05 luglio 2023

PENSIERI STUPENDI: Gli alieni questi sconosciuti di Giorgio Giannoni

Manufatti alieni
 

“Felicità per tutti, gratis, e che nessuno se ne vada scontento!” da Picnic sul ciglio della strada, 1972 Arkadj e Boris Strugatskj


Forse alcuni di voi avranno letto il disturbante libro dei fratelli Arkadj e Boris Strugatskj, STALKER (oggi meglio conosciuto con il titolo di PICNIC SUL CIGLIO DELLA STRADA), oppure avranno visto il bellissimo film omonimo del regista Andrej Tarkovskj dove si parlava di una visita aliena in una non ben precisata zona del nord america.


Visita durata una notte e poi, gli alieni (di cui non si conoscerà ne aspetto, ne intenzioni) nella loro rapida fuga, avranno lasciato quel luogo (esteso alcuni chilometri) uguale ma, nello stesso tempo, diverso. Da quel momento la ZONA (come sarà chiamata dall'opinione pubblica terrestre e dagli scienziati, incapaci di comprenderne i misteri)  diventerà il protagonista assoluto, con le sue stranezze, le sue particolarità, gli accadimenti inspiegabili contro ogni legge fisica. 

Ebbene, questa mattina sul litorale di Marinella mi sono sentito nella Zona. Più esattamente come il protagonista del libro che vaga alla ricerca di qualcosa di comprensibile per questo posto diventato irriconoscibile.


Marinella prima dell'arrivo degli alieni 

 Mi trovavo all'altezza dei fatidici trecento metri di spiaggia libera che, lasciati appunto liberi da ogni riferimento da parte degli alieni, concorrevano a creare un senso di abbandono e di acuta traslocazione. Erano quasi le nove e pochi altri pellegrini, sulla battigia, procedevano con circospezione, pronti a lanciarsi in acqua al minimo cenno di pericolo. In lontananza, la normalità del mondo, espressa dalle interminabili file di lettini e ombrelloni, sia a destra che a sinistra, riduceva un poco la paura di trovarsi nella terra di nessuno, tuttavia la consapevolezza di essere entrati troppo profondamente in un territorio sconosciuto non rassicurava su una eventuale repentina fuga. Poco più dietro, la Zona si allungava tra sterpaglie e pochi cespugli per arrivare alla strada litoranea  (quest'ultima probabilmente il retaggio di altri alieni arrivati molto tempo prima) e terminava in una interminabile prateria dalla quale emergevano nettamente i resti di un cimitero e le statue che ne facevano parte, restituendo un senso di precarietà e di tenebrosa aspettativa. Guardando a destra si intravvedevano anche i resti di una sorta di antico ambulatorio, devastato e cadente, vittima forse delle forze aliene e dunque inquietante simbolo del loro passaggio. Poi, mentre arrancavo, con altri disperati, nel tentativo di superare questa devastazione, badando a evitare la sporcizia e le bottiglie lasciate evidentemente come monito e avvertimento per i più temerari, ho notato una serie di manufatti, di cui non si comprendeva bene l'origine.




 Quattro colonnine, distanziate equamente tra di loro, che facevano bella mostra di se lungo i bordi della Zona. Questi sono momenti nei quali, spinto dalla curiosità, l'essere umano rischia veramente troppo, eppure ci avvicinammo con circospezione, tentando di capire cosa fossero mai tale strutture. Intorno a noi non esisteva possibilità di poter fare domande e poi dovevamo stare attenti a delle figure strane, che probabilmente create dalla Zona( qualcuno ha raccontato che si chiamassero bagnini o salvatori)  probabilmente erano solo abili miraggi lasciati dagli alieni per dissuadere i pochi pellegrini a fare il bagno di fronte alla spiaggia. Nessuno, in effetti, sa se la Zona si estenda anche sotto la superficie marina difronte alla desolazione sabbiosa e non si conosce nessuno che lo abbia verificato. Ecco l'immagine che abbiamo ripreso del primo di questi manufatti. 




Da subito ci pareva di aver capito che potesse avere a che fare con qualche liquido e la sua erogazione, visto la presenza di circolarità che riportavano alla eventuale presenza di manopole, ma il tubo tagliato, nella parte posteriore, non lasciava dubbi. Avrebbe potuto essere li da millenni o da un solo anno ma certamente non funzionava, come d'altronde anche gli altri. Un bel mistero nel mistero.



 Forse era il modo di lavarsi degli alieni(magari non con l'acqua) oppure poteva essere un aiuto per i poveri disperati che, in preda alla follia, sebbene sudati e distrutti dal caldo e dalla Zona stessa, si avventuravano per i suoi sentieri. Nel frattempo, era oramai evidente che da troppo tempo eravamo nella Zona; decidemmo allora di lasciarla velocemente per far ritorno in città. Esplorare la Zona è di per sè spossante e il ritorno alla civiltà da subito ci rallegrò ma, ahimè, non avevamo fatto i conti, con la determinazione degli alieni. Mai avremmo creduto che anche la città potesse ricevere una visita. Speravamo che la Zona di Marinella fosse l'ultima, ma le immagini che in quel momento mi erano arrivate sul cellulare (il prof Federico Luci aveva segnalato, con la dovuta competenza e solerzia, la insensata illogicità del nuovo manufatto con parole che non lasciavano dubbio alcuno). Le proposi ai miei compagni che, con raccapriccio, annuirono con gravità alla evidente  conferma. Questa notte un'altra astronave era arrivata. Era scesa in piazza San Giorgio e gli alieni ne avevano modificato i contorni, la prospettiva, lasciando una sorta di altro manufatto, appunto alieno nella sua configurazione, nella sua struttura deformante e atipica. 



Eppure questa volta un raggio di speranza si era acceso. Forse gli alieni sono effettivamente come noi e quella specie di spirale definisce le panche, i sedili dove anche loro potrebbero sedersi e finalmente mostrarsi a noi, non più tramite i loro immaginifici poteri, le magiche composizioni eteree dissimulate di nulla, le loro doccie fantasmatiche, i loro funambolici assessori e strepitosi creativi a seguito. Se così fosse, forse, potremmo finalmente dire agli alieni che non ne possiamo proprio più.  

Giorgio Giannoni

Nessun commento:

Posta un commento