29 novembre 2023

PENSIERI STUPENDI: Il 29 Novembre sarzanese e la deriva fascista

1934-Balilla in Piazza Vittorio Emanuele
(futura Piazza Matteotti)
a Sarzana


Oggi è il 29 novembre, data nefasta nei ricordi sarzanesi perchè ci riporta indietro nei tempi bui del fascismo e della guerra. In questa data avvenne quell'empio e nefasto rastrellamento nazi-fascista che portò nei campi di concentramento molti nostri cittadini, compreso nostro padre.



Fernando "Ivano" Giannoni (1928-1980) nel sanatorio
dopo la liberazione dai campi di lavoro nazisti

Il comune di Castelnuovo celebra con decoro e ampiezza questo doloroso avvenimento mentre il Comune di Sarzana partecipa con suoi rappresentanti alla cerimonia di ricordo che si tiene al Parentucelli Arzelà, con Anmi, Anpi e Museo della Resistenza. Dunque, le cose parrebbero andare in quel verso giusto, necessario ad una comunità, per non perdere di vista la propria memoria storica ed avere sempre chiaro i comportamenti e le responsabilità che scaturiscono, inevitabilmente, nei momenti più bui della propria storia. 

Ma poi, ho letto un'altra notizia che mi ha fatto riflettere su come, tuttoggi, la nostra storia non sembra aver insegnato molto a buona parte delle generazioni, successive a quei fatti: si tratta della conferenza (organizzata dall'Associazione “Canto nuovo –Democrazia futurista”, già promotrice, tempo addietro, di un convegno dedicato al presunto filosofo Julius Evola, propugnatore delle più rivoltanti teorie razziste, antidemocratiche e sessiste) che tra pochi giorni, il due dicembre, esalterà a Sarzana (nella Biblioteca Comunale Martinetti) la figura di un militare fascista, Mario Arillo, propugnata, ovviamente, da Fratelli d'Italia e nella fattispecie dall'avvocato Pizzuto, suo militante e consigliere comunale sarzanese. Ancora una volta la comunità italiana paga lo scotto di non avere mai compiuto una rilettura della propria storia recente e del fascismo in particolare. Ne è derivato infatti che la mala pianta fascista non sia mai stata estirpata del tutto e che, anzi, abbia saputo riciclarsi nelle vesti neofasciste dei tempi più recenti, dove ha trovato terreno fertile nelle deriva politica, sociale e identitaria di una società dove i principi di libertà, eguaglianza e solidarietà si sono via via annacquati. Arriviamo dunque oggi al paradosso di vedere un comune italiano che offre il proprio patrocinio e la propria presenza ad avvenimenti che collidono non solo ideologicamente e politicamente ma soprattutto impietosamente. Assistiamo all'esaltazione dell'eroismo in guerra, sul quale si potrebbe anche discutere e valutare (sebbene io personalmente trovi incongruo e stucchevole celebrare i fasti di una guerra d'aggressione e imperialista come fu il passato conflitto della dittatura fascista in alleanza con il nazismo) ma soprattutto trovo aberrante la celebrazione di scelte ideologiche, al di là degli atti personali in guerra, che portarono quel militare ad aderire con entusiasmo alla Repubblica di Salò e ad agire, nella Decima Mas, agli ordini di Junio Valerio Borghese.  Ancora una volta viene riproposta la figura retorica del Grande Uomo, del Combattente eroico e deciso, del modello fascista più retrivo, esempio vivente di un desiderio, di una volontà, di una bramosia della Grande Gerarchia ancora però subdolamente proposta tramite la figura di un eroe da rispettare e da ricordare. Evidentemente ci troviamo davanti ad un mutamento politico che, con la salita al potere della destra, si esprime sempre di più nell'ambigua ricostruzione di una narrazione che pensavamo abbandonata ma che, invece, arde ancora sotto la cenere. Vi sono già molti esempi nella richiesta di intitolazione di nuove strade al passato fascista, di statue da ricollocare ma anche nella logica dello spettacolo dove anche film (Comandante di Edoardo De Angelis per esempio sulla figura di Salvatore Todaro), costruiti nella logica di voler proporre, da parte di persone comunque in buona fede , figure militari del fascismo (sommergibilista come Arillo) per esaltarne l'umanità e l'atto eroico, mostrano, sotto traccia,  risvolti e concezioni che esprimono la reale valenza ideologica del personaggio e conseguentemente della storia raccontata. Non pensiamo, in definitiva, che tali esternazioni, tali conferenze possano fare del bene ad una comunità che già, nella sua storia, ha pagato un enorme tributo di sangue e dolore. La logica guerresca e fascista, come dimostrano i tempi e in qualunque modo venga riproposta, porta con sè visioni estreme (la vecchia foto d'epoca è emblematica) che gli italiani, "brava gente", conoscono fin troppo bene.


Giorgio Giannoni

Andrea Giannoni

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