crucca e assassinaE in mezzo al prato c'è una contadinaCurva sul tramonto, sembra una bambinaDi cinquant'anni e di cinque figliVenuti al mondo come conigliPartiti al mondo come soldatiE non ancora tornati...
Generale, 1978 Francesco De Gregori
Non dovremmo scrivere nulla del generale Roberto Vannacci perchè tali personaggi andrebbero derubricati e lasciati nell'oblio generale, non fosse altro perchè un servitore dello Stato dovrebbe usare cautela e rispetto nell'esprimere considerazioni e proprie idee che, sostanzialmente, non collimano, con i principi democratici del nostro Paese.
«Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione!».
«Se non è nella natura dell’uomo essere cannibale, perché dovrebbe esserlo per il diritto alla genitorialità? Le coppie arcobaleno non sono normali. La normalità è l’eterosessualità. Se a voi tutto sembra normale, invece, è colpa delle trame della lobby gay internazionale»
Lobby gay internazionale che avrebbe vietato «termini che fino a pochi anni fa erano nei nostri dizionari: pederasta, invertito, frocio, ricchione, buliccio, femminiello, bardassa, caghineri, cupio, buggerone, checca, omofilo, uranista, culattone che sono ormai termini da tribunale».
C'è un che di patetico in queste frasi se non fosse evidente la pericolosità recondita, il sotterraneo odio che ne trasuda verso la diversità, unita alla cinica e rozza sicurezza di essere nel giusto. Il libro del generale Vannacci, contiene molte altre prese di posizione che sostanzialmente rappresentano pericolose idee diffuse tra i militanti dell’estrema destra su vari argomenti, dalle forme di protesta contro il cambiamento climatico alle occupazioni di alloggi disabitati da parte di persone senza dimora, dai desideri di genitorialità delle persone omosessuali al cosiddetto “politicamente corretto”, condite con antiche visioni patriottarde che, nel nuovo millennio, lasciano senza parole.
Vannacci dice di voler «provocatoriamente rappresentare lo stato d’animo di tutti quelli che percepiscono negli accadimenti di tutti i giorni una dissonante e fastidiosa tendenza generale che si discosta ampiamente da quello che percepiamo come sentire comune, come logica e razionalità»
Parole che definiscono sentimenti di gretto sciovinismo, di sicurezze gerarchiche espulse con rumorosità da un io gonfio e tronfio di superbia, sicuro, tra sè e sè, di rappresentare l'Italia e gli italiani.
In definitiva dobbiamo ringraziare la Lega per aver legalizzato (un bel bisticcio non solo in termini) questo individuo, nel sostenerlo e averne fatto un degno loro rappresentante sebbene stia già manifestando segni di inciucio verso i celoduristi per poter assurgere alla costruzione di un proprio movimento e, si potrebbe dire, in perfetto sincronismo con i nuovi nazisti tedeschi delle ultime loro elezioni locali. In definitiva e con rammarico dobbiamo sorbircelo anche a Sarzana, in un giorno, oggi, come l'8 settembre, il che è tutto un programma. Una bella accoppiata temporale per un militare che non pare appartenere a quei suoi compagni finiti sui monti a combattere o prigionieri nei campi tedeschi o fucilati, ma piuttosto a quelli che preferirono Salò e il marciume finale di quella nostra, infinita dittatura.
Lasciamolo parlare ai muri. La vera Sarzana, quella antifascista, non ha bisogno di nuovi, perversi predicatori.
Giorgio Giannoni
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