21 aprile 2025

VERSO IL 25 APRILE-SENSAZIONI VISIVE Il 25 Aprile nell’arte: Resistenza e Liberazione

 

Esiste un’arte che narra la Resistenza, la Liberazione dall’oppressione nazifascista e che celebra la festa del 25 aprile. Esistono, inoltre, artisti italiani che hanno partecipato attivamente alla lotta partigiana e che hanno lasciato testimonianze grafiche della loro esperienza.

Il 25 Aprile nell’arte: Resistenza e Liberazione


di Dario da diariodell'arte.it


Renato Guttuso, il racconto della Resistenza

Il siciliano Renato Guttuso (1911-1987) dedica alla lotta partigiana Gott mit Uns (Dio è con noi), una serie di disegni e acquerelli realizzati nel periodo 1943-44 con inchiostri provenienti dalle tipografie clandestine. il titolo rimanda al motto inciso sulla fibbia in acciaio delle uniformi dei soldati nazisti.


L’intenso cromatismo è la cifra stilistica dell’artista che da forma a un’arte realista, fedele al vero, lontanissima da ogni forma di sperimentazione astratta. Guttuso avverte la necessità di rendere visibile la violenza, il sangue, la crudeltà della guerra attraverso il ricorso a tecniche e stili che rimandano alle Avanguardie del primo Novecento (espressionismo e cubismo) e all’esperienza di Picasso.


La brutalità dell’oppressione nazifascista si trasforma in grandi mani minacciose, a tratti animalesche, marchiate con la croce uncinata, in atto di sopprimere l’Italia macchiata dal sangue dell’eroismo partigiano.

La sua pittura è impegno civile, fortemente ideologica. Guttuso, infatti, è ufficiale di collegamento fra il comando romano delle Brigate Garibaldi e il fronte della Marsica e fa parte del Partito Comunista Italiano.

25 aprile Liberazione Resistenza Guttuso Crocifissione partigiani


        Una Crocifissione contro il fascismo

Già prima, comunque, Guttuso manifesta la sua ostilità al regime fascista. La Crocifissione (1940-42), ad esempio, non è l’aggiornamento novecentesco di una millenaria iconografia religiosa ma è il simbolo dell’Italia che rovinosamente partecipa alla guerra. Il soggetto identifica i valori universali in cui tutti possono riconoscersi. Il volto di Cristo è celato in modo che ciascuno possa proiettarvi la propria vita. La Maddalena è scandalosamente nuda. Il mal ladrone, inoltre, è incandescente di sangue. Forti i richiami al cubismo, come le case in lontananza e la natura morta del tavolo in primo piano. E i richiami all’arte italiana, come la Deposizione di Volterra di Rosso Fiorentino.




Emilio Vedova, il partigiano Barabba

Uno degli esponenti dell’informale italiano del dopoguerra è Emilio Vedova (1919-2006). A differenza di Guttuso, segue una linea di sperimentazione che lo porta all’astrazione.

Dopo l’8 settembre del 1943partecipa alla guerra di liberazione nelle file della Resistenza romana, per poi spostarsi sulle montagne del bellunese. Lo chiamano Barabba, per la sua folta barba. La sua carriera pittorica, dunque, è legata alla riscossa della lotta antifascista e alle nuove istanze di giustizia sociale.

Le opere del periodo della guerra civile italiana sono al limite dell’astrattismo: poche linee e colori per strutturare la figura umana che è ancora rintracciabile dall’occhio dell’osservatore. Il tratto nervoso e la veloce modalità di stendere i colori danno l’impressione delle rapide incursioni dei partigiani nelle vallate venete o il sottile filo degli eventi che separa la vita dalla morte.

