15 maggio 2022

VIOLENZA SULLE DONNE: Molestie riminesi

 


Ancora una volta è deflagrata, con quanto è accaduto al raduno degli alpini di Rimini, la reale composizione di quella parte del pensiero inconscio del sapiens sempre sintonizzata, senza riconoscerla, sulle pulsioni ancestrali di godimento e di prevaricazione. Ho già parlato di maschera inconscia e di come sia costruita nel tempo, fin dalla nascita, dalla sociocultura alla quale si appartiene e che serve, ovviamente, da sottofondo alla elaborazione e all'acquisizione conscia di principi e valori che tengono unita la comunità impedendo proprio i contrasti, le prevaricazioni, le esagerazioni verso gli altri componenti della società.

 

Ognuno di noi ha ben chiaro i principi che animano una comunità di uomini e donne come il concetto di patria, il rispetto verso le gerarchie, le istituzioni e gli altri componenti della società alla quale si appartiene. Ma, quando si vengono a creare situazioni particolari, nel singolo ma soprattutto in presenza di folle e assembramenti (magari condite dall'alcool), tali principi cominciano a vacillare, a diluirsi e non ha nessuna importanza a quale categoria tali folle appartengano perchè l'inconscio emerge prepotente e porta ad esprimere la parte pià antica e violenta dell'essere umano che solitamente passa per il potere sull'altro e il godimento del proprio corpo. L'esempio degli alpini è emblematico proprio per una categoria, quella militare, che dovrebbe avere in somma considerazione i principi di difesa dello Stato e dei suoi Cittadini e non dovrebbe mai, per nessuna ragione, porre in discredito se stessa e gli altri componenti della comunità. In definitiva, soprattutto nel maschio, rimane radicata l'idea che il divertimento, il godimento passi, sempre e comunque, attraverso il corpo delle donne. Pulsione inconscia che si è espressa, come abbiamo visto, in mille, ignobili maniere diverse, nell'incapacità di fermarsi ai limiti imposti dalla sociocultura e che, a corollario, era già avvenuta nel precedente raduno di Trento nel 2018. Le successive affermazioni del sindaco triestino non devono stupire e si muovono sulla falsariga di quanto avvenuto proprio per l'incapacità di cogliere il profondo che si agita in noi. La stucchevole difesa basata su un linguaggio da caserma rivela quanto questo personaggio sia in balia della propria parte più nascosta e usa il linguaggio conscio per nascondere, cammuffare, mantenere sotto traccia le stesse pulsioni che animavano molti degli alpini presenti. Occorre poi aggiungere qualcosa anche sulle donne e in particolare sulle donne del PD riminese. E' innegabile che le conquiste delle donne siano andate più veloci di quelle culturali e una grande parte di loro abbia preso coscienza di come la sociocultura patriarcale le abbia sempre considerate ma il commento all'avvenimento riminese da parte delle donne PD nasconde l'incapacità, dopo una condanna di rito, di operare dei distinguo tra individui e la categoria alla quale tali individui appartengono :"...non si può gettare discredito su un intero corpo per qualche episodio isolato", conformandosi così alla difesa socioculturale della comunità e ignorando, ancora una volta, la propria specificità culturale e biologica. La giornalista Cinzia Sciuto scriveva già nel 2018, sempre a proposito delle molestie accadute durante il raduno degli alpini, “nel terzo millennio le donne possono anche diventare prime ministre, amministratrici delegate, segretarie di partito, astronaute ma si ritrovano ancora a dover aver paura a camminare per strada, perché non sanno cosa può accadere loro”. Questo è l’elefante in mezzo alla stanza che facciamo finta di non vedere. Per concludere vorrei sottolineare l'evidente difficoltà da parte di ognuno di noi di cogliere la nostra profondità psichica. E' ovvio che tali azioni non possono e non debbano essere permesse perchè pur appartenendo ad una nostra specificità costitutiva (e come tali considerate inevitabili e scusabili dalla maggior parte degli individui)non  rispettano la specificità culturale e biologica della nostra controparte femminile e aprono la strada a discriminazioni evidenti a tutti i livelli sociali, politici economici nella vita delle donne e a violenze peggiori. Da qui allora la necessità di prendere atto, di sentire, di capire il nostro profondo. Senza tale passo rimarremmo sempre in balia delle pulsioni e delle loro peggiori spinte.

G.G.

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