Scrive Vedova nel suo diario: “Quante frequenze più volte con la testa nei sassi ma anche le giornate di vivide forze, di nervi e presenze più forti, di una sempre più chiara coscienza. Lo scendere a valle, lo scontrarsi e rovesciare il calendario degli incubi. Dovrei elencare troppe cose, i rastrellamenti, le ferite, le fughe, i giorni tragici… Col mio sacco partigiano riportai una cartella di disegni, presto quasi tutta dispersa, dai quali trassi però una serie di tempere …”


L’arte e la memoria dei friulani Zigaina e Pizzinato


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Zigaina, La resistenza operaia

Esponente del Neorealismo e collaboratore di Pier Paolo PasoliniGiuseppe Zigaina (1924-2015) nel ciclo Biciclette omaggia il principale mezzo di spostamento delle staffette partigiane. La staffetta cura i collegamenti tra le varie formazioni impegnate nella lotta armata, permettendo la trasmissione di ordini e informazioni, e il conferimento di alimenti e medicine.

PER APPROFONDIRE. Le donne staffetta nella Resistenza

La marcia degli operai con le biciclette che spezzano le catene degli oppressori tra un tripudio di bandiere tricolori rimanda a composizioni cubiste e futuriste. Partendo dalle tre opere presentate alla Biennale di Venezia del 1950 (Occupazione delle terre, Biciclette e falci, Erba ai conigli), Zigaina si occupa spesso della condizione subalterna dei contadini e degli operai e delle loro rivendicazioni degli anni repubblicani. I mezzi di locomozione (carri, biciclette) e gli strumenti di lavoro (la falce) riprodotti con forza evocativa diventano muti testimoni del dramma sociale e lavorativo.


Armando Pizzinato

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Pizzinato, Liberazione di Venezia, 1952, Cgil, Roma










Sulla stessa lunghezza d’onda per temi e stile, si colloca Armando Pizzinato (1910-2004) che, con la caduta del fascismo, interrompe ogni attività artistica e si impegna nella Resistenza.

Fa parte della Brigata F. Biancotto di Venezia col nome di Stefano e diventa responsabile del settore stampa e propaganda della provincia veneziana, allestendo nella sua soffitta una stamperia che chiama “Buco Stampa”.

E’ arrestato a Venezia il 2 gennaio 1945 e resta in carcere fino alla Liberazione del 25 aprile. L’anno dopo, alla galleria dell’Arco, organizza una mostra con Emilio Vedova ispirata alle tematiche resistenziali (Tempere partigiane) in cui rimarca il proprio interesse per le tematiche sociali e lo stile futurista.


Il Fronte Nuovo delle Arti

Vedova e Pizzinato, assieme a Renato Birolli, Bruno Cassinari, Renato Guttuso, Leoncillo Leopardi, Carlo Levi, Ennio Morlotti, Giuseppe Santomaso, Giulio Turcato e Alberto Viani, invocano un forte rinnovamento artistico ed affermano, all’interno del un manifesto della nuova secessione artistica italiana, la loro libertà d’espressione, a prescindere dai rispettivi principi estetici.

Gli artisti italiani, infatti, vogliono recuperare il tempo perduto. Il ventennio di dittatura fascista li ha relegati ai margini del panorama europeo e la Biennale di Venezia garantisce di entrare in contatto con esperienze internazionali. Il 12 giugno 1947 nasce il Fronte Nuovo delle Arti, con l’intento di tenere unite istanze realiste e astrattiste. Ognuno risponde alla propria individualità, nei più contrastanti indirizzi. Tante anime ed ambizioni: il gruppo, infatti, si scioglie nel 1950.


Fondamentale è anche il giudizio del segretario del Partito Comunista, Palmiro Togliatti che, a margine della Prima mostra nazionale d’Arte contemporanea a Bologna, condanna l’astrazione perché sacrifica il contenuto a vantaggio della ricerca linguistica. Pittori e scultori vanno in agitazione, soprattutto quelli di sinistra. Alcuni, come Pizzinato e Guttuso, abbracciano il realismo. Altri, come Vedova e Piero Dorazio, si avviano all’astrattismo.


La Resistenza degli altri

E’ lungo l’elenco degli artisti che raccontano la tremenda guerra civile, la Resistenza e la Liberazione del 25 aprile. Carlo Levi è mandato al confino dai fascisti in Basilicata. Alfonsino Filiputti (1924-1999) ha rappresentato soprattutto la lotta partigiana nella Bassa e nel Friuli

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